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"A Torino, il progetto sperimentale di valutazione dei docenti proprio non passa…", a cura di flcgil.it

Ma il MIUR non si arrende all’evidenza e insiste, estende… Il messaggio è chiaro: va bene tutto purchè si faccia qualcosa, purchè si possa dire che il progetto è partito. Pezze a colori su un tessuto che non c’è.

Dovevano trovare 20 scuole disposte a fare la sperimentazione nella città di Torino. Non le hanno trovate. Hanno allargato alla provincia. Ne sarebbero bastate anche 15 di scuole, ma nemmeno in tutta la provincia le hanno trovate.

Ragionevolezza avrebbe suggerito di fermarsi, di chiedersi perché il progetto sulla valutazione dei docenti venga rifiutato in modo così massiccio.

No, si persevera.

Il 24 gennaio scorso il Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte, Francesco de Sanctis ha vergato una circolare regionale avente per oggetto proprio il progetto sperimentale, nella quale si assicura innanzitutto che il dottor Biondi, capo dipartimento del MIUR, incontrando i dirigenti scolastici dell’ambito territoriale torinese, ha fornito significative risposte in ordine alle proposte e ai quesiti precedentemente avanzati dalle scuole. Informa subito dopo che poiché si vuole (adesso?!!!) il coinvolgimento dei protagonisti, il campione delle scuole partecipanti viene esteso a tutta la regione.

Il Direttore anticipa poi gli elementi di miglioramento apportati al progetto originario.

Nel testo “si invitano i Dirigenti Scolastici ad una attenta lettura della documentazione allegata onde poter illustrare in modo compiuto e corretto ai collegi docenti il progetto”.

La frase lascia intendere che finora i Dirigenti non abbiano saputo informare in modo compiuto e corretto i collegi docenti, che a loro volta, si intuisce, devono essere un po’ duri di comprendonio…

E si tratta davvero di una lettura interessante da cui si apprende che l’Ufficio Scolastico Regionale del Piemonte si era premurato di segnalare al Ministero le istanze e le proposte di miglioramento al progetto emerse dalle delibere dei collegi docenti della città di Torino. E, sostiene il Direttore Regionale, il Capo Dipartimento del MIUR le ha recepite. Nell’allegato compaiono in corsivo le sue risposte.

Composizione del nucleo di valutazione:

il presidente del consiglio di istituto ne può far parte, ma anche no.
La composizione del nucleo può essere determinata tramite libera elezione, ma anche all’interno di una rosa selezionata dal dirigente scolastico o anche (c’è un salto sintattico, ma non è colpa nostra) “eventuale esperto esterno proposto dall’ufficio scolastico regionale”.
Insomma, il messaggio è chiaro: va bene tutto purchè si faccia qualcosa, purchè si possa dire che il progetto è partito.
Pezze a colori su un tessuto che non c’è.

Definizione condivisa e partecipata del benchmark di riferimento:

gli strumenti per il portfolio saranno oggetto di discussione con le scuole, lo schema di curricolo potrà essere arricchito da ogni singola scuola, curriculum vitae, documento di autovalutazione, risultati di apprezzamento dell’utenza potranno essere integrati da elementi aggiunti dalle scuole. Lo strumento di autovalutazione professionale dovrà invece mantenere una conformazione standard.

“Conformazione standard” che per il momento non è dato neppure conoscere. Evidentemente il coinvolgimento concesso è già finito.
Si dice che la conformazione standard dello strumento di autovalutazione si rende necessaria per motivi di comparatività.

Dobbiamo dedurne che per gli altri elementi la comparatività non è importante? E come si pensa di poter trasferire a sistema una sperimentazione già così limitata e che per giunta si sfarina nei suoi elementi?

E’ sulla premialità però che si raggiunge l’acme: la percentuale di docenti acclarati “migliori” può essere modificata (ad es. dal 20 si potrebbe passare al 30% ecc, ma non rientra negli obiettivi del progetto l’erogazione di soldi a pioggia (sic!).

Ecco l’immagine profonda: i docenti italiani cenciosi con il naso per aria attendono vogliosi qualche monetina che cade dall’alto, a pioggia, appunto.

Il MIUR si sa vuole ben altro! E precisamente vuole che solo alcuni docenti, preferibilmente a testa bassa, possano ambire ad avere una qualche premialità. Per che cosa? Per il merito?
No, per aver assecondato un progetto fumoso, ideologico, scientificamente inconsistente buono solo per i titoli dei giornali.

I docenti e la scuola nel suo insieme si meritano ben altro!

da www.flcgil.it