"Liberisti immaginari", di Pier Paolo Baretta
Sa tanto di ideologico la proposta di riforma della Costituzione varata dal consiglio dei ministri. L’introduzione nell’articolo 41 di una frase da slogan pubblicitario: “È permesso tutto ciò che non è proibito!”, accompagnata dalla cancellazione del terzo comma (il fine sociale dell’impresa), non c’entra nulla con la “scossa” all’economia, ma serve a creare quello che Sacconi ha propriamente chiamato un «clima culturale». Questo governo – di centrodestra! – non è in grado di adottare politiche reganiane. Nessuna liberalizzazione o privatizzazione, salvo Alitalia; sostanziale conservazione dello status quo nella pubblica amministrazione, con buona pace del volontarismo di Brunetta (senza tornare alla Thatcher, basta Cameron); consociativismo coi sindacati (tranne uno) che ci mette del suo, ma per ragioni di schieramento politico, e le associazioni d’impresa; nessuna vera semplificazione e libertà di gestione economica (dov’è finito l’articolo 18?). Si praticano, cioè, politiche populiste e non liberiste. Ecco che, allora, il liberismo bisogna almeno proclamarlo. La scusa dei controlli (ex post, ex ante) non sta in piedi e tutto ciò che non è proibito può essere ben consentito con …