"Quando il paese si divide sulla festa dell´Unità d´Italia", di Carlo Galli
Le polemiche sul giorno di vacanza per celebrare il 150° dello Stato unitario rivelano la carenza di una “religione civile” condivisa dalla nazione Esponenti importanti delle élites non sono più in grado di distinguere la politica dall´economia Sono giornate in cui una comunità celebra in pubblico le ragioni della propria esistenza. Il 17 marzo 1861 il parlamento sabaudo proclamò Vittorio Emanuele II re dell´Italia unita. Oggi, la destra al governo – assai diversa da quella, guidata da Cavour, che governava allora – ne fa una festa nazionale, in occasione del 150° anniversario dell´unità del Paese. Il provvedimento, in sé non sbagliato, suscita però l´aspra polemica dei leghisti e dei sudtirolesi – i primi lo contestano su base politica, discutibile, e finanziaria (mancherebbe la copertura economica della legge); i secondi su presunta base nazionale (austriaca), assurda e inammissibile (come ha detto il Capo dello Stato) –. Ma soprattutto il provvedimento incontra l´ostilità manifesta del mondo imprenditoriale, preoccupato perché un giorno di festa in più sarebbe un colpo per il nostro già disastrato Pil. Di qui, le …