Una lettera ufficiale al direttore generale Mauro Masi. Per manifestare la sua indignazione nei confronti di Augusto Minzolini per come sta seguendo l´inchiesta di Milano sui festini di Arcore. «Nella scaletta, nei contenuti e persino nei riferimento storici» la principale testata della Rai viene costretta a seguire la «faziosità» del suo direttore, denuncia Paolo Garimberti. Il potere del presidente della Rai si limita, per legge, all´esercizio di una moral suasion. Non è nelle sue prerogative prendere provvedimenti, una delle competenze di Masi. Ma quella di Garimberti appare a tutti gli effetti una dichiarazione di guerra contro Minzolini.
«Peggio di Libero», aveva detto il presidente durante il cda giovedì. Al Quirinale per la giornata dell´informazione, Garimberti ha spiegato che «la libertà editoriale non giustifica l´essere faziosi». Queste parole sono bastate a scatenare la reazione del Pdl: «Dietro Garimberti c´è un mandante politico», ha tuonato il vicepresidente della Vigilanza Giorgio Lainati. Ma se Cicchitto e compagni avessero ascoltato le confidenze del numero uno di Viale Mazzini ai suoi collaboratori la loro rabbia avrebbe raggiunto la soglia di guardia. «Il Tg2 e i giornali radio hanno fatto un´informazione completa ed equilibrata sul caso Ruby-Berlusconi. Ho notato invece qualche eccesso nelle cronache del Tg3. Ma niente in confronto a quello che si vede al Tg1», dice il presidente. «Persino il Tg5 è stato di gran lunga più corretto del notiziario di Minzolini», è la sua sentenza.
Il Tg1 «non lascia capire niente allo spettatore», dice Garimberti. E lo fa «in maniera consapevole, strumentale, direi sfacciata». A cominciare dalla scaletta. «Un giorno ha “aperto” con la Tunisia. Giovedì sera il primo titolo era dedicato alla visita del generale Petraues ai nostri militari in Afghanistan. Proprio quando la Santa sede interviene sui comportamenti di Berlusconi». I contenuti. «Attendo il servizio su Bertone e faccio un salto sulla sedia – racconta il presidente ai collaboratori – . Si parte dalla risposta di Bossi poi arriva la dichiarazione del segretario di Stato». Cioè, prima la reazione poi il fatto che l´ha scatenata. Il servizio è costruito ad arte per alzare una cortina fumogena. «Il Tg1 lo vedono 6 milioni e mezzo di persone. Molti di loro tornano a casa a quell´ora. Hanno lavorato tutto il giorno e non sono informati sull´evoluzione della giornata. Se il Tg1 confeziona i servizi in quel modo non gli fa capire un accidente di quello che è successo». Infine, lo ha indignato il paragone storico tra il caso di Giovanni Leone e l´inchiesta attuale su Berlusconi. «Due fatti che non stanno insieme, una forzatura che ha dell´incredibile». Altro esempio di informazione sbilanciata a favore del premier: la Vita in diretta di giovedì pomeriggio, dov´erano ospiti tra gli altri Franco Bechis, vicedirettore di Libero, e Vittorio Sgarbi. Garimberti ha telefonato a Masi per segnalargli la parzialità del programma pomeridiano. «Perché – ha spiegato in una nota ufficiale – le strumentalizzazioni mediatiche esasperano la contrapposizione in atto nel Paese». Un giudizio severo che va esteso, fa sapere il presidente, anche all´ultima puntata di Annozero.
Minzolini risponde a Garimberti: «Ho dato informazioni corrette. Il presidente è disattento». Masi però non è preoccupato per il Tg1. Ieri ha inviato una lettera ai direttori di rete. «Ci vuole più rispetto per i temi religiosi», scrive il direttore generale. Due i bersagli: la Littizzetto per gli interventi da Fazio e la vignetta di Vauro sul Papa mostrata giovedì sera.
La Repubblica 22.01.11