«Io non sono il garzone di un barbiere, ho una posizione da rispettare» . Settant’anni prima di Silvio Berlusconi, perfino Benito Mussolini si era posto il problema del decoro. Era il Duce, era osannato dalle folle, aveva in pugno l’Italia, i giornalisti erano così servili che la Stampa arrivò a scrivere che il suo cavallo bianco, quando lui gli parlava, nitriva «in modo significativo» . E non c’era magistrato, anche se l’adulterio sulla carta poteva essere perseguito, che mai e poi mai avrebbe osato inquisirlo. Era lui che comandava i giudici. Eppure se lo pose, il problema. La rilettura di Mussolini segreto, diari di Claretta Petacci curato da Mauro Suttora e uscito nel 2009 da Rizzoli, alla luce di quanto accade in questi giorni, è assai interessante. Aiuta a capire come sono cambiati i costumi. Nel Paese ma soprattutto lassù in alto. Nel mondo del potere. Il Capoccione, infatti, pagina dopo pagina, sembra avere quasi l’ossessione di non dare scandalo. E se non perde occasione per mostrare i muscoli su tutto il resto, in questa materia si mostra prudente. Spesso prudentissimo. Le voci che girano gli danno fastidio e lo dice anche all’amante: «Tuo marito parlerà naturalmente con gli altri ufficiali, a mensa o altrove, e dirà: “Mussolini, che predica tanto la famiglia, l’unione, i figli, ha distrutto la mia famiglia, mi ha preso la moglie…”. La mia posizione è insostenibile…» . I pettegolezzi sulle sue attività amatorie, più che spingerlo a battute da sciupafemmine, lo preoccupano: «Di chi vuoi che parlino alla Camera, al Senato, a teatro, nei ricevimenti, nelle case? Di Mussolini, di ciò che fa, dice, pensa… Quando erano i primi tempi ho girato in auto scoperta con la Sarfatti, e andavo in giro con lei anche di giorno. Ma allora ero ancora un giornalista, un ragazzo, non quel che sono oggi. Ora è diverso. Sai cosa dicono? “Prima voleva essere Napoleone, ora vuol essere Cesare e non gli basta. Andando di seguito diventerà Nerone”» . Claretta vuole essere invitata al ricevimento per la conquista dell’Albania? Il Duce rifiuta: «Sarebbe uno scandalo. Non ci faccio venire mia moglie, e ci porto l’amante. Sono cose che offendono, non si possono fare, abbi pazienza» . E insiste: «Voglio che tu sia la donna del mistero, che se anche si sa che tu sei la mia amante, non se ne sia sicuri, che allora l’amore perde il profumo. Io tengo al mio prestigio, quando questo pericola io tronco. Lo sa già mezza Roma…» . E ancora: «Dovevamo essere più prudenti. Non sono un uomo comune, sono esposto a tutti i frizzi, a tutti i colpi» . Insomma, guai se la faccenda diventa un tormentone «di cui si parla nei caffè o dalle sarte» . Sinceramente: se si poneva questo problema perfino lui, un dittatore ateo padrone dell’Italia che per avere l’appoggio del Vaticano era arrivato a sposarsi in chiesa e a rimettere i crocifissi nelle scuole, davvero pensava il Cavaliere, a prescindere da eventuali reati (auguri), di potersi permettere tutto?
Il Corriere della Sera 19.11.10