Accanimento terapeutico, forma di sostegno vitale, morte naturale: sono espressioni che non hanno valore oggettivo. Allora perché compaiono nel ddl sul testamento biologico. Termini come accanimento terapeutico e morte naturale, pur molto utilizzati nell’attuale dibattito bioetico, sono privi di alcuna oggettività. Accanimento terapeutico è un termine ormai utilizzato esclusivamente nel nostro Paese. Non è traducibile, ne è tradotto in nessun testo internazionale di bioetica o medicina.
È un ossimoro con la pretesa di stabilire oggettivamente quella che invece è soltanto una soggettività.
In medicina è valutabile invece la futility, ovvero quello che è futile/inutile nella pratica clinica: ad esempio ventilare un paziente che non presenta più un sufficiente tessuto polmonare, come nel tumore polmonare avanzato, o nutrire per via enterale chi – per vari motivi – non ha più una superficie intestinale che gli permetta l’assorbimento.
Se utilizziamo il termine accanimento terapeutico come un limite, scopriamo che questo limite è molto soggettivo. Per alcuni questo limite è il vivere senza una gamba o collegati a un ventilatore; per altri queste situazioni sono invece accettabili, anche se impegnative.
Essendo il concetto di accanimento terapeutico indefinibile e soggettivo, risulta impossibile utilizzarlo come riferimento giuridico.
Pochi giorni prima che Welby morisse, il ministro della Salute chiese al Consiglio Superiore di Sanità se la ventilazione poteva definirsi una forma di accanimento terapeutico.
Nella risposta venne riconosciuta l’inaffidabilità del concetto stesso di accanimento terapeutico.
Conclude infatti quel documento: «riteniamo opportuno che si provveda in tempi rapidi all’emanazione di specifiche linee guida di riferimento per ricondurre l’accanimento terapeutico ad una sfera di principi e valori condivisi». Ovviamente – pur trascorsi quattro anni- nessuno si è ancora cimentato in quella missione.
Morte naturale è una altro concetto privo di contenuto. Oggi è impossibile sostenere una idea diì morte priva di una componente medica. Tutti moriamo accompagnati da una diagnosi e conseguentemente
da una terapia. Aderire in parte o in tutto o rinunciare completamente alla terapia, modifica la prognosi e quindi la nostra sopravvivenza. Il termine è rimasto nel solo vocabolario giuridico, o meglio giudiziario: morte naturale, intesa quale morte non traumatica, non cagionata cioè da una lesione fisica esterna, di potenziale interesse giuridico.
Il credere che si possa stabilire un limite definendo cosa sia l’accanimento terapeutico e l’illusione di una morte naturale a cui – secondo alcuni – dovremo addirittura aspirare, si trasforma nell’esercizio di imporre ad altri la propria convinzione.
Singolare poi l’utilizzo del termine forma di sostegno vitale – presente nel disegno di legge Calabrò di prossima discussione alla Camera- riferito alla sola nutrizione artificiale. Nel paziente critico ogni terapia somministrata è un sostegno vitale. Dalla ventilazione
alla dialisi, dalla trasfusione di sangue alla terapia antibiotica, dai farmaci di sostegno dell’attività cardiaca alla nutrizione artificiale, non esiste terapia che se sospesa o non intrapresa non possa causare la morte del paziente. Ma giuridicamente la questione non cambia. Nessun trattamento sanitario può essere imposto.
*medico, consulta di bioetica
L’Unità 09.02.11
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Marino: «La norma non rispetta la volontà della persona»
Senatore Ignazio Marino, lei ha firmato un appello dei medici contro la legge sul fine vita. Perché la avversa? «Perché contiene almeno due punti inaccettabili. Non è giusto che l’inserimento di un tubo nell’intestino per l’alimentazione e idratazione diventi obbligatoria anche per coloro che hanno espresso la volontà di rifiutare questi trattamenti. Parliamo di cure, di veri e propri atti medici. Inoltre la legge non garantisce che le volontà della persona siano rispettate visto che il testamento non è vincolante» . Che significa in pratica? «Significa che un medico ha il potere di mantenere in vita quella persona e di commettere una violazione. Parliamo di una legge voluta dalla destra, ma non dagli italiani. Il 70%dei chirurghi hanno affermato che disobbediranno. Il 77%dei cittadini intervistati da Eurispes si sono espressi a favore della libertà di scelta» . C’è una via di compromesso? «È stata respinta la proposta del Pd di sostituire la legge con un unico articolo dove si dice che tutte le terapie, incluse alimentazione e idratazione, devono essere garantite a meno che la persona abbia lasciato scritto un no» . Cosa succederà nei reparti di rianimazione se la legge diventasse pratica quotidiana? «Ci sarebbe un’ondata di ricorsi alla Corte costituzionale da parte dei familiari che non ritenessero rispettate le volontà del proprio caro. Viene violato l’articolo 32 della Carta sulla libertà di scelta» . Che ne dice della giornata sugli stati vegetativi? «Il governo dimostra di preferire le provocazioni al dialogo. Dovrebbe essere la giornata del silenzio, come ha chiesto Englaro. Invece ci sarà una crociata ottusa e senza rispetto per la memoria di Eluana» .
Il Corriere della Sera 09.02.11
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“La giornata degli stati vegetativi è uno schiaffo a Beppe Englaro”.Per Ignazio Marino l’iniziativa di oggi “è una violenza”, di Caterina Perniconi
Non è potuta morire in pace, né adesso la lasciano riposare in pace. Oggi, secondo anniversario della scomparsa di Eluana Englaro, ricorre la giornata nazionale degli stati vegetativi, celebrazione indetta dal Consiglio dei ministri, su proposta del sottosegretario Eugenia Roccella. Non bastavano, per Beppe Englaro, le urla in Senato il giorno della morte, o le leggi dell’ultimo minuto che hanno cercato in tutti i modi di bloccarlo. Ancora una volta la politica è entrata nella vita della famiglia di Lecco, che ha definito questo ennesimo gesto di sfida “indelicato e inopportuno”.
Senatore Ignazio Marino, tutti possono capire perché questo gesto è indelicato. Lei, da medico e da politico, ci può dare gli strumenti per capire quanto è anche inopportuno?
Questo atto va al di là dell’arroganza. Fa parte di quella destra violenta che non è riuscita a fare in modo che Englaro, tramite la legge, non potesse far rispettare le decisioni della figlia e ora lo vuole colpire con uno schiaffo in pieno volto. Quindi trasforma la giornata della morte di Eluana in una giornata di conflitto per il paese.
Che lo spacca a metà.
Sono sempre più preoccupato dal fatto che nel nostro paese le questioni che interessano la vita delle persone diventano secondarie al conflitto politico. Le lotte di potere su temi sensibili come questo distaccano la politica dai cittadini.
Dopo la morte di Eluana sembrava che una legge sul testamento biologico fosse urgentissima.
È stata invece chiusa in un cassetto e ora la riportano in parlamento senza discutere sulla vita, ma solo sperando nella divisione delle opposizioni per la sopravvivenza del governo Berlusconi.
Lei ha presentato 1500 emendamenti al ddl Calabrò.
Nessuno può essere curato contro la sua volontà. Nessuno può avere la possibilità di fare violenza sulle persone e decidere quali trattamenti può ricevere e quali no.
Il nodo è quello dell’obbligo di idratazione e alimentazione.
L’articolo 3 prevede che anche chi ha lasciato scritto il suo no all’idratazione e all’alimentazione venga comunque trattato, perché lo vogliono la Roccella e altri politici. Né io, né lei né chi legge potrà più scegliere .
Quindi le indicazioni lasciate dal cittadino (come quelle che ieri ha annunciato di aver scritto Beppe Englaro) non saranno più vincolanti.
Dopo questo percorso di legge no. A scegliere saranno le convinzioni e la cultura del medico e non quelle del paziente. Perciò se perdi coscienza perdi anche ogni diritto. È una proposta così inaudita che io faccio fatica a spiegarla ai miei colleghi all’estero.
Questo vale anche per i casi come quello di Welby, in cui paziente è cosciente?
All’inizio la proposta riguardava anche quei casi, per fortuna siamo riusciti, dopo un grande lavoro, a scongiurarlo. La legge resta comunque anticostituzionale.
Si riferisce all’articolo 32?
Certo, e fu una persona religiosa come Aldo Moro a far introdurre la parte che prevede che “la legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana”. Non capisco perché continuare a scrivere e votare leggi che poi devono essere smontate dalla magistratura perché anticostituzionali come la fecondazione assistita.
Lei ha fatto una sua proposta.
Sì, che per quanto mi riguarda è già un bel passo indietro. É un solo articolo e prevede che le terapie siano garantite a tutti tranne a chi l’ha esplicitamente dichiarato. Mi spiego meglio: se io perdessi coscienza vorrei che i miei familiari scegliessero per me. Nella mia proposta non è possibile, può averlo scritto solo il paziente. Capisce che per me è un bel passo indietro ma sono disposto a farlo nell’interesse delle persone.
Perché il Partito democratico fa così fatica a trovare una sintesi sui temi etici?
Perché all’interno ci sono persone che potrebbero votare con la destra sul biotestamento e non si fanno una ragione del fatto che i temi eticamente sensibili sono semplicemente diritti civili. Ma troveremo una convergenza.
Tutti dovrebbero garantire i diritti civili.
Questa è una fase politica in cui qualunque argomento viene utilizzato per scegliere una posizione e non discusso nel merito .
All’assemblea del Pd D’Alema ha chiesto un maggiore impegno della società civile in politica. Può essere un modo per discutere questioni più vicine ai cittadini?
Io sono convinto che la politica debba essere a servizio del paese e non fatta solo da professionisti. Uno ha un impegno temporaneo e poi torna al suo lavoro.
Saviano potrebbe essere un esempio?
Chiunque si senta di dare un contributo – senza fare propaganda sui nomi – con un vero impegno personale.
Il Fatto 09.02.11