La Lega si dissocia dalla festa dell’unità nazionale. Sulla giustizia finora solo minacce
Clamorosa rottura sul 17 marzo, via libera alle nuove leggi ad personam
Brutta giornata ieri per Silvio Berlusconi, tra il freddo nei suoi confronti da parte delle gerarchie vaticane e i fuochi artificiali sparati dalla Lega in consiglio dei ministri. Il premier, a tre giorni dal rinvio a giudizio per il caso Ruby è apparso di pessimo umore nel corso del ricevimento per i patti lateranensi dove s’è visto costretto a stringere la mano a Fini alla presenza di Napolitano e dei cardinali Bertone e Bagnasco. Al mattino era andata molto peggio. A palazzo Chigi i tre ministri leghisti (Bossi, Calderoli e Maroni) hanno contrastato il decreto di istituzione del 17 marzo come festa nazionale per celebrare il centocinquantesimo anniversario dell’unità d’Italia.
Uno sberleffo pubblico alla leadership di Berlusconi con i ministri del Pdl che hanno cercato di ridimensionare l’accaduto: un chiaro atto di ostilità verso il Pdl per recuperare consensi nella base leghista. Un diversivo rispetto alle fantomatiche grandi riforme della giustizia annunciate per l’ennesima volta da Angelino Alfano: separazione delle carriere tra giudici e pm, doppio Csm, intercettazioni, processo breve con norme ad personam e persino ritorno dell’immunità parlamentare. «Solito copione», dice l’Anm. Piccole furbizie del premier di una maggioranza con piccoli numeri. Troppo piccoli.
da www.europaquotidiano.it