Questa è la notte della Repubblica. La crisi del berlusconismo precipita il Paese nel «conflitto istituzionale permanente». Parlamento contro Procure. Presidente del Consiglio contro presidente della Camera. Palazzo Madama contro Montecitorio. Ministro degli Esteri contro terza carica dello Stato. Nessuna delle istituzioni repubblicane è ormai più al riparo.n questa disperata guerra per la sopravvivenza dichiarata al resto del mondo, il Cavaliere è ormai pronto ad usare tutte le armi possibili. Bugie pubbliche e forzature politiche. Abusi di potere e dossier avvelenati. È la «strage delle regole». Tutto quello che avviene è ai margini o al di fuori del sistema delle norme codificate. Lo è lo spettacolo andato in onda alla Camera, dove la Giunta per le autorizzazioni a procedere ha deciso di rinviare a Milano gli atti dell´inchiesta su Ruby, stabilendo una singolare competenza: quella del Tribunale dei ministri che giudica nel «merito» delle accuse. Lo è lo spettacolo andato in onda al Senato, dove Franco Frattini si è trasformato per un quarto d´ora in un pubblico ministero, emettendo una sua singolare «sentenza»: il governo ha la prova che inchioda Gianfranco Fini sulla famosa casa di Montecarlo.
La logica politica che c´è dietro queste mosse incrociate è chiarissima. Si tratta di stabilire una rocambolesca inversione di ruoli e di responsabilità, agli occhi di un´opinione pubblica sempre più «sgomenta», per usare un termine condiviso da Giorgio Napolitano e Joseph Ratzinger. Non è il presidente del Consiglio che si deve dimettere per lo scandalo dei suoi «festini selvaggi» nella residenza di Arcore. È invece il presidente della Camera che si deve dimettere per lo scandalo della residenza monegasca svenduta sottobanco al cognato.
È una strategia collaudata: l´uso delle «armi di distrazione di massa», con le quali il premier e la sua «struttura delta» (fatta di manipolatori mediatici ed esecutori politici) cercano di destrutturare i fatti, confondere i piani, invertire le priorità. Sono pronti a tutto. Nel caso specifico, anche ad acquisire attraverso il ministero degli Esteri una presunta documentazione aggiuntiva proveniente dallo Stato offshore di Santa Lucia, che attesterebbe appunto l´effettiva titolarità dell´immobile di Montecarlo, di cui il vero proprietario sarebbe proprio Giancarlo Tulliani. Come e perché sono stati acquisiti i nuovi documenti? A che titolo la Farnesina li ha ottenuti, essendo aperta un´inchiesta giudiziaria della Procura di Roma ed essendo in questi casi prevista la «via normale» delle rogatorie?
Non c´è risposta a queste domande. Non sappiamo se abbia ragione l´avvocato di Fini, Giuseppe Consolo, che invece dice di avere la prova contraria. Non sappiamo se abbia ragione quell´esponente di Futuro e Libertà che ha denunciato Frattini per abuso d´ufficio. Non sappiamo se abbia ragione Italo Bocchino, che accusa Berlusconi di essere il mandante di questo ennesimo episodio di «dossieraggio». Sappiamo con certezza, e lo ripetiamo per l´ennesima volta, che il presidente della Camera avrebbe dovuto gestire in modo più chiaro questa vicenda, e che non potrebbe restare un minuto di più al suo posto là dove fosse effettivamente provata l´appartenenza di quella casa al fratello della sua compagna. Perché così gli impone l´etica pubblica di cui si dice portatore. E perché così ha promesso solennemente dal settembre 2010.
Ma sappiamo soprattutto un´altra cosa. In questo clima di guerra totale, il Paese non può reggere. Lo dice il Capo dello Stato: a chi gli ha parlato, in queste ore, Napolitano confessa la sua «grande preoccupazione» per questo «conflitto istituzionale permanente» che si è creato e che rischia di travolgere tutto. Proprio alla vigilia dell´inaugurazione dell´anno giudiziario, alla quale il presidente della Repubblica parteciperà oggi in silenzio ma con «profonda inquietudine», vista l´offensiva contro la magistratura lanciata dal premier, dalla sua maggioranza e dai suoi giornali.
Il sistema istituzionale è al collasso. Il sistema politico è allo sfascio. Berlusconi è la causa di questa progressiva disgregazione democratica, che culminerà addirittura in una manifestazione organizzata dal Pdl per il prossimo 13 febbraio alla quale parteciperà il premier in persona. Un capo del governo che scende in piazza per protestare contro un altro potere dello Stato. Una cosa mai vista.
Per questo, prima che lo faccia il presidente della Camera, è molto più urgente che si dimetta il presidente del Consiglio. Poi accada quel che deve. Compreso il voto anticipato, se non c´è altra soluzione. Al punto in cui siamo, forse, le elezioni non sono più una minaccia, ma una necessità.
La Repubblica 28.01.11