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"La scienza riscopre poesie e tabelline", di Andrea Tarquini

Uno studio americano rivaluta un metodo didattico passato di moda e spiega perché è più efficace. Ricordare un testo, dei versi o una sequenza di numeri non è nozionismo ma aiuta a elaborare i concetti. Annotare a mano quel che si studia fa usare la logica molto più che la tastiera di un pc. “Nel mezzo del cammin di nostra vita…”, oppure “Sempre caro mi fu quest´ermo colle…”: chi ricorda ancora a memoria passi della Divina Commedia di Dante o L´Infinito di Leopardi? Negli ultimi decenni imparare a memoria, assimilare passivamente, ripetere e annotare, era andato fuori moda come metodo didattico: nozionismo sorpassato. Invece no: imparare a memoria, leggere e rileggere, ripetere, è spessissimo il metodo migliore per apprendere, fino ai massimi livelli accademici e non solo alle elementari o alle medie. A questa conclusione, rilanciata dai media tedeschi, sono arrivati Jeffrey Karpicke e Janell Blunt, psicologi alla Purdue University di West Lafayette, Indiana, Usa. Al loro studio la rivista “Science” ha dedicato un ampio resoconto.
Il sogno degli studenti universitari, si dice qui scherzando, è arrivare all´esame con un metaforico imbuto che ti immette nozioni e concetti nella memoria. Ma come darsi da soli un “imbuto” funzionante? Jeffrey Karpicke e Janell Blunt suggeriscono in sostanza “keep it simple”, quindi impara a memoria, ripeti e ricorda. E prendi appunti, se possibile a mano perché il collegamento dell´attività motoria dello scrivere col cervello aiuta a ricordare ben più dell´uso della tastiera di un computer. Imparare a memoria e ripetere, dicono Karpicke e Blunt, è un metodo molto più efficace per assimilare nozioni e concetti, e poi averli nella propria memoria e quindi utilizzarli nel ragionamento, in connessioni logiche, rispetto a metodi nuovi come l´uso di cosiddette “concept maps” o “mind maps”. Cioè schizzi e grafici, come nelle illustrazioni scientifiche moderne, in cui i punti e i concetti principali della materia d´apprendimento vengono messi in correlazione tra loro.
Viva l´imparare a memoria e la ripetizione, scrivono i due psicologi su “Science”, spiegando due esperimenti che hanno condotto. Nel primo, hanno consegnato a 80 studenti un testo scientifico da leggere. La metà dei giovani doveva tenere bene a memoria quanto appreso, l´altra metà doveva invece seguire il metodo delle “concept maps” e schizzare una specie di schema-carta geografica con i contenuti più importanti logicamente collegati tra loro. Poi tutti i partecipanti al test hanno dovuto redigere quanto avevano imparato, e quali erano le loro conclusioni logiche. A sorpresa, quei 40 studenti su 80 che avevano semplicemente riscritto e imparato a memoria quanto avevano letto sono andati meglio all´esame-test: ricordavano meglio anche a lungo termine e usavano meglio con la loro logica quanto avevano appreso. La spiegazione dei due scienziati: chi impara a memoria e prende appunti riesce meglio non solo a ricordare le informazioni apprese, ma anche a ordinarle poi autonomamente secondo logica. Insomma, aiuta a sviluppare le capacità cerebrali, e indirettamente anche a essere meno dipendenti dai computer. Dettaglio curioso: scrivere a mano aiuta a ricordare e a usare la logica molto più che non scrivere con la tastiera d´un computer, perché i segnali della mano scrivente a penna al cervello imprimono meglio la memoria.
Il metodo dell´imparare a memoria, ripetere, ricordare e scrivere non è comunque universale, ammonisce Elsbeth Stern, docente di didattica a Zurigo. «Ha un senso imparare a memoria i nomi di tutte le capitali europee, solo se gli studenti hanno un´idea generale di cos´è l´Europa, il metodo perfetto non esiste», aggiunge. Eppure il rapporto pubblicato da “Science” sembra consigliarci di riabilitare il cosiddetto nozionismo demodé. Sempre ricordando modesti che l´essere umano non è “infinito” come il capolavoro di Leopardi.

LaRepubblica 24.01.11

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“Ragazzi meno schiavi del computer Google non basta, servono gli appunti ” Intervista a Bendetto Vertecchi di Paola Coppola

«L´apprendimento sistematico ha un ruolo nell´incrementare la comprensione, aiuta l´allargamento delle esperienze cognitive e rende i ragazzi più autonomi dai mezzi informatici». Per il pedagogo Benedetto Vertecchi bisogna tornare a esercitare la memoria e ridurre l´uso pervasivo della tecnologia.
A che serve memorizzare tabelline e poesie, esercitarsi nel dettato nell´era delle nuove tecnologie?
«Le didattiche degli anni ´60 hanno sostenuto l´idea di conoscenza come risultato della creatività mentale degli allievi, abbattendo i simboli della didattica precedente, per esempio prendere appunti e imparare a memoria. Ma dopo aver liberato gli studenti dalle frasi ripetitive, oggi si assiste a una povertà di apprendimento dovuta al difetto degli strumenti capaci di organizzarlo. Tornare all´apprendimento sistematico è una via per recuperarli».
In che sarebbe diverso oggi rispetto al passato?
«Occorre ragionare a partire dalle potenzialità delle nuove tecnologie, scegliere su quali testi impegnarsi nella prospettiva che diventino parte di un patrimonio stabile. Un sonetto di Petrarca si può imparare a memoria non per effetto meccanico ma per effetto della conoscenza del testo. La memorizzazione delle tabelline può passare attraverso il recupero della capacità di approssimare funzionalmente un risultato. Va bene cercare su Google informazioni ma con un quadro di riferimento. Così si incrementa la comprensione».

La Repubblica 24.01.11