Il nuovo partito dell’eterno Berlusconi potrebbe chiamarsi come una canzone di Mino Reitano: Italia. Bocciata «Magic Italy», che in effetti sembrava l’insegna di un motel, il sublime venditore di pacchi elettorali accarezza un’idea mai osata prima da nessun condottiero, neanche da Napoleone e Alessandro Magno nelle notti di pesantezza di stomaco: appropriarsi del logo della nazione. Una mossa geniale, secondo gli esperti di marketing. Una conseguenza logica, secondo lui, che di quel marchio – Italia – già possiede svariati beni immobili e non poche persone.
Come si chiameranno i suoi adepti? Italiani, e che gli altri si arrangino. Per i leghisti del Nord e i neoborbonici del Sud cambiare nome non sarebbe un problema, semmai un onore. Restano le minoranze: quelli che votano a sinistra nonostante la sinistra, quelli che votano Terzo Polo anche se non hanno ancora capito cos’è e quelli che non votano affatto, eppure sono nati in Italia esattamente come Cicchitto e Gasparri. In che modo ribattezzarli, nel momento in cui un partito, cioè una parte, assume su di sé la rappresentanza del tutto? Berlusconi una mezza proposta ce l’avrebbe: anti-italiani.
La Stampa 11.01.11