Con la direzione di oggi, il segretario del Pd Pier Luigi Bersani proseguirà la via intrapresa con la lettera pubblicata sul Messaggero la scorsa settimana: rilanciare una piattaforma autonoma del partito, da proporre a tutte le forze di opposizione, di sinistra e moderate, per preparare un fronte comune in caso di elezioni anticipate.
Un’ipotesi che per il Nazareno resta in campo, nonostante le prese di posizione di Casini e Fini in questi giorni, soprattutto se oggi la Consulta dovesse bocciare la legge sul legittimo impedimento, lasciando Berlusconi senza uno scudo giudiziario. Bersani non rinuncerà quindi alla strategia che ha portato avanti finora, ma affiancherà ad essa un impegno più deciso a favore della costruzione di un profilo chiaro del partito.
«Non faremo il giro delle sette chiese per vedere se qualcuno apre le porte – ha spiegato ieri il leader dem – per noi i problemi sono tali che serve una convergenza di forze per andare oltre il berlusconismo. Noi proporremo un progetto, ognuno poi si assumerà le proprie responsabilità».
Sono parole che, se ripetute oggi, la minoranza di Movimento democratico accoglierebbe con un cauto favore: «Sarebbe la conferma della bontà di quanto abbiamo detto finora – spiega un deputato del MoDem – adesso però la sfida si sposta sui contenuti, perché a questo progetto di cui parla Bersani bisogna dare sostanza ». Le divisioni sul caso Fiat sono emblematiche del confronto che si prospetta. È a questo scopo che la componente che fa capo a Veltroni, Gentiloni e Fioroni sta organizzando il ritorno al Lingotto, previsto per il 22 gennaio. Un appuntamento che dovrebbe vedere anche la presenza del segretario, a meno di clamorose rotture da oggi ad allora. Per il MoDem sarebbe un segnale importante in prospettiva di una «gestione condivisa» della nuova fase, incentrata sul Pd pride già proposto da Veltroni.
A spingere Bersani verso un irrigidimento dei rapporti con la minoranza è invece la componente di Area democratica che, non a caso, insiste affinché oggi in direzione si arrivi a un voto sulla sua relazione. >Franceschini ha ribadito ieri questa richiesta al segretario, il quale propende per farla sua, ma vuole comunque attendere oggi per una decisione definitiva. Sul piano dei contenuti, AreaDem insiste affinché Bersani metta mano all’organizzazione del partito, al centro come in periferia.
Ma questo tema sarà marginale all’interno della relazione del segretario di oggi. Anche sulle primarie il confronto è rinviato a un seminario che si svolgerà a febbraio, su proposta dell’area Marino, accolta da Bersani. A porre il tema in direzione sarà comunque il gruppo degli ulivisti, guidato da Parisi, che presenterà un documento per chiedere di «respingere ogni veto alle primarie posto da parte di qualche alleato, effettivo o potenziale». E mentre anche i sostenitori del segretario, circa un centinaio di parlamentari, iniziano a organizzarsi in un’area che chiede di bandire i personalismi nel Pd, tra i rottamatori è ormai rottura tra Renzi e Civati. Le divergenze di giudizio su Marchionne ne è la spia lampante, ma le punzecchiature tra i due vanno anche oltre.
«Escludo di rientrare nei ranghi – spiega il sindaco – ma anche di fare una corrente o uno spiffero». Replica Civati dalla “contro-direzione” che ha convocato ieri a Roma: «Renzi stia tranquillo, non vogliamo diventare una corrente».
Da Europa Quotidiano 13.01.11