Il sindaco di Roma cerca un alibi per il rogo, il Viminale lo smonta. Più di 200 insediamenti abusivi in cui vivono 2400 rom, e nelle condizioni di sicurezza che si sono potute tragicamente riscontrare in questi giorni. A quasi tre anni dall’insediamento della sua giunta sgomberi a tappeto con sbrandamenti all’alba (circa trecento) ma ancora nessun campo attrezzato nuovo. Ne aveva promessi due – oltre all’amplimento di quelli regolari e tollerati già esistenti – quando presentò il piano nomadi nel giugno 2010. «In realtà gli insediamenti presistenti non sono stati ingranditi – precisa il vicepresidente della commissione politiche sociali del comune di Roma, il dem Daniele Ozzimo – Semplicemente ne è stata aumentata la capienza, visto che dovevano accogliere parte di chi veniva sgomberato.
E così ora sono sovraffollati».
Il piano nomadi del sindaco di Roma fa flop, Alemanno fa scaricabarile. Dà la colpa alla burocrazia e chiede più soldi e più poteri, con una lettera recapitata ieri a Maroni. Che però risponde picche. Il Viminale infatti si dice «sorpreso» per la richiesta di altri 30 milioni per l’emergenza nomadi, dopo i 20 già erogati a cui si aggiungono i 12 dati dagli altri enti locali. E fa sapere che il tutto era già stato approvato e finanziato da tempo senza che «fino a ieri fosse stata segnalata alcuna nuova esigenza». E ancora: «Il piano va attuato più velocemente, ma ciò compete al sindaco e al prefetto che è commissario straordinario». Prima dell’ opposizione, è dunque Maroni a richiamare alle sue responsabilità il sindaco di Roma. Che di fondi e poteri ne ha e non solo perché, da sindaco, per superare la burocrazia può molto.
Ricorda Jean Leonard Touadì, ex assessore alla sicurezza con Veltroni, che fra il 2000 e il 2007 le amministrazioni di centrosinistra hanno realizzato 7 campi attrezzati in 7 anni «senza alcun bisogno di poteri speciali e senza avere a disposizione i 30 milioni di euro di Alemanno». Diversamente da allora, sui rom il sindaco di Roma e il prefetto hanno invece (e già) poteri straordinari che partono dallo stato di emergenza sui campi abusivi varato con decreto dal governo Berlusconi nel 2008 e prorogato fino a tutto il 2011: i commissari prefettizi possono derogare dalle direttive comunitarie, dalle direttive della presidenza del consiglio sulla protezione civile relative ad appalti pubblici di lavori, di servizi e di forniture di rilievo comunitario e in deroga al codice dei contratti publici. Non solo. Sottolinea Ozzimo che l’ordinanza del presidente del consiglio che nomina il commissario straordinario gli conferisce pieni poteri, nel senso che l’approvazione dei progetti da parte sua «sostituisce visti, pareri, autorizzazioni, e concessioni di competenza di organi statali regionali, provinciali e comunali; costituisce variante allo strumento urbanistico generale e comporta dichiarazione di pubblica utilità, urgenza e indifferibilità dei lavori». Più di così c’è solo la deroga ulteriore che Alemanno ha chiesto a Maroni a proposito dei vincoli archeologici e della conferenza dei servizi, a cui imputa il blocco dei lavori della Barbuta.
Una cosa su cui gli ha già risposto il compagno di partito, il sottosegretario ai beni culturali Francesco Giro (i tempi per l’autorizzazione sono stati lunghi, ma da quando l’area è disponibile sono passati più di cinque mesi, ha fatto notare). E anche qui, il Viminale gli ha detto di rivolgersi a Palazzo Chigi. E del resto, per il suo piano, il sindaco di Roma ha avuto a disposizione una cifra considerevole. Come li ha spesi lo ha spiegato il prefetto Pecoraro. Ma, nota ancora Ozzimo, «sui fondi è necessaria un’operazione trasparenza, come dimostra il capitolo relativo alal vigilanza armata attivata nell’aprile 2009 e assente dal resoconto presentato in senato dal commissario per le spese dello stesso anno. Sarebbe utile visualizzare l’elenco dettagliato delle spese effettuate affinché non ci siano ombre nella gestione delle risorse».
da Europa Quotidiano 09.02.11