Giorno: 10 Gennaio 2011

"La politica come merce nell'era del berlusconismo", di Aldo Schiavone

Mentre il calibrato e studiatissimo allontanarsi di Tremonti sta aggiungendo un´altra spinta – decisiva? – alla frana del sistema di governo varato dal centrodestra dopo la vittoria del 2008, il Presidente del Consiglio non sembra saper far altro che parlare al Paese di comunisti e di magistrati: non della crisi da cui non si riesce a venir fuori, non dei giovani cui non si è capaci di offrire prospettive, non di lavoro e di produzione nel mondo che ci aspetta, ma solo delle ossessioni che non hanno mai smesso di accompagnarlo, e che in altri tempi era stato in grado di trasformare in parole d´ordine per una mobilitazione emotiva di massa tanto inconcludente quanto vittoriosa. In realtà, oltre ai suoi fantasmi, c´è però un altro tema che prende in questi giorni Berlusconi: la sua personale “campagna acquisti” di parlamentari d´ogni provenienza, nell´estremo tentativo di dare spessore a una maggioranza esigua fino all´inconsistenza. Sbaglieremmo, se liquidassimo l´ostinazione con cui questo sforzo viene reiterato spiegando tutto soltanto con la disperazione dell´ultima ora, con un deficit strategico che …

"Fiat e diritti in tempo di crisi. Sia la politica a dare risposte", di Silvano Andriani*

Il bell’articolo di Stefano Fassina (pubblicato venerdì scorso sull’Unità) sulla situazione Fiat mi induce a qualche considerazione. Innanzitutto vorrei notare che nel clamore del dibattito sulla Fiat passano inosservate notizie quali la recente vittoria di Fincantieri di una importante gara per la vendita di navi in Usa. Certamente ci sono altre imprese italiane che rispettano i contratti nazionali e riescono a difendere ed aumentare le quote di mercato in tempo di crisi puntando su una vera capacità di innovazione e sulla qualità dei loro prodotti. Il rischio è di passare invece per innovatrici imprese che perdono quote di mercato e che spacciano per aumento della produttività l’aumento dello sfruttamento del lavoro. C’è un’affermazione di fondo nell’articolo di Stefano: i lavoratori ed i loro sindacati si trovano in una situazione senza una effettiva possibilità di scelta. D’altro canto non bisogna dimenticare che cinque anni fa la Fiat era praticamente fallita e che l’intera economia italiana versa in una situazione di quasi stagnazione da ben prima che cominciasse la crisi mondiale. Fasi di prolungata stagnazione o addirittura …

"Il legittimo impedimento rischia lo stop", di Liana Milella

Consulta, domani l´udienza pubblica. Gli avvocati del premier cercano la mediazione. Incostituzionale, o parzialmente incostituzionale, perché pone gli impegni del premier e dei ministri al di sopra di qualsiasi altro interesse garantito dalla Carta, compreso quello dei giudici a celebrare un processo. Incostituzionale, o parzialmente incostituzionale, perché lega le mani alle toghe e toglie loro il diritto di operare un bilanciamento tra le esigenze del processo e quelle della politica. Diritto che, proprio usando l´espressione «bilanciamento», la Corte aveva già individuato e delineato nel 2005 quando le capitò per le mani il caso di Cesare Previti, l´ex avvocato del premier entrato in rotta di collisione col gip milanese Alessandro Rossatto, per via delle presenze negate a un´infinita udienza preliminare adducendo i contemporanei “doveri” di Montecitorio. Alla vigilia dell´udienza pubblica alla Consulta sul legittimo impedimento – domattina alle 9 e 30 al secondo piano del palazzo che fronteggia il Quirinale – queste sono le ultime indiscrezioni sul destino della legge. O bocciata del tutto. O bocciata in una sua parte fondamentale e sostanziale, quella che sta …

"L'Italia non cresce perché la politica è per gli anziani", di Stefano Lepri

Se l’Italia non è un Paese per giovani, i giovani promettenti vanno all’estero; dopo il richiamo di Napolitano a Capodanno se ne è accorto The Economist. In Germania e altrove, nonostante la crisi già scarseggia il lavoro qualificato. Qui il contrario. E comincia a circolare l’idea che i due disturbi di cui soffre la nostra economia, ovvero leggi norme contratti e usanze che scoraggiano i giovani, e l’anemia mediterranea della produttività che non cresce – condivisa con Grecia, Portogallo e Spagna – siano due aspetti dello stesso male. Un Paese dove i giovani sono pochi e gli anziani sono tanti ragiona, sempre più, con la testa degli anziani. La politica si fa soprattutto per loro. Lo mostra al meglio una vicenda che, all’apparenza, con i giovani non c’entra nulla. La parziale rimonta di Silvio Berlusconi nelle elezioni del 2006 ebbe tra i punti forti la promessa di abolire l’Ici sulla prima casa. Tanto pareva attraente quell’argomento, che nel 2007 il governo Prodi reagì preferendo uno sgravio dell’Ici a un assegno per i figli capace di …

"Piccoli Marchionne crescono", di Bruno Ugolini

Il modello Marchionne di relazioni tra sindacati e imprenditori, basato sul prendere o lasciare, in nome della crisi e della globalizzazione, sta trovando imitatori. È il caso di Giuseppe Bono, a capo della Finmeccanica. Ha deciso di liberarsi dal legame con la Confindustria cominciando col non pagare più le quote dovute all’associazione (340 mila Euro). Un atto che potrebbe avere come conseguenza la liberazione dal contratto nazionale. Lo stesso Bono del resto nei giorni scorsi aveva esaltato “il metodo Marchionne”. Un altro caso interessante coinvolge la stessa presidente della Confindustria Emma Marcegaglia. Proprio nelle aziende del suo gruppo è in corso un braccio di ferro. Oggetto della controversia sono duecento giovani lavoratori. Costoro dovrebbero essere assunti nelle imprese del gruppo, ma le loro buste paga saranno assottigliate. Non soltanto per i primi anni di apprendistato ma anche per gli anni futuri. Tutto questo violando un accordo aziendale che decideva per gli apprendisti condizioni migliori. Ma non si era forse detto e scritto che il futuro avrebbe dovuto essere dedicato agli accordi aziendali, considerati la stella …

"Fiom e Cgil restano divise ma non rompono", di Roberto Giovannini

«Nessuna spaccatura», dice Maurizio Landini. «Siamo impegnati con la Fiom per la massima riuscita dello sciopero del 28», dice Susanna Camusso. Fatto sta che è durato quasi sei ore l’incontro di ieri tra le segreterie di Cgil e di Fiom. E anche se al termine tutti i protagonisti hanno cercato di sottolineare gli elementi di unità (a cominciare dal giudizio totalmente negativo sull’accordo di Mirafiori), mettendo in secondo piano quelli su cui è palese una divergenza, resta il fatto che la Cgil continua a sostenere la necessità di votare «no» al referendum, e che il punto centrale è garantire libertà sindacale e rappresentanza in Fiat. Mentre per la Fiom il referendum è illegittimo, e l’accordo comunque non sottoscrivibile. «Non c’è nessuna spaccatura tra Cgil e Fiom – ha detto il leader Fiom Landini – c’è stata una discussione. Rimangono delle valutazioni su quello che sarà necessario fare in futuro, ma su questo continueremo a discutere». «Si è confermato», ha proseguito Landini, «che Fiom e Cgil considerano totalmente inaccettabili gli accordi di Pomigliano e di Mirafiori …