Mese: Gennaio 2011

Sul filo della memoria, per ritrovare la strada del futuro (Newsletter n. 1 – gennaio 2011)

Questa Newsletter esce nel Giorno della Memoria, la ricorrenza istituita nel 2000 dal Parlamento italiano per commemorare le vittime del nazionalsocialismo, del fascismo e dell’Olocausto. Una scelta non casuale, anche per sconfiggere la nausea prodotta dalle intercettazioni e dalle testimonianze sullo scandalo (anche internazionale) che coinvolge il Presidente del Consiglio – e non si tratta di gossip, perché al centro delle meticolose indagini vi sono imputazioni gravissime, che vanno dalla concussione allo sfruttamento della prostituzione, anche quella minorile – che ha gettato nella vergogna le istituzioni e calpestato la dignità delle donne, insieme a quella del Paese. Ferruccio De Bortoli, in un recente editoriale sul Corsera, paventa il rischio di rimanere schiacciati in un disperato presente e di precipitare in “un senso di vuoto che mette in forse anche la nostra incerta identità italiana” e sottolinea come “nell’indifferenza etica cresc[a]no i pregiudizi, nell’ignoranza si cement[i]no gli odi e i sospetti; nella perdita dei valori della cittadinanza, scritti mirabilmente nella nostra Costituzione, ferment[i]no i germi di nuove violenze; le comunità regredisc[a]no a forme tribali”. Calare questa …

«Sette treni di libertà», di Francesco Sangermano e Valentina Buti

Un sogno. E una legge che rendeva possibile trasformarlo in realtà. Ugo Caffaz, nel 2001 era direttore generale del dipartimento cultura e istruzione della Regione Toscana. Furono lui, l’allora presidente Claudio Martini e l’assessore Paolo Benesperi a dire che, sì, ci potevano, ci dovevano provare. Così nacque il Treno della Memoria. Dall’Italia alla Polonia a bordo di un convoglio per compiere quello che non è solo un viaggio fisico. E nemmeno solo un appuntamento simbolico. Era il 2002 quando per la prima volta il treno lasciò la stazione di Firenze in direzione di Oswiecim (Auschwitz in polacco) e Birkenau. Quasi 1300 chilometri di binari attraverso la neve dell’Austria e della Repubblica Ceca. Quasi due lustri dopo, sono sette i treni partiti dallo Stivale. Firenze, Torino, Milano, Brescia, Bolzano, Fossoli-Carpi, perfino Foggia. A bordo migliaia di ragazzi (studenti e universitari) e i loro professori. Che hanno ripercorso le orme di altre migliaia di giovani che in questo lasso di tempo hanno potuto toccare conmanol’orrore della Shoah. Il Treno li ha portati a camminare nel silenzio assoluto …

Primo Levi «Dal fascismo ad Auschwitz c’è una linea diretta» L’intervista ritrovata, di Marco Pennacini

Il grande scrittore in una conversazione inedita del 1973 con un giovane studente. «Oggi “Se questo è un uomo” lo riscriverei completamente, per mettere in luce le responsabilità italiane nella Shoah». La politica: «Il mio libro? Oggi verrebbe fuori una cosa completamente diversa: metterei in risalto il suo valore politico…» Nel campo: «Immagazzinavamo tutto voracemente, ci interrogavamo a vicenda per sapere ciascuno la storia degli altri» Invenzioni tricolori: «Lo sterminio industriale è tedesco. Ma la violenza a scopo politico in questo secolo è un’invenzione italiana» I giovani: «Queste cose vengono sentite come arcaiche, come i garibaldini, come la rivoluzione francese, qualcosa di molto lontano…» Primo Levi, come mai ha voluto scrivere «Se questo è un uomo»? «Perché ero appena ritornato dalla prigionia, e avevo un tremendo bisogno di raccontare queste cose, un bisogno che diventava ossessione.(…) Nel lager cercavo di immagazzinare tutto, di mettere tutto in una specie di tasca». Allora vedevi già con un occhio più distaccato quel che ti succedeva… «No, non era possibile. Nel lager c’era il problema di sopravvivere. Sì, avevo …

"L’economia nazista e la Shoah dei disabili", di Massimiliano Boschi

Gusci vuoti», «zavorra umana», «vite non degne di essere vissute», sono quelle che il Terzo Reich decise di eliminare a partire dal 1933. Persone che non solo era lecito uccidere, ma addirittura utile. Perché erano un costo per le casse della Germania nazista e perché «inquinavano» la presunta razza ariana. Il retroterra alla giustificazione dell’ eliminazione delle «vite indegne» fu garantito dalla macchina propagandistica del Terzo Reich. Vennero affissi migliaia di manifesti rappresentanti l’immagine di un «minorato» assistito da un infermiere. In alto campeggiava una cifra a caratteri cubitali: «60.000 marchi» di seguito la spiegazione: «Ecco cosa costa una persona che soffre di malattie ereditarie alla comunità tedesca». Per spiegare meglio il concetto arrivarono i libri in cui si sottolineava come «il costo di cura per una persona geneticamente malata è otto volte superiore rispetto a quello di una persona normale. Un bambino “idiota” costa quanto quattro o cinque bambini sani. Il costo per otto anni di istruzione normale è di circa 1.000 marchi. L’istruzione di un bambino sordo costa circa 20.000 marchi. In tutto, …

«Non solo Pompei: così il ministro ha umiliato il Belpaese», di Luca Del Fra

Dopo ogni annuncio in pompa magna ecco i tagli, e poi i crolli e nei casi più drammatici anche le inchieste. Fenomenologia del filosofo che ha trasformato il permanente in transeunte… I galantuomini della cricca afflitti dall’inchiesta sulla protezione civile lo chiamavano «quello che lavora con Nastasi». Nessuna definizione scolpisce meglio. Sandro Bondi come ministro dei Beni e delle Attività Culturali (Mbac): un’ombra nascosta dietro il suo capogabinetto – il dinamico e discusso Salvo Nastasi –, mentre l’intero settore culturale italiano si sfarinava, tra la drammatica diminuzione delle risorse economiche pubbliche e gli sperperi. Predicatore di efficienza, nemico giurato dei cosiddetti privilegiati della cultura e quindi ministro assenteista quant’altri mai, Bondi in circa tre anni al Collegio Romano c’è stato poco, mostrando fin da subito un sovrano disinteresse per il suo dicastero. Il che non gli ha impedito di dettare le sue surreali linee guida per il Mbac già dalla primavera del 2008 quando, fresco di nomina e ancor gonfio della vittoria elettorale, al Teatro Argentina di Roma ha incontrato il mondo dello spettacolo per …

"La macchina del tempo della signora Gelmini", di Giovanni Belfiori

L’India avanza con una scolarizzazione di massa, l’Italia arretra con abbandoni scolastici tra i più alti in Europa. Il nostro futuro è segnato dall’insipienza di chi ci governa. C’è chi arretra e c’è chi avanza. C’è chi taglia e c’è chi investe. C’è chi si chiama Italia e chi India. Mentre da noi il terno terribile Berlusconi-Gelmini-Tremonti ha smantellato, nel giro di tre anni scarsi, la scuola pubblica, in India i dati relativi alla scuola sono : il 96,5% dei bambini indiani fra i 6 e i 14 anni va a scuola. Per un un paese che ha un miliardo e 200 milioni di abitanti, il dato è impressionante. In Italia i numeri della dispersione scolastica sono allarmanti. Nel 2009 la quota di giovani che ha interrotto precocemente gli studi è stata del 19,2% e ha collocato il nostro Paese in una delle posizioni peggiori nella graduatoria dei 27 Stati dell’Unione Europea (media 14,4% nel 2009). Le incidenze dell’abbandono scolastico raggiungono percentuali drammatiche in Campania Puglia, Sicilia e Sardegna dove quasi un giovane su quattro …

"L'orrore si racconta così" di Wlodek Goldkorn

Il 27 è il Giorno della Memoria. Ma gli ultimi testimoni della Shoah stanno morendo. Così il museo di Auschwitz ha deciso di cambiare. Perché il campo diventi anche uno spunto di riflessione sul nostro domani. Non potevano pensare, e tantomeno immaginare, i soldati dell’Armata Rossa che nella loro marcia verso Berlino, il 27 gennaio 1945 scoprivano l’esistenza del lager in Alta Slesia, che quel luogo sarebbe diventato il simbolo della Shoah e l’icona della Memoria. Avevano visto ben peggio, e prima, i militari sovietici: Treblinka, campo di sterminio dove 900 mila ebrei sono passati direttamente dai treni alle camere a gas; Sobibor e Belzec di cui perfino si stava perdendo la memoria, perché non c’erano praticamente superstiti. Ad Auschwitz trovarono pochi prigionieri, per lo più malati, ma comunque vivi (tra loro Primo Levi), baracche in muratura e in legno, i resti delle fabbriche dove lavoravano per la gloria del Terzo Reich e il profitto delle sue imprese i reclusi schiavi. Oggi, sono oltre un milione trecentomila le persone che nell’arco di un anno visitano …