Mese: Gennaio 2011

"Tunisi, il futuro è tempo da donne", di Franco La Cecla

Un episodio basterebbe per dare un’idea della partita che si sta giocando in questi giorni in Tunisia. All’annuncio dell’imminente ritorno a Tunisi del leader in esilio del partito islamico, Ennhanda (Rinascita), Rachid Gannouchi, un tam tam di donne su Facebook sta organizzando una accoglienza numerosa all’aeroporto di Tunisi. Sono già migliaia e hanno deciso di farsi trovare tutte in bikini. Questo per spiegare agli italiani che in Tunisia c’è un livello di provocazione, dibattito, di presenza intellettuale e di pretesa di laicità che può stupire chi non conosce il paese. In Italia vige l’idea che la Tunisia sia nient’altro che una riserva di manodopera disperata, come in Francia vige l’arroganza – la stessa di Sarkozy – che vedeva in Bel Alì il baluardo contro il fondamentalismo (salvo fare precipitosa marcia indietro all’ultim’ora) . Entrambe le visioni si stupiscono degli avvenimenti di questi ultimi giorni. La rivolta tunisina è sicuramente una rivolta di piazza, al punto tale che la carovana della libertà non si schioda dal presidio davanti alla Kasbah e in Boulevard Bourghiba. Studenti, insegnanti, …

"Così Bruno Trentin difese il contratto", di Bruno Ugolini

Ho letto con sorpresa il commento di Marco Simoni sul contratto e la lezione di Trentin. La sua riflessione sull’accordo del 1992 tralascia tutto quanto lo stesso Trentin spiegò sulla firma seguita da dimissioni. Non c’era solo il venir meno al mandato ricevuto. Trentin sostenne in quella trattativa che era possibile concordare un’alternativa (come avvenne con Ciampi nel ‘93) alla cancellazione della scala mobile. Ma si trovò ostacolato in Cgil da quello che chiamò «male oscuro» (le correnti di origine politica) e dall’atteggiamento di Amato. Firmò per impedire la minacciata crisi di governo, per salvare l’unità sindacale, per salvare il Paese. E aggiunse in un’intervista al sottoscritto il 6 agosto del 1992: «Non è certamente un buon accordo. Il governo, nella trattativa, si è dimostrato, a mio parere, ancora prigioniero di una vecchia cultura politica e, da questo punto di vista, assolutamente al di sotto delle grandi responsabilità che ha in una fase cosi drammatica come quella che attraversa il Paese. Ho visto prevalere molta furbizia e poco coraggio. Soprattutto di fronte a quelle scelte …

"Quante sono le divisioni del capo dello stato", di Eugenio Scalfari

Siate buoni! Lo dice un uomo anziano che fabbrica ciambelle col buco e ne diffonde il consumo e poi – non so perché – chiude con questa esortazione il suo messaggio pubblicitario. Ma le sue ciambelle sono fatte con ottima farina. Qui, nella ciambella Italia, è l´ottima farina che manca, la nostra è una farina piena di vermi e di impurità ed è la materia prima che fa difetto. Perciò l´esortazione ad esser buoni, che la più alta autorità dello Stato non cessa di lanciare alle forze politiche e alle istituzioni imbarbarite, cade in un vuoto dove s´incrociano grida, insulti, delegittimazioni e malcostume diffuso in tutti i livelli. Si accumulano indizi e prove di gravi reati, ma non è neppure questo l´aspetto che desta maggiore sgomento: i reati, veri o presunti, hanno i loro luoghi per essere accertati ed eventualmente puniti; ma è l´indecente spettacolo dei comportamenti viziosi e della paralisi istituzionale che ne consegue a gettare il Paese nello sgomento. L´articolo 54 della nostra Costituzione esorta ed anzi impone al titolare di quella istituzione …

"L'Italia non risponde al telefono", di Bill Emmott

Pochi giorni fa un’intervistatrice tv mi ha chiesto cosa credevo potesse pensare della politica italiana un alieno proveniente da un altro pianeta, un extraterrestre che improvvisamente si fosse trovato a Roma. Una bella domanda, anche se mi sono chiesto se lei vedeva anche me come una sorta di alieno. Forse come commentatore straniero sono davvero una specie di extraterrestre, ma vorrei rilanciare: di fronte alla politica italiana oggi siamo tutti alieni, rispetto ai politici siamo tutti creature di un altro pianeta, italiani o stranieri, giovani o vecchi, di destra o di sinistra. Perciò la mia risposta è che il nostro extraterrestre chiederebbe come mai in Italia c’è così tanta politica e così poco governo. Infatti, se l’Italia fosse l’unico Paese sulla Terra visitato dall’alieno, la creatura dovrebbe concludere che in questo gioco chiamato democrazia la politica e il governo devono essere variabili indipendenti, attività non connesse, e potrebbe dedurne che in Italia il vero governo deve essere altrove, probabilmente in qualche luogo segreto, perché nessuno dei politici sembra avere nulla a che fare con esso. …

"In piazza e su internet, monta la protesta contro il Cavaliere", di Carmine Saviano

File ai banchetti del Pd che raccoglie firme per le dimissioni. Oggi a Milano il primo appuntamento. Poi, il 5 febbraio, la grande iniziativa di Libertà e Giustizia con Eco, Saviano, Zagrebelsky, Ginsborg. Poi il 13 in contemporanea Santoro, le donne in molte città. E i sit-in ad Arcore. In piazza e sul web. Decine di iniziative, una protesta multiforme con al centro un solo messaggio: “Berlusconi, dimettiti”. Tanti settori della società civile sono in movimento. Associazioni, gruppi, comitati. Che da oggi, e per le prossime settimane, non lasceranno niente di intentato. Un fronte comune. Il cui spettro emotivo va dal disgusto all’indignazione. Che nasce dal vedere istituzioni e discorso pubblico degradati come mai nella storia della Repubblica. L’altra Italia. Quella che con Berlusconi e il Bunga Bunga, con gli abusi di potere e le menzogne, non ha, e non vuole avere, niente a che fare. I banchetti del Pd. “File ai banchetti del pd Pn tutta Italia dove è entrata nel vivo la raccolta di dieci milioni di firme per le dimissioni del premier …

"Atenei, caos per la riforma. I "ribelli" dei tetti nel CUN", di Alessandra Migliozzi

La riforma dell’università entra ufficialmente in vigore da oggi, a quindici giorni dalla pubblicazione in Gazzetta ufficiale. La svolta avrà conseguenze immediate: da questa mattina, denunciano dal sindacato studentesco Link, per effetto dell’articolo 18 della legge, i laureati triennali che stanno facendo tesi sperimentali o progetti di ricerca non hanno più titolo per farlo. Per i ragazzi il danno è «gravissimo». Ed è allarme anche fra gli assegnisti di ricerca: è caos sui rinnovi. Chi è in scadenza finisce nel limbo, in attesa che gli atenei dispongano appositi regolamenti per rivedere le modalità di assegnazione degli assegni. Regolamenti che, però, devono essere preceduti da un decreto del ministro sugli importi minimi con cui stipendiare i giovani studiosi. Negli atenei regna la confusione e sul web serpeggia il malumore di chi è incappato nel rinnovo in questo periodo. «La riforma – spiega Alessio Bottrighi, presidente dell’Apri, Associazione precari della ricerca – non chiarisce se i vecchi assegni di ricerca possono essere rinnovati. Mentre per i nuovi bisogna attendere il decreto del ministro. La mancata proroga potrebbe …