Silvio Berlusconi è in difficoltà e questo è ormai assodato. Non si spiegherebbe altrimenti il contenuto e la forma della sua lettera pubblicata oggi sul Corriere della Sera e indirizzata al segretario del Pd Pier Luigi Bersani.
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Si potrà anche ironizzare su certe espressioni del premier, arrivate dopo giorni di verbali a luci rosse. Così come quando scrive di voler dare una “frustata” all’Italia oppure di non amare la “botta secca” per il Paese.
Ma gli elementi che più fanno riflettere della lettera politica e programmatica di Berlusconi sono altri. Il presidente del Consiglio invita il leader dell’opposizione a stringere un patto bipartisan per far ripartire l’economia, ma lo fa fuori tempo massimo. Già mesi, ormai anni fa, era stato proprio Bersani a spronare l’esecutivo a darsi da fare per l’economia stagnante dell’Italia. E Berlusconi aveva sempre risposto parlando d’altro, di un’economia in salute o di giudici che lo perseguitavano.
Ma non solo. Berlusconi nella sua lettera arriva a blandire Bersani (“uomo dalla cultura pragmatica dell’emiliano”) dopo avergliene dette di tutti i colori in passato. E quello che appare più beffardo è il richiamo e l’invito a riprendere il processo di liberalizzazione dell’economia italiana che proprio Bersani aveva avviato da ministro dell’Economia (dalla portabilità dei mutui senza spese agli interventi sulle professioni) e che Berlusconi e i suoi alleati, allora all’opposizione, avevano osteggiato in tutti i modi. Il Paese e i cittadini romani in particolare non potranno dimenticare, ad esempio, le proterve manifestazioni dei tassisti che osteggiavano le proposte di Bersani.
Insomma, un Berlusconi che si riscopre liberale e favorevole alle liberalizzazioni oltre ogni possibile credibilità, un Berlusconi che lusinga Bersani dopo averlo insultato a più riprese, un un Berlusconi che invoca la collaborazione parlamentare dopo aver a lungo ignorato il Parlamento, un Berlusconi che si richiama a Napolitano dopo averlo aggredito in diverse occasioni, appare un Berlusconi in grande difficoltà.
L’Unità 31 gennaio 2011
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