attualità, politica italiana

"Alemanno, bel federalista", di Vannino Chiti

Alemanno, bel federalista
Alla faccia del federalismo. Il sindaco di Roma Gianni Alemanno ne è un vero campione: discute del rinnovo della sua Giunta con i capigruppo del Pdl e con il presidente del consiglio. Si vanta di avere avuto da quest’ultimo carta bianca. E noi che pensavamo che un sindaco, tanto più della Capitale, non avesse bisogno di chiedere un permesso per la propria giunta al primo ministro.
Eravamo abituati a Rutelli e Veltroni, evidentemente “meno federalisti”, perché a loro un simile comportamento non sarebbe mai passato per l’anticamera del cervello. Mi riservo di esprimere un giudizio sul nuovo governo capitolino, se e quando verrà varato, ma insisto sul punto: tutta la vicenda della crisi al comune di Roma è iniziata in un modo che spiega chiaramente quale idea di federalismo abbia la destra della Capitale: una riunione insieme ai capigruppo di camera e senato, Cicchitto e Gasparri, alla quale è seguito lo scioglimento della giunta e un comunicato di Alemanno nel quale si diceva che quella nuova sarebbe stata fatta in «piena collaborazione con il Pdl, dai vertici nazionali fino ai responsabili territoriali» e si ringraziavano in modo particolare i capigruppo stessi per l’appoggio dato. Poi, dulcis in fundo, l’incontro con Berlusconi.
A questo punto una domanda sorge spontanea: si può essere federalisti praticando l’esatto contrario, non difendendo neppure l’autonomia e la responsabilità, vorrei dire il prestigio, del ruolo del sindaco? E un governo che si fonda sull’alleanza tra Pdl e Lega, con queste pratiche diffuse e portate avanti da esponenti di primo piano, cosa intende quando parla di federalismo? Propaganda? Visione ottocentesca di tanti staterelli separati? Un’altra mangiata romanesco-padana questa volta, magari, sulla scalinata del Campidoglio?
Cosa ha in testa veramente Gianni Alemanno? Forse ha ragione Mario Lavia che l’11 gennaio ha scritto sulle pagine di questo giornale che la poltrona di sindaco è ormai per lui scomoda. Intanto Roma sta vivendo un momento buio. Una fase negativa che ha toccato il suo apice con lo scandalo di Parentopoli ed è proseguita con l’azzeramento della Giunta. Il sindaco è stato incapace di governare Roma. Sono stato sorpreso dal livello scadente dimostrato in due anni e mezzo di mandato. È mancata una visione della città: in tutte le scelte compiute, dai rifiuti, alla sanità, dai progetti – che devastano il territorio – alla mobilità, la giunta Alemanno ha dimostrato di avere per Roma una impostazione separata e contrapposta alla sua regione, ha inseguito una politica frammentaria e improvvisata, dannosa per la città, lanciando proposte assurde come quella del Gran Premio di Formula Uno all’Eur.
Alemanno farebbe bene a prendere atto del fallimento non solo della sua Giunta ma prima di tutto suo personale e rassegnare per coerenza le dimissioni. È dunque iniziato il “dopo Alemanno”? In ogni caso sì: la crisi della destra è insanabile. Ora tocca al Pd far sentire la propria voce. Dobbiamo, da subito, costruire un progetto di governo nuovo e alternativo. Roma ha urgenza di chiudere questa parentesi e di avere nuovi protagonisti alla sua guida.

da Europa Quotidiano 14.01.11

******

“La notte infinita di Alemanno”, di Mariantonietta Colimberti

Il sindaco di Roma sempre più in affanno si becca pure la bocciatura del patron della Formula Uno.
Si presenterà comunque con le occhiaie della notte insonne questa mattina all’udienza da Benedetto XVI, con una giunta purchessia o – al momento in cui andiamo in stampa è questa l’ipotesi più probabile – accompagnato dal solo consiglio, senza assessori.
Il colpo di teatro ritardato, messo a segno senza avvertire neanche i diretti interessati, non sta portando bene a Gianni Alemanno, incartato in un viluppo di veti incrociati, rifiuti più o meno eccellenti e aspettative di chiunque, nel senso che in quattro giorni si è sentito veramente di tutto.
E visto, anche. Come i manifesti comparsi improvvisamente in giro per Roma, firmati da un sedicente “Popolo della verità” che lancia avvertimenti: «Non si tocchino gli eletti del popolo» e «Nuova giunta per Roma: no al doppio incarico», in un rimando tutto interno alla destra capitolina che si interseca con alcuni esponenti del Pdl romano miracolati da uno scranno nel parlamento nazionale.
Come Stefano De Lillo, senatore fratello di Fabio, assessore all’ambiente della defunta giunta. I due congiunti (in tutto i fratelli De Lillo sono sette), così legati da disporre di un sito web unitario con due parti gemelle e una comune di news, ieri si sono recati al Campidoglio in pellegrinaggio separato, prima l’ex assessore, poi il senatore che cerca di salvargli la poltrona.
Al punto da tirare in ballo il premier («ho sentito il presidente Berlusconi, il tema della giunta di Roma è di importanza nazionale») e annunciare preventivamente una conferenza stampa per lunedì.
Lo stesso Alemanno, uscendo in serata dal suo ufficio dove era stato rinchiuso tutto il giorno (cosa per lui inusuale), per recarsi alla veglia di preghiera contro la persecuzione dei cristiani nel mondo, ha ammesso di non poter fare previsioni.
Il fatto è che il sindaco non riesce a trovare personaggi di rango che possano dare lustro al rilancio auspicato, nonostante lo strenuo impegno del presidente dell’Unione industriali di Roma, Aurelio Regina, fresco di nomina al vertice della Fondazione musica: i nomi circolati (Guido Bertolaso, Andrea Monorchio, Luigi Abete) sono caduti ad uno ad uno, senza nascondere neanche la sorpresa o addirittura il disappunto per essere stati tirati in ballo.
Del resto, la situazione è sotto gli occhi di tutti: una grande capitale non governata e allo sbando, imbruttita e con servizi che non funzionano, un’amministrazione ormai a metà mandato perché, come notano anche persone non ostili ad Alemanno, nel conteggio si esclude l’ultimo anno del quinquennio, che sotto il profilo dell’operatività è considerato già elettorale. Che la caccia si stia presentando più difficoltosa del previsto lo si deduce anche dalla dichiarazione del coordinatore regionale del Pdl, Vincenzo Piso, che, ribadendo che l’intenzione è quella di «creare una giunta all’altezza delle aspettative » con «tecnici che dovrebbero dare la loro disponibilità », ha sentito il bisogno di sottolineare che «Roma non è propriamente Canicattì».
E ieri Alemanno ha ricevuto un altro schiaffo in piena faccia: il patron della Formula Uno, Bernie Ecclestone, gli ha scritto che nessuno vuole due Gran Premi in uno stesso paese.
L’Italia ha già Monza, una gara «storica» considerata «intoccabile ». «Di fronte a questa svolta è evidente che è necessaria una riflessione sul progetto del Gp a Roma» ha ammesso il sindaco. Sicuramente.
E non solo su quello.

da Europa Quotidiano 14.01.11