Il pubblico «attivo» ospite nei programmi di approfondimento dovrà essere sapientemente dosato o, se volete, equamente schierato, a prescindere da quello che si dirà in studio. Altrimenti, la Rai farà meglio a rinunciarci, come annuncia il direttore generale, Mauro Masi, tornato ieri alla carica con una circolare vincolante. Per dovere di cronaca: a porre la questione del pubblico era stata nei giorni scorsi la sottosegretaria Daniela Santanché che si era vista negare l’ingresso ad Annozero di una sessantina di suoi supporter. Qualche collegamento? Sicuramente una coincidenza. Sta di fatto che ieri mattina la missiva del Dg è stata recapitata ai direttori di Rete e a quelli di Testata della Rai per ricordare che la presenza del pubblico in sala è da ritenere «un elemento di responsabilità precipuamente gestionale e pertanto pienamente riconducibile alla specifica responsabilità dei Direttori di Rete e di Testata (e quindi non può essere attribuita, più o meno tacitamente, a scelte autonome dei conduttori e/o autori di prodotti editoriali)».
Bilancia o blindatura?
Pubblico pesato con il bilancino dunque, nessun riferimento ad una trasmissione in particolare, ma fari accesi su Santoro, dal momento che il Dg considera sicuramente bilanciato il pubblico di Ballarò e piuttosto silenzioso quello di Porta a Porta. «Il pubblico attivo – scrive Masi – quando non è rappresentato in misura paritetica delle posizioni assunte dagli ospiti, nel momento in cui, attraverso applausi e/o brusii o altre forme di partecipazione attiva manifesta il proprio sostengo alle posizioni assunte dagli ospiti in studio, potrebbe ingenerare la falsa convinzione che quella posizione sia più corretta rispetto ad altre alterando, indirettamente ed in modo subdolo e fuorviante, le dinamiche del contraddittorio e così l’obiettività e l’imparzialità dell’informazione segnatamente in tema di rappresentazione delle vicende giudiziarie».
Dunque, conclude Masi, o i direttori di Rete e di Testata, sono in grado di garantire composizione paritetica o è meglio rinunciare alla presenza del pubblico. E sarà un bene per tutti se gli applausi dei fronti opposti dureranno esattamente lo stesso tempo perché anche in quel caso potrebbe accadere – scatterà un’altra circolare? – che un applauso più lungo induca lo spettatore a credere che quella posizione sia in fondo la più giusta. Idem sentire per i brusii: se ci sono quando, per dire, telefona un Berlusconi inferocito, devono necessariamente replicarsi se il conduttore prova a difendere il proprio punto di vista. Ovvio che dietro alla circolare di Masi c’è come interesse quello di non confondere quello che deve considerare un povero telespettatore ormai abituato ad orientarsi solo in base all’applausometro e non anche per quello che gli ospiti dicono.
«Una circolare irricevibile e inapplicabile- commenta a caldo Carlo Verna, segretario Usigrai – che tenderebbe a lottizzare anche il pubblico, ingessandone preventivamente le opinioni. Mi sembra piuttosto chiaro che in Rai ci sia una forte insofferenza verso i talk show già sospesi durante l’ultima campagna elettorale». Duro anche Roberto Natale, presidente Fnsi: «È strano che con tutto quello che sta avvenendo in Rai il direttore generale trovi il tempo di occuparsi del pubblico. Se vuole regolamentare qualcosa gli faccio due proposte: intervenga sull’uso dei videomessaggi – che ormai sono prerogativa pressoché esclusiva del premier che ne sta facendo uso continuo e non regolamentato – e sulle telefonate in diretta di Berlusconi: martedì scorso ci ha provato con Ballarò e non è escluso che ci riprovi ancora. Cosa intende fare Masi al riguardo?». Aspettiamo la risposta.
L’Unita 27.01.11