Niente più viaggi della speranza in Spagna o in Romania per diventare insegnanti. Le abilitazioni prese fuori dall’Italia da oggi (in attesa di chiarimenti) non verranno più riconosciute valide per entrare nelle graduatorie di istituto o in quelle provinciali dove ci si mette in fila per un posto fisso o una supplenza annuale. Lo ha deciso il ministero dell’Istruzione che vuole vederci chiaro dopo aver notato la crescente offerta su Internet di intermediari (avvocati e società di servizi) che offrivano agli aspiranti prof viaggi “all inclusive” in un paese comunitario per poter conseguire l’agognata abilitazione impossibile in Italia, dal 2008, sia per insegnare alle medie che alle superiori. Il ministro Gelmini, infatti, ha emanato definitivamente le nuove regole per diventare docenti cinque mesi fa, ma solo negli scorsi giorni, dopo una sofferta registrazione alla Corte dei Conti, sono uscite in Gazzetta Ufficiale. Ora si lavora per far partire i nuovi corsi universitari e i tirocini abilitanti entro l’autunno. Nel frattempo chi voleva abilitarsi ad insegnare alle medie o alle superiori ha avuto la strada sbarrata dal 2008 in giù, quando il ministro ha chiuso per sempre le Ssis, le vecchie scuole di specializzazione all’insegnamento. Al ministero speravano di riuscire a far partire prima il nuovo percorso di formazione, ma la strada è stata in salita. Così in molti, rimasti nel limbo, hanno tentato la via estera, come aveva già documentato Il Messaggero in agosto. Chi per disperazione, chi per trovare la scorciatoia. Un panorama in cui si sono inseriti degli intermediari: società di servizi che vendono pacchetti di consulenza per far entrare i futuri prof nei corsi di altri paesi europei. A Madrid è boom di italiani iscritti nei master ”de profesorado”. Prima bastavano poche settimane di frequenza. Poi in Spagna le regole sono diventate più rigide: ci vogliono sette-otto mesi ora. In molti sono partiti lo stesso. I sindacati hanno osservato con preoccupazione la migrazione, nata dalla necessità di conquistare punti in graduatoria. Il ministero, come aveva sottolineato anche il sottosegretario all’Istruzione Giuseppe Pizza, ha monitorato fino alla decisione finale, che risale a due giorni fa: un avviso del Dipartimento per l’Istruzione sbarra la strada alle abilitazioni estere. «Si segnala la presenza in internet di numerose offerte formative, rivolte esclusivamente a cittadini italiani laureati, per il conseguimento di abilitazioni all’insegnamento di altri paesi comunitari – scrive Viale Trastevere -. Le abilitazioni così conseguite non appaiono conformi ai principi della direttiva comunitaria 2005/36 (riconoscimento delle qualifiche professionali, ndr)». Il ministero ha chiesto «chiarimenti alle autorità competenti dei paesi interessati» nel frattempo le abilitazioni all’estero sono sospese. La loro acquisizione oltre confine non comporterà più la possibilità di inserimento nelle graduatorie italiane. Ora «stiamo lavorando ai decreti necessari per far partire definitivamente la nuova formazione – spiega Max Bruschi, consulente del ministro -. Speriamo con il nuovo anno accademico (in autunno, ndr) di dar via alle nuove lauree e ai tirocini formativi per chi ha già il titolo o aveva i requisiti per entrare in una Ssis». I diritti acquisiti saranno preservati, ma chi dovrà entrare nei tirocini per l’abilitazione dovrà superare «delle prove di sbarramento».
Intanto quella che si apre oggi sarà una settimana cruciale: sono previsti due incontri sindacati-ministero che hanno per oggetto la valutazione dei docenti, ma anche i nuovi tagli. Qualche anticipazione su quest’ultimo tema è già circolata. L’anno prossimo (2011/2012) ci saranno in classe più alunni (+5.400), ma sempre meno insegnanti (-19.600, saltano anche 15mila posti Ata) perché scatta il terzo e ultimo anno di tagli previsti dal governo. I numeri erano noti, ma la scuola è in sofferenza: i sindacati chiedono di ”dilazionare” le decurtazioni. I tagli, saranno attuati alzando ancora il rapporto alunni-classi, dimensionando la rete scolastica, riducendo le ore nei tecnici e nei professionali. Quanto alla valutazione, il Miur comunicherà domani i numeri delle scuole (poche) che stanno aderendo alla sperimentazione voluta dalla Gelmini. Mentre, come sottolinea Francesco Scrima, segretario Cisl Scuola, «le tre fasce di merito della riforma Brunetta non saranno applicate nella scuola, grazie all’accordo raggiunto a palazzo Chigi qualche giorno fa da alcuni sindacati (la Cgil non ha firmato, ndr)». Ci sarà ora “più margine” per discutere i criteri per la premialità dei docenti.
Il Messaggero 07.02.11
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