Da Anemone a Balducci, in 22 sotto accusa: un patto criminale. Chiuse le indagini: “Per 11 anni hanno truccato il mercato e saccheggiato le risorse pubbliche”. Per 11 anni, «uno stabile sodalizio a delinquere» ha governato il Sistema dei Grandi appalti pubblici di questo Paese, «pilotandone le scelte», saccheggiandone le risorse, truccando il mercato, umiliando le regole di imparzialità e trasparenza. Per 11 anni, «un´associazione per delinquere ha commesso una serie indeterminata di corruzioni, abusi di ufficio, rivelazioni di segreto d´ufficio, favoreggiamenti, mettendo la funzione dei funzionari pubblici a disposizione di privati imprenditori, tra cui principalmente Diego Anemone e il gruppo di imprese a lui riconducibile». Perché, «di fatto, i funzionari pubblici hanno operato a servizio del privato e consentito che la gestione degli appalti avvenisse in maniera del tutto antieconomica per le casse pubbliche a favore degli imprenditori». E dei loro astronomici «profitti illeciti». In soli quattro anni, dal 2004 al 2009, e per il solo Diego Anemone e il suo occulto socio, il grand commis di Stato ed ex presidente del Consiglio superiore dei lavori pubblici Angelo Balducci, una somma pari a 75 milioni 523.617, 88 euro.
IL SISTEMA DEI GRANDI APPALTI
Con un provvedimento di 23 pagine di avviso di conclusione indagini, i pubblici ministeri di Perugia Sergio Sottani e Alessia Tavarnesi, chiudono, dopo 11 mesi, il troncone principale dell´indagine ereditata da Firenze sui Grandi Appalti (Mondiali di Nuoto di Roma del 2008, G8 della Maddalena, 150 anni dell´Unità d´Italia). Fotografano cosa di questa storia, oggi, la pubblica accusa dà per accertato. Lasciano in sospeso, separandole, le posizioni di Claudio Scajola (tuttora non indagato) per il mezzanino vista Colosseo, dell´ex ministro Pietro Lunardi e dell´arcivescovo di Napoli Crescenzio Sepe per le vicende di “Propaganda Fide”. Annichiliscono quel che resta dell´immagine pubblica dell´ex capo della Protezione Civile Guido Bertolaso per il quale l´accusa di corruzione non solo viene confermata, ma, se possibile, si aggrava, lì dove si arricchisce di una circostanza: «Aver materialmente ricevuto 50 mila euro in contanti dalle mani di Diego Anemone». E ancora: consegnano l´ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro al disonore di aver venduto la sua funzione di magistrato.
Le 23 pagine anticipano la richiesta di rinvio a giudizio di 22 indagati per reati che vanno dall´associazione a delinquere, alla corruzione aggravata in atti di ufficio, al favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione. Tutti nomi già noti alle cronache di questo ultimo anno (i funzionari pubblici Angelo Balducci, Guido Bertolaso, Mauro Della Giovampaola, Fabio De Santis, Claudio Rinaldi. Gli imprenditori Diego Anemone, Ezio Gruttadauria, Bruno Ciolfi. Spicciafaccende come il commercialista Stefano Gazzani e l´architetto Angelo Zampolini. Segretarie e prostitute brasiliane di casa allo “Sporting Village” di Anemone). Tutti, tranne uno: l´ex senatore democristiano transitato nel Pd Francesco Alberto Covello, vicepresidente dell´Istituto per il Credito sportivo, in questa veste accusato di corruzione per aver agevolato (anche se mai erogato) un mutuo di 18 milioni di euro a Diego Anemone.
BERTOLASO, ANEMONE E BALDUCCI
È un presepe della vergogna al centro del quale i pm collocano la triade Bertolaso-Anemone-Balducci. All´ex capo della Protezione Civile, a differenza degli altri due, viene contestata la “sola” corruzione aggravata e non anche l´associazione per delinquere. Ma con argomenti di straordinaria gravità. «Quale responsabile della gestione dei “Grandi Eventi” – si legge – ha compiuto atti contrari ai doveri di ufficio per favorire Diego Anemone nell´aggiudicazione degli appalti del quarto, quinto e sesto lotto dei lavori per il G8 della Maddalena (…) Ha compiuto scelte economicamente svantaggiose per la pubblica amministrazione, consentendo che i costi aumentassero considerevolmente». Peggio, «ha posto stabilmente la propria funzione pubblica a disposizione degli interessi di Diego Anemone», in cambio, per quel che i pm hanno potuto accertare, di «una serata allo “Sporting village” con la prostituta Monica Da Silva Medeiros», di «massaggi (il corsivo è dei pm ndr.) con tale Francesca Muto», dell´affitto «di un appartamento in via Giulia a Roma», di «50 mila euro consegnatigli brevi manu da Anemone il 23 settembre 2008».
Di Balducci e Anemone, molto si sa. I pm, tuttavia, sottolineano una circostanza. Che il «patto a delinquere» stretto tra i due «sin dal 1999», utile a pilotare «gli appalti del G8 della Maddalena, della caserma “Zignani” del Sisde in piazza Zama a Roma, delle opere per i 150 anni d´Italia, per il parco della musica», aveva come cemento «una sorta di società effettiva tra i due, che finanziava investimenti di ingente valore».
«L´ASSERVITO PROCURATORE ACHILLE TORO»
L´ex procuratore aggiunto di Roma Achille Toro è accusato di corruzione in atti giudiziari, corruzione per atti contrari ai doveri di ufficio, rivelazione di segreto di ufficio, favoreggiamento. «Ha asservito le sue funzioni – si legge – agli interessi di Angelo Balducci». «È intervenuto sui pm di Roma Assunta Cocomello e Sergio Colaiocco, inducendoli a compiere atti contrari ai doveri di ufficio». Ha «barattato» i segreti delle indagini di Firenze e Roma sul Sistema degli appalti, con contratti di co.co.co dei figli Camillo (indagato) con il ministero delle Infrastrutture e Stefano con la Protezione Civile.
La Repubblica 27.01.11