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"Classi strapiene e professori decimati la Lombardia scivola sotto la sufficienza", di Franco Vanni

L´allarme trova conferma nelle cifre: ecco i settori in cui gli standard regionali risultano inferiori alla media nazionale. La scuola lombarda è stata spremuta dai tagli fino all´ultima goccia, di più non si può fare, parola del direttore scolastico regionale. Per capire basta una fotografia: quella dei 51 studenti di una prima dell´istituto industriale Giorgi, che nel settembre scorso erano costretti a fare lezione in palestra. La classe ora è stata divisa in due, ma il problema delle aule che scoppiano resta. Perché i tagli si traducono anzitutto in spazio in meno.
[IL SOVRAFFOLLAMENTO]
Se la media di alunni per classe in Italia è di 21,3, in Lombardia si arriva al 21,7. La ragione è semplice: mentre in dieci regioni italiane il numero di studenti è calato dall´anno scolastico passato, in Lombardia ci sono 12mila studenti in più, una conseguenza dell´alto numero di stranieri. Ed è un aumento enorme, se si pensa che complessivamente gli alunni in Italia sono 14mila in più rispetto all´anno scorso. Il contingente di docenti però non cresce di conseguenza, come sarebbe logico aspettarsi, ma diminuisce: in Lombardia ci sono 2.704 insegnanti in meno, quasi il 2,8 per cento. Dalla sproporzione nascono situazioni come quella del Giorgi: non ci sono insegnanti per fare due classi, allora se ne fa una. Lo stesso vale per il sostegno agli studenti con disabilità.
[I DISABILI]
A bocciare i tagli degli insegnanti di sostegno ci ha pensato il tribunale civile. Una sentenza ha stabilito che è discriminatorio ridurre le ore di aiuto agli studenti disabili, accogliendo il ricorso di trenta genitori di 17 alunni di elementari milanesi. «Non ovunque si seguono gli stessi criteri per certificare la disabilità – dice il direttore Colosio – e l´importante non è il numero di insegnanti, ma la qualità del lavoro di integrazione in classe». Sarà. Ma un conto è avere due ragazzini da accudire (ed è la media italiana), un´altra è averne tre, come spesso succede in Lombardia. In regione ci sono 1.811 alunni disabili in più rispetto al 2009, e la media sale a 2,3 studenti per docente di sostegno. E se mancano insegnanti, non va meglio con i dirigenti delle scuole
[I PRESIDI ]
Per Colosio «le reggenze sono il vero dramma della scuola lombarda». “Reggente” è quel preside che ha più di un istituto da guidare, visto che da anni non vengono fatti nuovi concorsi per dirigente scolastico. In altre regioni ce ne sono in eccesso, in Lombardia ne mancano 314, con il risultato che altrettante scuole non hanno un preside tutto loro e lo devono quindi condividere con altri istituti. I dirigenti sono così costretti a correre qua e là, da una scuola all´altra. La stessa vita che, paradossalmente, tocca ai professori senza contratto, costretti a dividersi fra più istituti e fare da supplenti tappabuchi per i colleghi assenti.
[I PRECARI]
Ieri Cgil ha riunito alla Camera del Lavoro oltre mille insegnanti senza un posto fisso. L´obiettivo per tutti è impugnare il proprio contratto entro il 23 gennaio, data ultima che la legge dello scorso novembre sul pubblico impiego consente ai precari storici per tentare di ottenere una regolarizzazione della propria posizione. O quantomeno un indennizzo. Cisl ha già raccolto e inviato 500 richieste di assunzione a tempo indeterminato fra gli insegnanti, Cgil comincia ora. I prof che avrebbero diritto all´assunzione sono almeno 15mila, e 10mila sono i bidelli e gli impiegati nella medesima situazione. «La corsa al risparmio a tutti i costi – dice Pippo Frisone, di Flc Cgil – ha creato aberrazioni che potranno essere corrette solo in anni e anni di politiche del lavoro responsabili

La Repubblica 14.01.11

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Tempo pieno a rischio in tutta la Puglia
Stellacci: “Probabile ridimensionamento”. Sasso: “Tagli, meno qualità”, di Flavio Di Giuseppe

La Flc: “Barrare le caselle delle 40 ore per mettere il ministero di fronte al suo fallimento”. Niente occupazioni o flashmob. Stavolta la forma di protesta ideata dalla Cgil passa dalle schede ufficiali per l´iscrizione al prossimo anno scolastico: «Invitiamo i genitori che compileranno la richiesta per i propri figli a barrare solo la casella delle 40 ore – spiega Claudio Menga, della Flc Cgil – senza ulteriori opzioni o alternative al tempo pieno. Solo così si metterà il Ministero davanti al suo stesso fallimento: la proposta di un´offerta scolastica senza essere in grado di rispettarla».
All´indomani dell´avvio delle iscrizioni al prossimo anno scolastico anche in Puglia è già allarme per le classi a tempo pieno, che rischiano di essere ridimensionate dopo che nella sola provincia di Bari per l´anno in corso «circa mille e 175 famiglie non sono state accontentate». Attualmente nel Barese su circa 82mila alunni della scuola primaria, il 9,5 per cento è impegnato col tempo pieno, mentre il numero delle classi è di 323 su 3mila 632. Tra tagli e riduzione degli organici previsti dalla riforma Gelmini, il timore è che la percentuale sia destinata a scendere per le prime classi. Dai provveditorati, però, non arriva alcuna stima ufficiale. «È presto – spiega Giovanni Lacoppola, dell´Ufficio scolastico provinciale barese – bisogna attendere l´entità dei tagli. Gli istituti, al momento, sono comunque tenuti a ricevere le istanze a tempo pieno».
Attendono “con le mani legate” anche dalla Regione. «È evidente che se si governa la scuola solo coi numeri – sottolinea Alba Sasso, assessore al Diritto allo studio – i ragazzi avranno meno qualità e minori risultati». L´opzione delle 24 ore a settimana, intanto, continua a non attecchire: alle elementari se l´anno scorso solo il 3 per cento dei genitori ha iscritto i figli a tempo ridotto, quest´anno in pratica non ci sono state richieste. «Nella migliore delle ipotesi, per il tempo pieno confermeremo i dati di quest´anno ma c´è un evidente rischio di ridimensionamento» ammette anche Lucrezia Stellacci, direttrice dell´Ufficio scolastico regionale. «La situazione però è più complessa di quanto possa apparire. Anche gli enti locali non sono in grado di assicurare i servizi necessari per rendere il tempo pieno efficace: senza trasporti adeguati o mense, non si va da nessuna parte».

La Repubblica 14.01.11