«Patrimoniale: pena di morte per chi ne vuol discutere?», di Giuliano Amato
Vorrei occuparmi d’altro questa volta, e in particolare di Egitto (e non solo), pensando alla conclusione della mia ultima «Lettera» su queste colonne, dove mi chiedevo se la rivoluzione tunisina non fosse l’alba di un nuovo giorno per l’intero mondo arabo. Ma non posso non tornare sull’idea di un’imposta una tantum volta a dare un colpo drastico al debito pubblico, perché devo esporre ai lettori le mie valutazioni sul profluvio di dichiarazioni, articoli, anatemi e scongiuri che si è scatenato attorno ad essa, dopo che proprio io l’avevo avanzata. La mia prima impressione è stata quella di trovarmi nella stessa situazione del protagonista di una vecchia storiella napoletana. C’era stato un bombardamento che aveva fatto crollare l’intera facciata di un palazzo e dalla strada i vigili del fuoco videro al secondo piano un anziano signore seduto, attonito e perplesso, sulla tazza del bagno. Gli chiesero come si sentiva e quello rispose: «Aggio tirato la catenella dell’acqua e boom…». Più o meno è quello che è successo a me. Io non ho mai articolato una proposta, …