Quanto è lunga la strada che porta al merito? Davvero molto, a giudicare da quanto sta accadendo intorno alla riforma voluta dal ministro Brunetta per intordurre criteri di valutazione all’interno della pubblica amministrazione. La scuola si è ribellata fin dal primo istante boicottando in gran parte la sperimentazione per nulla interessata alle parole del ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini che l’aveva definita una «riforma epocale».
Ieri sera in una riunione al ministero con i sindacati è giunta la conferma: per quel che riguarda gli standard di valutazione degli insegnanti meglio andarci piano. Il provvedimento che il ministero sta preparando infatti, è pronto ma – a differenza della versione precedente e degli annunci – rinvia ad un futuro accordo con la Civit, la Commissione indipendente per la valutazione, la trasparenza e l’integrità delle amministrazioni pubbliche. per definire le fasi, i tempi e i criteri della misurazione.
«Praticamente è il fallimento di Brunetta – spiega Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc Cgil – perchè il decreto rinvia ad un ulteriore provvedimento proprio per la particolarità del comparto scuola e delle specificità dell’insegnamento che non può essere equiparato ad un normale lavoro della pubblica amministrazione. Come noi avevamo detto da tempo».
I prossimi passi per l’applicazione della valutazione dei docenti vedono la pubblicazione del decreto sulla Gazzetta Ufficiale, mentre di pari passo continueranno le due sperimentazioni di diversi tipologie di valutazione. Ma, segnala il sindacato, sono pochissime le scuole che hanno aderito: «Dai dati che ci sono stati consegnati oggi, emerge che si tratta di 35/40 scuole per la valutazione individuale e di una quarantina per il percorso relativo alla scuola. Un numero esiguo, tanto che si sta tentando di estendere le due sperimentazioni ad altre città e non è escluso che si trovi anche una terza modalità, anche se al momento non è stato detto quale».
Insomma un deciso cambiamento rispetto agli inizi. Ed è cambiato anche il riconoscimento dei premi. La bozza precisa che «saranno assegnati ad una fascia di insegnanti che non potrà comunque superare il 75% e al suo interno articolata secondo criteri meritocratici che saranno stabiliti dal sistema di misurazione e valutazione. Ma, come sottolineava due sere fa la Uil, è un riconoscimento che si potrà imporre ai dipendenti del comparto dell’istruzione non prima del 2013, alla scadenza del contratto in vigore. Quindi, secondo la Uil Scuola «si tratta, al momento, di un decreto del tutto inutile perché non attuabile: per la scuola la questione del merito si porrà nel prossimo contratto 2013 – 2015.
Anche per quel che riguarda il resto della pubblica amministrazione le difficoltà non sono poche. Cinque giorni fa è stato raggiunto l’accordo sui premi di produttività ma senza la firma della Cgil. E Pietro Ichino, senatore del Pd, ha scritto una dura lettera al ministro Renato Brunetta sostenendo che l’accordo «sostanzialmente azzera la riforma Brunetta delle amministrazioni. Se nell’estate scorsa Tremonti aveva abolito la ‘carota’ prevista in quella riforma, cioè i premi per i dipendenti pubblici più meritevoli, ora questa Intesa abolisce il ‘bastone’: in sostanza garantisce che a nessuno, per quanto inefficiente, verrà tolto un solo euro del ‘salario accessorio’ percepito nel 2010.
Parole che Brunetta ha contestato: «Pur ignorando la realtà dei fatti, il professor Ichino non rinuncia a offrirne interpretazioni fantascientifiche che avrebbero suscitato l’invidia di Isaac Asimov. Il senatore del Pd non ha infatti ancora compreso che l’accordo firmato venerdì scorso non abroga la legge (e d’altronde non potrebbeneppure farlo), limitandosi a toccare solo un punto che riguarda l’art. 19 della riforma Brunetta: quello relativo ai premi individuali».
La Stampa 09.02.11