cultura

"La strage dei teatri", di Claudio Martini*

I guasti prodotti dai tagli lineari alla spesa pubblica svelano già tutta la loro pesantezza. Gravissima è la situazione della cultura italiana, alla quale il Governo sottrae, tra tagli generali e forte riduzione del Fondo Unico per lo Spettacolo (Fus), le risorse essenziali per vivere. I bilanci di Regioni ed Enti locali stanno evidenziando questo vero e proprio dramma nazionale. Tutti i sostegni pubblici vengono rivisti al ribasso, spesso sotto il livello minimo di sopravvivenza per enti e associazioni culturali.Ma il colpo finale arriverà con le prossime decisioni sui trasferimenti del Fus. Il taglio programmato dal Governo è quasi il
40% di quanto stanziato un anno fa. In questo modo mancherà l’ossigeno per tutti, dalla Scala al Maggio Fiorentino, dalle orchestre regionali ai teatri di base.
Un disastro nazionale. Per l’Italia la cultura è risorsa primaria e insostituibile, al pari dell’educazione e della ricerca scientifica.
È su questa triade che si fonda la nostra competizione qualitativa sui mercati globali. Che fare, dunque, oltre al sacrosanto dovere di denunciare questo scempio inaudito di risorse e di futuro?
Una prima questione riguarda noi, i nostri governi locali e regionali. Bisogna esprimere un’idea alternativa a quella dei tagli di Bondi e Tremonti. Ha poco senso criticare la Destra per la penalizzazione della cultura se poi nei singoli territori i nostri Sindaci o Presidenti fanno lo stesso, anche se “costretti” dalla crisi dei bilanci. Qui si gioca una partita identitaria per i governi del centrosinistra. O la triade educazione- ricerca-cultura è davvero “la” priorità, anche per lo sviluppo, la coesione sociale ed il futuro dei giovani: e allora non può essere tagliata da noi. Oppure rischiamo la retorica non credibile di chi critica il governo senza proporre modelli davvero alternativi. L’altro corno è la ricerca di un nuovo rapporto con i privati. In Italia grave è l’arretratezza della legislazione sulle donazioni private alla cultura. Non c’è il minimo incentivo fiscale, né una regia nazionale che assicuri trasparenza e qualità ad un’alleanza strategica tra pubblico e privato. Siamo indietro pur essendo il paese che si fregia di possedere la più alta quota di patrimonio culturale del mondo! Paradosso straziante. Ai privati non va chiesto un sostegno acritico ed episodico. Va offerto un progetto-paese sulla cultura,che evidenzi il contributo decisivo che essa dà anche alla promozione della nostra economia, dei nostri prodotti. Non c’è più tempo. Prima che teatri ed orchestre chiudano serve un sommovimento corale, nel nome dell’interesse generale del nostro amato Paese.

*UNIVERSITÀ DI TORINO PRESIDENTE FORUM PD POLITICHE LOCALI

L’Unità 14.01.11