Confindustria, ora, è costretta ad accelerare i tempi. Il contratto aziendale alla Fiat-Chrysler di Pomigliano e Mirafiori, non più associata a Viale dell´Astronomia, ha trasformato lo scenario e, con uno strappo senza precedenti, anche le regole del gioco. «Bisogna saper cavalcare il cambiamento», ha detto ieri la presidente degli industriali, Emma Marcegaglia. E il cammino sembra in parte già segnato: nuove regole entro aprile. Per riportare la Fiat all´interno di Confindustria, per aggiornare il sistema di contrattazione, per fissare i nuovi criteri della rappresentanza, per modernizzare la stessa struttura confederale. Un percorso che non richiede l´azione del governo mentre impone un difficile dialogo con Cgil, Cisl e Uil, divise come non mai sulle strategie e sulle proposte. Il confronto già avviato sulle politiche per la crescita, che coinvolge anche le altre organizzazioni imprenditoriali, è in stand by. Senza un chiarimento tra la Cgil e gli altri sindacati e tra la Cgil e la Confindustria rischia di finire in un binario morto a meno che non si voglia trascinare in un accordo separato tutti gli altri, dalla Confcommercio ai banchieri dell´Abi. Marcegaglia ha assicurato che non è questo il suo obiettivo. Che, anzi, rimane quello di riportare in campo la Cgil di Susanna Camusso.
La Confindustria comincerà a parlarne domani e dopodomani nelle riunioni del Direttivo e poi della Giunta. L´impianto della nuova proposta confindustriale, molto in linea con la riforma del 2009 non condivisa dalla Cgil, è già stato definito: non la fine del contratto nazionale (l´ha ripetuto anche ieri la stessa Marcegaglia) ma un suo alleggerimento a vantaggio della contrattazione decentrata, soprattutto quella aziendale. L´ipotesi della Federmeccanica di rendere alternativi il contratto nazionale e quello aziendale era già stata presentata alcuni anni fa dalla Confindustria. Ha sicuramente l´appoggio del vicepresidente Alberto Bombassei e può interessare i grandi gruppi (non a caso la Fiat di Sergio Marchionne l´ha già adottata). Per i piccoli, invece, sarà più difficile uscire dal contratto nazionale a meno che non accettino di “mettersi il sindacato in casa”.
Un contratto nazionale più leggero renderà anche più semplice l´operazione di accorpamento di alcuni contratti tra loro (come sono già disposti a fare i sindacati), ma pure di definire contratti specifici (come quello dell´auto) per determinati settori o addirittura realtà aziendali.
Orario e inquadramento resteranno i due grandi capitoli riservati in esclusiva al contratto nazionale, così il minimo di trattamento economico. Lasciando al contratto aziendale il compito principale di collegare gli aumenti retributivi ai risultati dell´impresa. Per rendere effettivo questo modello (peraltro incentivato fiscalmente dal governo) la Confindustria dovrà convincere molti imprenditori ad abbandonare la pratica dei premi tendenzialmente fissi che riduce il negoziato con i sindacati. È la stessa Confindustria, infatti, a stimare intorno a non oltre il 4-5 per cento la media dalla quota variabile della retribuzione annua di un lavoratore.
Novità anche per l´orario di lavoro. Gli industriali – e il contratto Pomigliano-Mirafiori fa da apripista – puntano a rendere più flessibile la prestazione oraria, superando di fatto l´orario settimanale e legandola il più possibile all´andamento del mercato.
Infine la rappresentanza: Confindustria è pronta al confronto con Cgil, Cisl e Uil ma chiede una proposta unitaria dai sindacati.
La Repubblica 24.01.11