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Sfiducia al ministro Bondi: intervento dell'On Michele Ventura

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ho ascoltato con la dovuta attenzione la replica del Ministro Bondi al quale vorrei ricordare che non ci si può limitare ad un rendiconto soltanto relativamente a ciò che hanno prodotto coloro che hanno avuto quella responsabilità prima.
Cosa intendo dire? Il Ministro Bondi si è dimenticato che l’unico Governo che ha aumentato sostanzialmente le risorse nel campo delle attività culturali è stato il primo Governo Prodi, nonostante si fosse impegnati in una manovra durissima per l’ingresso nell’euro (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)!
Dopo quel quinquennio, onorevole Bondi, vorrei ricordare a lei ed ai membri della maggioranza che voi avete governato per otto o nove anni! Ve lo dobbiamo ricordare tutte le volte, come se questo fosse un dato ininfluente. Portate dunque le responsabilità del declino per quello che riguarda i finanziamenti e lo stato della cultura nel nostro Paese.
Lei si è rivolto particolarmente ai problemi riguardanti la città di Roma. Ci vuole obbiettività ed equilibrio, lei lo ha chiesto a noi ed io mi permetto di chiederlo anche a lei. Lei ha parlato del Pincio come di uno sventramento. Era un’ipotesi che andava verso una riorganizzazione della città attraverso una pedonalizzazione del tridente. Discutibile, ma ne parli con obiettività. Se parla di Roma deve parlare anche del Parco della musica, dell’Auditorium, del Museo di arte contemporanea (MACRO), del Museo Nazionale delle Arti del XXI Secolo (MAXXI) (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico) che sono stati realizzati e che sono stati una risposta ai fermenti. Certo che il MAXXI lo avete completato voi, ma mi riferisco all’avvio. Perché negare ciò?
Questo mi suggerisce un elemento. Entro maggiormente nel merito della mozione di sfiducia in oggetto. Vede, quando noi l’abbiamo presentata eravamo nel novembre 2010. L’Italia ha assistito poi al perpetrarsi in queste settimane di uno spettacolo avvilente, triste, che segna questa stagione della politica italiana. Certo, questo spettacolo avvilente va oltre lei. Potrei dire che il giudizio severo che noi esprimiamo per l’attività da lei svolta quale Ministro per i beni e le attività culturali è soggetta, come in seguito ad una metamorfosi, al fallimento clamoroso e irrecuperabile dell’intero Governo e del Presidente del Consiglio dei ministri.

Intendo dire, onorevoli colleghi, che noi poniamo al centro il dissolversi della vostra capacità di Governo. Qual è oggi l’attività del Governo? Il Governo si sta occupando, forse, dei grandi problemi che assillano la società? Si occupa, forse, della crescita, dell’università, della cultura, del sapere, dei giovani disoccupati, dei laureati che non trovano sbocco? Si occupa di qualcosa che assomiglia minimamente alle grandi tematiche che investono, anche culturalmente, l’Italia meridionale? Forse il Governo non è piegato su altro?
Onorevoli colleghi della maggioranza, voi direte che questo non c’entra, ma mentre Paesi – e vedo qui il Ministro Frattini – esplodono per contraddizioni e preoccupano, dalla Tunisia all’Egitto, e mentre tutti i giornali si interrogano sulla funzione del Presidente Mubarak – consentitemi questa battuta – noi siamo impegnati a leggere le intercettazioni e assistiamo alle interviste della sedicente «nipotina» del Presidente Mubarak (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico)! Questo è infatti lo stato in cui ci troviamo. Eccovi allora chiusi in un fortilizio, con un Presidente del Consiglio piegato sulle sue vicende personali, la cui voce con parole sempre più grevi, irrompe volgarmente nelle trasmissioni televisive, lasciando attoniti e sgomenti.
Ma vorrei venire al tema, senatore Bondi. Nella nostra visione la cultura è fattore fondamentale di sviluppo, non soltanto nella tutela e valorizzazione del nostro patrimonio artistico, ma anche come occasione per nuova occupazione nel campo delle molteplici espressioni culturali e nella sperimentazione di nuove tecnologie d’avanguardia. La nostra mozione è partita da tali presupposti ed era appena avvenuto il primo crollo a Pompei, quasi a rappresentare, dal punto di vista simbolico, il fallimento totale della politica in materia di tutela dei beni, delle attività culturali e, più in generale, dei valori e dei saperi, portata avanti da questo Governo. «Una vergogna nazionale» disse, allora, a proposito di quel crollo, il Presidente della Repubblica.
È solo sua responsabilità. Non siamo né cinici, né ingenui, onorevole Ministro, sappiamo però che avete considerato la cultura – e lei, signor Ministro, lo ha permesso – come un costo per la collettività, da ridimensionare con progressivi tagli. La quota sul prodotto interno lordo del bilancio della cultura si riduce per la prima volta nel 2011 allo 0,19 per cento, la più bassa d’Europa, con un taglio che ci porta complessivamente a risorse pari a 1 miliardo e 429 milioni di euro e, con una proiezione su un quinquennio, di un taglio di 3 miliardi di euro. Avete poi dimenticato – e lei, signor Ministro lo ha permesso – che il nostro immenso patrimonio artistico-archeologico rappresenta il 52 per cento del patrimonio mondiale.
Lei, signor Ministro, ha privilegiato l’attività di coordinatore nazionale del PdL: le sue attenzioni, come le dichiarazioni o le interviste, parlano poco di cultura e molto di Berlusconi. Lei, signor Ministro, non è stato affatto in grado di far valere la sua iniziativa e non è riuscito in alcun modo ad arginare l’irreparabile guasto delle politiche pubbliche per la cultura in Italia, che sono state spiegate con quell’indimenticabile sortita tremontiana: «Con la cultura non si mangia». Lei, signor Ministro, ha visto ogni sfaccettatura della cultura italiana rivoltarsi contro di lei, dalle fondazioni lirico-sinfoniche, coinvolte in un’inattuabile riforma, al più variegato mondo dello spettacolo e del cinema, fino alle grandi istituzioni culturali.
Voglio ricordarle che le risorse per lo spettacolo dal vivo sono scese da 402 milioni di euro a 262 milioni di euro. Lei è il Ministro delle solennità disattese e questa è la risposta che vorrei dare alla sua replica. In quest’Aula ha dichiarato il suo sostegno alla legge sullo spettacolo dal vivo – una delle poche riforme condivise – e poi l’ha abbandonata senza finanziamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, la prego di concludere.

MICHELE VENTURA. Lei, signor Ministro, ha parlato di rapporto virtuoso tra pubblico e privato e ha ristatalizzato le fondazioni liriche. Apra ai privati, attraverso le defiscalizzazioni! E, infine, mi consenta una risposta, e mi avvio a concludere. Lei oggi si è rivolto ai cattolici del Partito Democratico. Lo scorso 16 dicembre si è rivolto ai compagni, ci ha ricordato di essere stato comunista e ci ha parlato di Berlinguer in quella lettera, ha detto: «Ho aderito con entusiasmo, passione e totale condivisione a quella politica di grande afflato culturale e morale rappresentata da Enrico Berlinguer». Io insieme ad altri che Berlinguer l’abbiamo conosciuto bene, mi domando come faccia lei, che trova e cerca ogni occasione per osannare Berlusconi, a richiamarlo (Applausi dei deputati del gruppo Partito Democratico). Berlinguer era, nella vita di ogni giorno, quello che appare agli occhi di tutti, anche di quelli che non erano d’accordo con lui, un uomo di grandissima dirittura morale, dallo stile di vita irreprensibile, un uomo che quando parlava di austerità – sostantivo ora molto citato da Tremonti – non lo faceva per garantire la semplice sopravvivenza di un sistema economico e sociale in crisi, ma per instaurare, lo cito «giustizia, efficienza, ordine» e, aggiungo, una moralità nuova. Lasci stare Berlinguer, onorevole Bondi, lo lasci stare perché non appartiene più alla stagione che ha inaugurato.

PRESIDENTE. Onorevole Ventura, deve concludere.

MICHELE VENTURA. Concludo dicendo che lei, signor Ministro, si dovrebbe dimettere e si dovrebbe dimettere Berlusconi, per consentire una fase nuova nello sviluppo delle relazioni politiche, per consentirci di parlare dei grandi problemi del Paese (Applausi dei deputati dei gruppi Partito Democratico e Italia dei Valori).

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