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"Il Pdl rispolvera il processo breve", di Liana Milella

Oggi il blitz alla Camera, si punta a neutralizzare i procedimenti sul premier. In commissione Giustizia la richiesta di far ripartire l´iter del provvedimento. Il primo passo, quello più semplice, lo faranno oggi. Sul resto, escogitare e far passare al vaglio di Napolitano una legge ad hoc per i anestetizzare i processi del premier, stanno ancora riflettendo. Ma intanto rispolverano il possibile contenitore, una legge già in Parlamento in cui infilare un prossimo emendamento ad personam. La novità delle ultime ore è questa: far ripartire alla Camera il treno del processo breve.
Sì, proprio lui. Quello che un anno fa, seppellito dalle grida dei magistrati e dall´altolà del capo dello Stato, si arenò a Montecitorio. L´aveva approvato il Senato il 20 gennaio con uno scontro epocale, s´assopì in commissione Giustizia alla Camera dove la presidente Giulia Bongiorno rese pubblico lo stop di Fini. Gli passò avanti il legittimo impedimento, sponsorizzato da Casini proprio come lo strumento per rabbonire il premier, togliergli l´ansia dei processi, senza infliggere altri danni alla giustizia di tutti. «Saranno cancellati centomila processi» denunciò l´Anm. «No, solo l´un per cento» replicò il Guardasigilli Alfano. Ma ogni ufficio giudiziario fece i conti e rese pubblico l´elenco dei dibattimenti importanti che sarebbero stati cancellati (uno per tutti, quello per la sanità truffa della clinica Santa Rita), e pure nel Pdl ebbero un soprassalto di decenza.
Ma ora i guai del Cavaliere sono troppo grossi per non tentare di mettervi riparo spendendo la carta di una modifica legislativa in corsa. Ecco allora che oggi, in commissione Giustizia a Montecitorio, il Pdl chiederà ufficialmente di riavviare il cammino del processo breve. Tutto qui? Non è affatto poco. Per almeno tre ragioni. Il disegno di legge – che fissa un tetto massimo di durata dei dibattimenti in complessivi sei anni, superati i quali il processo è cancellato, e vale anche per quelli in corso – da settembre 2010 a oggi ha fatto dei silenziosi passi in avanti. Prevedendo la possibile bocciatura del legittimo impedimento, il Pdl, lontano dai riflettori, in questi mesi ha chiuso le audizioni degli esperti. Quindi il ddl può entrare subito nella fase degli emendamenti. Proprio questo ddl può essere utilizzato come legge-madre, come contenitore per ulteriori norme favorevoli al Cavaliere, ad esempio una limatura dei tempi di prescrizione per chi risulta incensurato (è il caso del premier). Ma soprattutto, se venisse conservata l´attuale norma transitoria, il processo breve farebbe il funerale di almeno due dei tre processi di Berlusconi a Milano. Chiusi Mills e Mediaset, resterebbe in piedi solo Mediatrade. L´effetto permarrebbe anche se venisse edulcorata l´attuale norma transitoria, con l´escamotage che il ddl «si applica solo ai processi indultabili», cioè per reati commessi fino al maggio 2006. E guarda caso ci rientrano giusto quelli del capo del governo.
Senza l´incubo delle frenate di Fini e forte dell´appoggio politico dei “responsabili”, il Pdl potrebbe far camminare in fretta il processo breve. Che però non ha alcuna influenza sul Rubygate. Nel vertice di stamattina a palazzo Grazioli si affronterà anche la questione “norme salva Silvio”. E qui potrebbe aprirsi una duplice via, la spinta al processo breve alla Camera, e una altrettanto forte al Senato per il ddl sul processo penale, scritto di pugno dall´avvocato dell´inquilino di Arcore Niccolò Ghedini, che contiene due atout per il “capo”: l´obbligo per i giudici di accettare obtorto collo la lista dei testi chiesta dai difensori e il divieto di usare le sentenze passate in giudicato nei dibattimenti (vedi caso Mills per la condanna a quattro anni dell´avvocato londinese già coimputato di Berlusconi). Snellito, ridotto all´essenziale, il testo potrebbe subire un´accelerazione. Certo, la via migliore, quella di un decreto legge, pur sponsorizzata da molti pidiellini, si arena sul Quirinale. Il cui diniego alla firma sotto una smaccata legge ad personam viene dato per scontato. Soprattutto in questo momento.

La Repubblica 01.01.11