«Innovare va bene,ma non sulle spalle dei lavoratori». Applausi convinti ieri per Susanna Camusso, segretario generale della Cgil al congresso nazionale della Fnsi, il sindacato nazionale unitario dei giornalisti italiani che si conclude oggi a Bergamo. E soprattutto non formali. Perché il tema della libertà e dei diritti, della lotta alla precarietà e dello sviluppo posti proprio mentre a Mirafiori si sono aperte le urne per il referendum dei lavoratori sulla Fiat, sono stati molto presenti al XXVIcongresso dei giornalisti italiani. E la nuova leader della Cgil, nei suoi otto minuti di intervento, ha tracciato con precisione il nodo del problema: la libertà , i diritti e le relazioni industriali, guardando al futuro. «È vero: il cambiamento, l’innovazione sono necessari. Innovare, sì. Ma come? In nome del cambiamento non si possono cancellare diritti che taluni ritengono da ostacolo per i loro interessi e non possono essere incompatibili con le tutele sindacali. E la rappresentatività democratica dei lavoratori oggi, con quest’accordo viene considerato un ostacolo. Il cambiamento, qualsiasi cambiamento deve essere compatibile con la democrazia. La cronaca troppo spesso prevale sul “pensiero lungo”, e oggi il pensiero lungo è scomparso. Questo è pericoloso ». Un ragionamento ripreso da molti degli interventi al congresso della Fnsi. La lotta alla precarietà è la sfida da affrontare, anche per garantire il futuro degli enti previdenziali di categoria, misurandosi con le nuove forme di comunicazione rappresentate dalla multimedialità. Se ne è parlato il primo giorno del Congresso alla tavola rotonda con gli editori Carlo De Benedetti (gruppo Espresso), Fedele Confalonieri (Mediaset) e con PiergaetanoMarchetti (Rcs). Franco Siddi, segretario generale uscente Fnsi, anche nella sua relazione, ha posto il tema di un patto per lo sviluppo e per la libertà d’informazione che abbia al centro uno statuto dell’impresa editoriale, con un sistema di regole e risorse certe anche per le imprese delle testate nonprofit, di idee, cooperative e di partito oggi a rischio dopo il decreto Milleproroghe che ne ha dimezzato i fondi. Difendere il pluralismo dell’informazione, oltre che tanti posti di lavoro, è un impegno preciso del sindacato che contro la legge Bavaglio è riuscito a portare in piazza centinaia di migliaia di cittadini. Una centralità riconosciuta nel suo saluto anche dal presidente del Senato, Renato Schifani. Ma vi sono anche le difficoltà legate alla crisi del settore. Siddi ha chiesto un impegno concreto contro la precarietà assicurando disponibilità ad affrontare la sfida delle nuove piattaforme multimediali. Accetta il confronto il vicepresidente della Fieg, Donati che ha espresso la disponibilità degli editori a impegnare risorse per la formazione dei giornalisti, riconoscendo che non funziona una politica di soli tagli. Preoccupano anche la gli attacchi alla libertà di stampa e quei “conflitti di interesse” resi possibili dagli intrecci tra carta stampata e tv previsti dalla legge Gasparri. Sul ripristino del fondo per l’Editoria dimezzato dal Milleproroghe sono intervenuti il senatore Vita (Pd) e Beppe Giulietti portavoce di Articolo 21. Entrambi hanno pure fortemente criticato la gestione del servizio pubblico televisivo del direttore generale Masi. Un giudizio più che condiviso dal presidente uscente della Fnsi, Roberto Natale che ha posto anche il tema della qualità dell’informazione e dell’attenzione alle realtà sociali “scomode”, spesso nascoste, come le morti sul lavoro. Il tema della buona informazione è stato ripresoda molti dei delegati. Forte è stata anche la denuncia per le aziende che hanno scaricato sulle redazioni i prezzi delle crisi, senza strategie per affrontarle con efficacia. Dal congresso di Bergamo è stato lanciato un appello per la libertà d’informazione in Tunisia e in Ungheria. Oggi vi sarà la replica del segretario Siddi e le votazioni per il Consiglio Nazionale.
L’Unità 14.01.11