«La base minima per ottenere il permesso di soggiorno». Domani a Firenze e Asti i primi test di lingua per stranieri. Notte prima degli esami, questa, per i 170 immigrati a Firenze e i 10 ad Asti che domani si sottoporranno al primo test di italiano per stranieri reso obbligatorio per richiedere il permesso di soggiorno «lungo». Non sarà la maturità classica col suo carico di incubi, ma per chi vede in gioco la possibilità o meno di restare in Italia a tempo indeterminato, forse, significherà una notte insonne.
A farsi le domande classiche del candidato in ansia: sarà facile, difficile, che mi chiederanno? Di certo non pretenderanno i congiuntivi o una traduzione simultanea dal politichese, lì cadrebbero fior di italiani doc, ma la preoccupazione c’è, se non altro perché è un’assoluta novità, qualcosa che qui non s’è mai fatta. Tutto parte da una direttiva dell’Unione europea che prevedeva la possibilità – non l’obbligo – di esigere una sorta di «prova d’integrazione» da parte degli immigrati che chiedessero il permesso di soggiorno a tempo indeterminato. L’Italia ha deciso di avvalersene e il decreto del Ministero dell’Interno del 4 giugno 2010 ha disciplinato il tutto in generale. Due circolari successive sono entrate nel particolare e hanno incaricato le Prefetture di occuparsi della parte organizzativa e i CTP (Centri Territoriali Permanenti) di quella «esecutiva», di preparazione del test. Ma chi ha stabilito livello e «bontà» dell’italiano richiesto, l’Accademia della Crusca? Quella no, ma comunque enti certificatori riconosciuti dal Ministero degli Esteri e dell’Istruzione: l’università degli stranieri di Siena e di Perugia, quella di Roma Tre e la Società Dante Alighieri.
Quattro enti che si sono messi insieme in una associazione temporanea e hanno redatto un «Sillabo» delle prove a cui attenersi. «Lo abbiamo creato secondo i principi del quadro comune europeo di riferimento» spiega Alessandro Masi, vicepresidente della Società Dante Alighieri, che però esprime anche a nome degli altri enti un certo disagio. « Noi abbiamo scritto, diciamo, “i Dieci comandamenti” in materia, ma se poi vengono seguiti o no non lo sappiamo». Ma che difficoltà prevede il livello A2 indicato dall’Unione europea? «Un livello un po’ superiore alla sopravvivenza» spiega Massimo Arcangeli, il responsabile scientifico della Dante che ha scritto coi colleghi il Sillabo. « Parliamo di un numero ristretto di vocaboli, 200-300, legati agli ambiti della vita quotidiana». Né filosofia né politica, quindi, ma famiglia, lavoro, luoghi, negozi, azioni semplici. Resta il fatto che a sapere veramente cosa ci sarà nei test è chi li ha «materialmente» preparati. Patrizia Margiacchi è l’insegnante del Ctp di Firenze (e esaminatrice presso l’Università degli Stranieri di Siena) che ha scritto quelli che verranno «somministrati» (così si dice) ai primi 170 della scuola Arnolfo Di Cambio-Beato Angelico di Firenze. Non può darci quelli veri, naturalmente, ma una traccia sì, quella che vedete in grafica. Con una rassicurazione per i candidati più preoccupati: «Si useranno carta e penna e non ci sarà la prova orale». Forse, qualcuno, stanotte dormirà un po’ meglio.
La Stampa 17.01.11