Rafforzare la competitività delle Pmi che devono trovare nel proprio territorio un ambiente in grado di favorirne lo sviluppo e la partecipazione ai mercati mondiali. Deve essere questo, secondo Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia-Romagna, l’obiettivo della nuova politica industriale europea che è stata oggetto di ampio dibattito ieri a Bologna presso la sede di Confindustria tra Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione europea e commissario all’Industria e all’imprenditoria, l’assessore regionale alle attività produttive Gian Carlo Muzzarelli e l’Artoni stessa. «La politica industriale europea – ha detto Anna Maria Artoni – deve connettere da un lato la necessità di costruire e rafforzare le grandi imprese leader e dall’altro consentire un forte sviluppo delle piccole e medie imprese in grado di alimentare imprenditorialità diffusa, benessere sociale e grandi opportunità di crescita in molti settori». Per fare ciò, ha aggiunto Artoni, «servono interventi specifici su misura per le Pmi e, in questo contesto, reti di impresa e nuove politiche sui cluster assumono importanza decisiva. Così come non va persa l’occasione dell’ottavo Programma quadro di ricerca e innovazione relativamente al quale nelle prossime settimane sarà lanciata una consultazione volta a raccogliere idee ma che dovrà essere capace di porre l’accento su una politica della ricerca e dell’innovazione business oriented e che, quindi, veda il pieno coinvolgimento delle imprese nel processo di implementazione delle diverse misure».
A questo riguardo il vicepresidente Tajani ha assicurato che è tra gli obiettivi dell’Unione mettere a punto regole più semplici per l’accesso ai finanziamenti comunitari per l’innovazione dedicati alle piccole e medie imprese delle piccole. «Stiamo lavorando – ha detto Tajani – alla semplificazione dei regolamenti di accesso ai finanziamenti anche in ragione delle difficoltà che ci sono state segnalate al riguardo nell’attuazione del settimo programma quadro».
E tutta la politica industriale comunitaria mette al centro del ragionamento l’impresa e il suo sviluppo come vera base sulla quale poggiare le aspettative di crescita e di benessere: «dobbiamo rapidamente tornare all’economia reale fatta di lavoro sviluppo e crescita e dimenticare la sbornia finanziaria. In questo modo – ha spiegato Tajani – sviluppando la manifattura e mettendola al centro delle nostre politiche stimiamo che entro il 2020 in Europa si possano creare 5 milioni di nuovi posti di lavoro. Se poi investiremo il 3% del Pil in ricerca favoriremo da qui al 2025 ben 3,7 milioni di nuovi posti di lavoro, ma dovrà essere una ricerca in grado di facilitare il trasferimento tecnologico e favorire anche settori per noi chiave come il design e la moda». Naturalmente senza chiudere i nostri confini ai capitali e alle risorse straniere ma controllando bene che gli investimenti da oltreconfine non vadano a “rubare” il know how che è fondamentale per la nostra crescita. «Stiamo portando avanti studi e approfondimenti sul tema della tutela degli asset strategici europei e ne discuterò al più presto con i colleghi commissari», ha detto Tajani. Musica per le orecchie del mondo emiliano-romagnolo della ceramica che chiede da tempo anche nuove regole che consentano di contrastare il dumping cinese su piastrelle palesemente vendute sotto i costi di produzione.
Porta di accesso all’Italia
L’Emilia-Romagna potrebbe diventare il gate di accesso all’Europa per i turisti provenienti dall’Asia e dalla Russia. L’idea è del vicepresidente della commissione europea Antonio Tajani secondo il quale il turismo è una risorsa fondamentale per il continente europeo. Partendo da questa premessa l’Emilia-Romagna potrebbe giocare un ruolo fondamentale vista la specializzazione della sua industria turistica, la disponibilità di aeroporti e un sistema alberghiero molto strutturato. In questo senso è importante rafforzare l’immagine turistica dell’Europa per metterla in grado di intercettare quei flussi che, secondo gli esperti mondiali del settore, verranno a crearsi nei prossimi anni
Il Sole 24 Ore 25.01.11