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"Fondi terminati, cantiere bloccato a rischio il Memoriale della Shoah", di Alessia Gallione

Salta l’apertura al Binario 21 della stazione Centrale. L’appello della comunità ebraica: “Aiutateci”. Il Comune ha stanziato 750mila euro due anni fa, ma non li ha mai versati. Come gli altri 500mila. L’obiettivo era di ritrovarsi lì, nella pancia della stazione Centrale, il prossimo 27 gennaio. Perché per questo Giorno della Memoria, il Binario 21 sarebbe dovuto essere praticamente finito: il restauro della parte storica terminato, ancora qualche mese di lavoro per veder completato l’intero progetto con la biblioteca e l’auditorium. Ma i soldi necessari per andare avanti sono finiti e gli operai se ne sono andati alla fine dello scorso anno. E oggi, il Memoriale della Shoah, riportato alla luce dopo decenni di oblio, è ancora un cantiere. Che rischia di rimanere incompiuto se non si troveranno i 5 milioni e mezzo di euro necessari per proseguire.

Il viaggio sul treno della Memoria

Per questo, fra due settimane, quella che sarebbe dovuta essere un’inaugurazione simbolica, si trasformerà nell’occasione per lanciare un appello. Questa volta a tutta la città. Con l’idea di far partire una sorta di sottoscrizione per raccogliere anche piccole somme. Perché adesso è anche ai milanesi che il presidente della Comunità ebraica e vicepresidente della Fondazione per il Memoriale si rivolge. «In questa situazione economica — dice Roberto Jarach — chiediamo a tutte le istituzioni, fondazioni, banche, sponsor privati, di contribuire con donazioni. Ma l’appello è rivolto anche ai milanesi e a tutti coloro che hanno a cuore la trasmissione della memoria e questo laboratorio pensato per il futuro, che contribuirà a creare una società più aperta».

La prima pietra è stata posata un anno fa, proprio in occasione del Giorno della Memoria. Accompagnata dalle parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che nel 2007 visitò personalmente questo luogo di dolore. Dopo anni di attesa e il rischio di non vederlo mai concretizzato, quel progetto partiva. In cassa c’erano tre dei nove milioni (Comune, Regione, Europa risorse ed Esselunga gli sponsor) che servono per trasformare i sotterranei di via Ferrante Aporti (da dove, tra la fine del 1943 e l’inizio del 1945, partirono una quindicina di convogli di deportati ebrei verso i campi di sterminio) in un posto del ricordo e dello studio. La speranza era di veder arrivare in corso d’opera gli investimenti mancanti. Ma così non è stato.

Lo scorso settembre è stata il sindaco Letizia Moratti a promettere: «Devolveremo 500mila euro per il Binario 21». Insieme con altri 56mila, l’incasso della mostra di Maurizio Cattelan organizzata a Palazzo Reale. L’assegno, però, non è ancora stato staccato materialmente. Anche i primi 750mila euro dell’amministrazione stanziati due anni fa, in realtà, sono rimasti impigliati tra le maglie della burocrazia comunale e soltanto la prossima giunta li sbloccherà. Il sindaco, però, alla vigilia del 27 gennaio rilancia: l’incasso dei biglietti del museo del Castello e di quello del Risorgimento staccati quel giorno sarà destinato al Binario 21. E assicura il proprio impegno: «Questo museo si farà, un museo che non sarà solo uno spazio espositivo, ma anche un luogo di incontro, dibattito, cultura e memoria», dice Letizia Moratti.

Se arriveranno i soldi, Jarach è sicuro: «Potremo riprendere a lavorare e, nel giro di un anno, il Memoriale sarà pronto». Ma stavolta sembra necessario l’aiuto di tutti. Tanto che, appunto, si sta studiando la possibilità di organizzare una sorta di raccolta aperta ai cittadini. Non soltanto grandi sponsor e somme ingenti, quindi, ma anche donazioni più modeste. Un’idea che rilancia il presidente della Provincia, Guido Podestà: «Ne ho parlato con il presidente della Fondazione, Ferruccio De Bortoli. Sono convinto che l’ipotesi di una sottoscrizione da parte dei cittadini sia utile. Quando c’è una situazione di difficoltà di questo genere, la società civile può svolgere un ruolo importante. Il Binario 21 è un simbolo che deve andare avanti».

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