Mese: Gennaio 2011

«Peggiorando le condizioni di lavoro non si va lontano», intervista a Giulio Sapelli di Oreste Pivetta

Marchionne che fa l’arrogante e non presenta uno straccio di piano, la Cisl che se ne infischia della Fiom, Sacconi che fa il tifo… Giulio Sapelli, storico dell’economia, torinese, grande esperto di globalizzazione e di auto, avrebbe critiche anche per la Fiom, ma le «colpe» del metalmeccanici Cgil si stemperano nel marasma generale, nel pasticcio di Mirafiori, ingigantito dai soliti trombettieri al soldo… Professor Sapelli, intanto Marchionne grida vittoria e promette di estendere l’esperimento… «Di Marchionne vorrei dire che si è comportato nel peggiore dei modi possibili, imitato dai metalmeccanici della Cisl, gestendo la sua sfida industriale nell’epoca della globalizzazione come mai avrebbe dovuto, con un’enfasi insensata, ignorando che altre strade sono possibili. Gli ricorderei, ad esempio, quanto è avvenuto con Federchimica: grazie a quello che io definisco metodo Squinzi, il presidente, sono stati chiusi contratti che presentavano clausole ben più dure. Ma Squinzi ha saputo garantire in cambio innovazione, partecipazione e democrazia, difesa dell’integrità psicofisica dei lavoratori, persino sostenibilità ambientale. Persino tra i metalmeccanici le cose sono andate meglio, come è capitato alla Sandretto …

"L'evidenza delle prove", di Giuseppe D'Avanzo

Claqueurs ripetono le solite mosse. Modificano il segno dei fatti accertati. Abitano lo stesso Palazzo lontano dal cuore del Paese. Appartengono alla stessa famiglia e sono feroci nella difesa dello status quo, ordinato intorno al Sovrano istupidito da una sexual compulsivity e dall´amore di sé, Nerone, Eliogabalo, maiestas indegna nel suo modo di essere, ridicola nelle sue fantasticherie, nei suoi gesti, nel suo corpo, grottesca nella sua sessualità.Indifferenti alla meccanica del potere del Sovrano, maschere salmodianti organizzano quadri dove “vero/falso”, “giusto/ingiusto”, “corretto/improprio” sono qualifiche fluide e manipolabili. Vogliono che ogni figura logica svanisca nella nebbia e usano formule confusamente sonore, «accanimento», «deriva giustizialista», «attacco politico», addirittura «golpe». Ugole ubbidienti agitano addirittura il fantasma mentale del Complotto, fiaba degli impotenti, inganno degli irresponsabili che temono la realtà. È comodo da ribaltare il vaniloquio. Non c´è alcuna «trappola». Nella gabbia Berlusconi s´infila da solo. Una puttana brasiliana lo avverte mentre è a Parigi in una cerimonia ufficiale: la sua Ruby è in Questura. Ruby è del Sovrano. Ha cominciato a vedersela intorno nel 2009: la fanciulla ha …

"Forza Terzo polo, magari su Bondi…", di Mario Lavia

Aria strana, ieri, in Transatlantico. Molto nervosismo, dietro la scorza granitica del “non mollare”, a destra. Clima di attesa, e di speranza, a sinistra. Eppure è stata una giornata importante, molto importante. Dopo la giornata dei “400 colpi” (le 400 pagine) sparati dalla procura di Milano che hanno costretto Berlusconi all’arrocco televisivo e i suoi alleati a stringerglisi intorno, malgrado tutto, ieri la scena è mutata. Con il Quirinale (e i vescovi) in campo. Un’uscita, quella di Napolitano, che ha preoccupato non poco il premier che nel pomeriggio è salito al Colle, con Gianni Letta, per un incontro fissato da tempo sulle prossime iniziative nell’ambito delle celebrazioni del 150esimo dell’unità d’Italia. Berlusconi ha ripetuto i concetti del suo videomessaggio, il presidente della repubblica ha ascoltato e ha ribadito che è necessario che il capo del governo chiarisca: ne va della credibilità dell’esecutivo e dell’efficacia della sua azione. A Berlusconi peraltro non era sfuggito quel riferimento nella nota quirinalizia della mattina all’urgenza di un chiarimento «nelle sedi previste»: senza frapporre ostacoli, dunque. Napolitano è ovviamente molto …

"Le altre donne" di Concita De Gregorio

Esistono anche altre donne. Esiste San Suu Kyi, che dice: «Un’esistenza significativa va al di là della mera gratificazione di necessità materiali. Non tutto si può comprare col denaro, non tutti sono disposti ad essere comprati. Quando penso a un paese più ricco non penso alla ricchezza in denaro, penso alle minori sofferenze per le persone, al rispetto delle leggi, alla sicurezza di ciascuno, all’istruzione incoraggiata e capace di ampliare gli orizzonti. Questo è il sollievo di un popolo». Osservo le ragazze che entrano ed escono dalla Questura, in questi giorni: portano borse firmate grandi come valige, scarpe di Manolo Blanick, occhiali giganti che costano quanto un appartamento in affitto. È per avere questo che passano le notti travestite da infermiere a fingere di fare iniezioni e farsele fare da un vecchio miliardario ossessionato dalla sua virilità. E’ perché pensano che avere fortuna sia questo: una valigia di Luis Vuitton al braccio e un autista come Lele Mora. Lo pensano perché questo hanno visto e sentito, questo propone l’esempio al potere, la sua tv e …

"Il sermone della decenza", di Barbara Spinelli

Dovrebbe esser ormai chiaro a tutti, anche a chi vorrebbe parlar d´altro e tapparsi le orecchie, anche a chi non vede l´enormità della vergogna che colpisce una delle massime cariche dello Stato, che una cosa è ormai del tutto improponibile: che il presidente del Consiglio resti dov´è senza neppure presentarsi al Tribunale, e che addirittura pretenda di candidarsi in future elezioni come premier. Molti lo pensano da tempo, da quando per evitare condanne il capo di Fininvest considerò la politica come un sotterfugio. Non un piano nobile dove si sale ma uno scantinato in cui si «scende», si traffica, ci si acquatta meglio. La stessa ascesa al Colle resta, nei suoi sogni, una discesa in sotterranei sempre più inviolabili. Molti sono convinti che i suoi rapporti con la malavita, la stretta complicità con chi in due gradi di giudizio è stato condannato per concorso in associazione mafiosa (Dell´Utri), il contatto con un uomo – Mangano – che si faceva chiamare stalliere ed era il ricattatore distaccato da Cosa Nostra a Arcore – erano già motivi …

Prove di dialogo Cgil-Confindustria. Bersani: «Ora un sistema di regole», di Laura Matteucci

Ricucire lo strappo nelle relazioni industriali dopo Mirafiori. Anche Confindustria spinge in questa direzione, «noi siamo molto interessati ad un’intesa sulla rappresentanza», dice la presidente Emma Marcegaglia, «ma prima si devono mettere d’accordo Cgil, Cisl e Uil». Vista oggi, sembra ci sia più sintonia tra Marcegaglia e Pierluigi Bersani piuttosto che tra i confederali. Il segretario del Pd accelera: «Entro un anno, prima che parta tutto il meccanismo a Mirafiori, bisogna avere un modello di rappresentanza sindacale, di diritti, di esigibilità dei contratti, che metta in situazione di certezza il sistema, non questa o quell’altra azienda. È ora che le forze sociali e politiche si prendano le loro responsabilità». Primo vis-à-vis dopo il referendum di Torino – mentre Marchionne già pensa di applicare lo stesso accordo anche a Melfi e Cassino, e il governo agonizza sempre più per lo scandalo Ruby e le altre ragazze del mucchio – tra la leader degli industriali, la segretaria Cgil Susanna Camusso e il segretario Bersani. L’occasione è la presentazione, a Milano, del libro Il futuro è di tutti, …

"Valutazione dei prof la via giusta è il dialogo", di Giovanni Bachelet*

Sul Sole del 12 gennaio Andrea Ichino non riesce a spiegarsi come mai, nelle quattro città che dovevano servire (alla Gelmini e al comitato scientifico-tecnico di cui egli è parte) come campione per la valutazione di scuole e docenti, l’esperimento abbia incontrato «tanta freddezza non solo tra i sindacati, ma anche tra i singoli docenti meno schierati». Il flop è clamoroso se davvero in tutta Torino una sola scuola (su oltre cento) ha accettato, costringendo il ministro a trovarsi una nuova grande città. Poiché recenti indagini suggeriscono disponibilità dei docenti a essere valutati, il flop merita una spiegazione (e correzione di rotta): nel breve periodo, per risparmiare a ministro e comitato altri oceanici sberleffi; nel medio e lungo, per evitare alla scuola italiana altri dieci anni di stop a ogni discorso sulla valutazione. In un anno di presidenza del Forum politiche dell’istruzione del Pd ho trovato nei sindacati, nelle associazioni professionali e nei singoli docenti e dirigenti una buona apertura di credito verso la valutazione. Non mancava una disponibilità di massima e nemmeno l’informazione, come …