Mese: Gennaio 2011

"Perché le nuove generazioni sono rimaste senza futuro", di Benedetta Tobagi

Il presidente Napolitano li ha messi al centro del suo discorso di fine anno. Evidenziando le contraddizioni di un´epoca che sembra togliere speranze e possibilità. Gli anni Cinquanta partorirono la generazione dei ribelli alla James Dean poi venne l´ondata del Sessantotto. Oggi scendono in piazza per gridare che non vogliono pagare la crisi E sono il simbolo non di una rivoluzione ma della nostra angoscia Il presidente della Repubblica, 85 anni, ha pronunciato ben 19 volte la parola “giovane” e derivati nel suo messaggio alla nazione di fine anno: i dati sul malessere giovanile devono diventare un “assillo comune”, altrimenti “la partita del futuro è persa, non solo per loro, ma per tutti”. I disordini dicembrini, certo, la dimensione internazionale della protesta universitaria e del dramma del precariato, ma le parole di Napolitano attingono a una radice più profonda. L´immagine dei giovani è sovraccarica di significati simbolici, catalizza le angosce di una società e le sue aspettative per il futuro. Incarna le possibilità di grandezza e di riscatto di un paese: per questo i regimi …

La Camusso scrive a Tremonti e Sacconi:«Non bastano i soldi per il fondo occupazione»

La Cgil lancia l’allarme sulle risorse necessarie per il fondo occupazione. Il segretario generale del sindacato, Susanna Camusso, in una lettera aperta ai ministri dell’Economia e del Lavoro, Giulio Tremonti e Maurizio Sacconi sottolinea che le risorse messe in campo per fronteggiare gli effetti della crisi sull’occupazione «non basteranno» e che «si corre un rischio fortissimo di terminarle nel primo semestre». La legge di stabilità – scrive Camusso – prevede che il Fondo per l’occupazione sia incrementato nel 2011 di un miliardo di euro e che queste risorse servano per rifinanziare gli ammortizzatori in deroga, le politiche del lavoro e all’occorrenza le regioni possano utilizzarli per coprire i problemi del trasporto pubblico locale. Facendo i calcoli sulle varie misure per la cassa integrazione in deroga resterebbero solo 33 milioni». Il sindacato infatti ha provato a ricostruire la destinazione delle risorse del Fondo: 45 milioni per gli ammortizzatori sociali per le aziende del commercio da 51 a 200 dipendenti; 45 milioni per l’iscrizione nelle liste di mobilità dei licenziati da imprese con meno di 15 dipendenti; …

"Il giuramento di Silvio: mai donne di sinistra", di Filippo Ceccarelli

In genere certe storie si capiscono dopo. Quando tutto è finito. E la fine, o almeno qualcosa che assomigli a una “finis regni”, è da tempo nell´aria, nonostante tre o quattro voti di maggioranza. Spiace qui dover utilizzare un tono oracolare. E non solo perché il vaticinio sull´esaurimento del ciclo berlusconiano è sempre andato a buca. Ma ancor più dispiace ricorrere a questo timbro vagamente apocalittico perché la materia è quella che è. Materia bassa. Pettegolezzo. Gossip. Più precisamente: un´eventuale “tresca”, cioè un intrico amoroso e/o carnale. E presidenziale, tanto per cambiare. Ma da lanciare in una direzione esattamente opposta a quella che finora ha visto il Cavaliere alle prese con minorenni marocchine, o napoletane, escort baresi o reggiane. E quindi: a quale figura accoppiare, sia pure ipoteticamente, Berlusconi per ripulirlo da quel genere di frequentazioni? Facile: a una quarantenne di sinistra. La potenza del gossip sta nell´ambigua concisione e nell´intensità allusiva, oltre che evocativa. Ecco quel che si è potuto leggere lunedì 3 gennaio su Dagospia: “Tra i botti di Capodanno, questa chicca da …

«Finalmente un confronto che vale», editoriale da Europa Quotidiano

All’interno dei partiti esplodono spesso conflitti che non riguardano minimamente scelte importanti per i cittadini, non dicono nulla di chi li anima, servono solo a regolare rapporti di forza e di potere interni. È il rischio corso da Fini nel corpo-a-corpo con Berlusconi; è quanto accade in maniera sorda ma violenta dentro alla Lega; è la sindrome che ciclicamente travolge il Pd e lo trascina un po’ più lontano dalla vita reale. La maledizione della autoreferenzialità potrebbe spezzarsi finalmente sulla Fiat, su Marchionne, sul sindacato. Di nuovo è il Pd il teatro principale dello scontro, ma stavolta chi soffre per l’unità infranta può consolarsi: ci si batte per qualcosa che ha un senso, perché il contratto di Mirafiori è ormai diventato il paradigma di come affrontare i mutamenti strutturali della produzione e del lavoro. Siamo pienamente nella parabola storica delle molte sinistre d’Italia, nel cuore dell’identità stessa di un partito progressista e del lavoro. Precipita la questione sulla quale i riformisti hanno provato le loro timide rotture con la tradizione (fin dai tempi del Pci), …

"Chiarimenti che non chiariscono ancora sulle sperimentazioni ministeriali per premiare la qualità nelle scuole", di Antonio Valentino

Chiariscono poco in verità i “chiarimenti” forniti dal Comitato Tecnico Scientifico – CTS – (Nota ministeriale del 20 dicembre u.s.) sulle sperimentazioni che dovrebero premiare, in alcune province italiane, i docenti più apprezzati e le scuole con performance migliori. Questa è almeno la valutazione di chi, nonostante la pesantezza della situazione complessiva dei nostri istituti (o forse proprio per questa?) è ancora disposto a dare credito a quanto potrebbe aiutare a introdurre elementi di “movimento” e quindi, in prospettiva, di miglioramento per il nostro languente sistema scolastico. La nota introduttiva ai “chiarimenti”, a firma del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse, parla, certamente con cognizione di causa, di un “dibattito serrato” sul Progetto di sperimentazione e rileva come in esso sarebbero emerse “preoccupazioni e informazioni non corrette”. Ma il riferimento è stranamento circoscritto alla sola sperimentazione che mira a premiare i docenti più apprezzati. Non si accenna minimamente a quella sulla valutazione delle scuole, su cui non poche sono state le perplessità sollevate da più parti. Sperimentazione, quest’ultima, che, come si sa, …

«Più ricchi e più poveri: foto di gruppo di un Paese diviso» di Luca Lando

La strana unità d’Italia. Un ricco Paese di poveri: ecco l’Italia che si appresta a celebrare i 150 anni di Unità nel segno della diseguaglianza e delle difficoltà. E sempre più lontana dall’Europa. Nell’anniversario dell’Unità gli indicatori economici mostrano una nazione gravemente frammentata: cresce la povertà e aumenta il divario fra redditi Alla faccia dell’Unità. Certo, con l’aria che tira è meglio non andare per il sottile e celebrarli davvero questi 150 anni, con tanti saluti a chi vorrebbe passare oltre o addirittura tornare indietro. Il guaio è che per smontare le fissazioni leghiste, finiamo per parlar d’altro. E per rispondere all’ipotesi insulsa di un improbabile stato padano, dimentichiamo di affrontare i problemi reali di un concreto stato italiano. Insomma, se non fosse per i teorici delle camicie verdi, oggi al governo, questi 150 anni sarebbero l’occasione per celebrare criticamente l’Unità d’Italia. Ponendosi in tutta libertà una domanda semplice ma importante: l’Italia, questa Italia, è davvero unita? Centocinquant’anni dopo siamo davvero una nazione? O non siamo piuttosto un collage di realtà diverse. Uno spezzatino di …

I migliori cervelli? Sono nel pubblico. Bologna vince la hit della ricerca italiana *

L’Alma Mater in cima alla classifica stilata da Via-Academy, accademia virtuale nata ‘bottom-up’, dal basso, a Manchester, per volontà di cervelli emigrati. I migliori istituti di ricerca italiani non sono privati, ma pubblici Bologna si riscopre capitale italiana della ricerca. Un traguardo prestigioso che viene certificato dall’indagine di Via-Academy, un’accademia virtuale nata ‘bottom-up’, dal basso, a Manchester, per volontà di cervelli emigrati come Mauro Degli Esposti (biologo ricercatore a Manchester), Silvia Massini (Business School di Manchester), Lucio Piccirillo (astrofisico nello stesso ateneo). L’Alma Mater batte istituti privati e altri atenei italiani, collocandosi in cima alla classifica dei poli di ricerca grazie alle scoperte e all’impegno dei suoi ricercatori, accreditate prima di tutto da altri studiosi che citano le pubblicazioni dei “cervelli” bolognesi. Nella top ten degli istituti di ricerca italiani – ma la tendenza vale anche per le quaranta posizioni successive – la maggioranza sono realtà pubbliche: Bologna, appunto, poi il Cnr e la Statale milanese, poi Padova, la Sapienza di Roma, Torino, l’Inaf – l’Istituto nazionale di astrofisica. Un istituto privato compare in ottava …