Qualifiche triennali negli istituti statali. Ma per le necessarie convenzioni il tempo stringe
Gli istituti professionali statali daranno una mano alle regioni per rendere più completa l’istruzione professionale. Così da consentire agli studenti in possesso di qualifica professionale di continuare gli studi fino al diploma e poi anche all’università. E in cambio le regioni pagheranno gli stipendi dei docenti impegnati nelle attività integrative, fatta eccezione per lo straordinario che rimarrà a carico delle scuole. È questa una della pattuizioni stipulate il 16 dicembre scorso in Conferenza unificata tra il ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il ministro del lavoro e delle politiche sociali, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano, i comuni, le province e le comunità montane.
L’intesa verte sulle linee guida per realizzare raccordi tra i percorsi quinquennali degli istituti professionali e i percorsi di istruzione e formazione professionale. Ora toccherà alle regioni stilare i singoli accordi con le direzioni scolastiche regionali per i nuovi corsi triennali.In tempo utile per consentire le iscrizioni al prossimo anno scolastico previste entro il 12 febbraio prossimo(si vedano le anticipazioni di ItaliaOggi di martedì scorso). Negli istituti professionali sono iscritti circa 540 mila studenti, 140 mila al primo anno che diventano poi quasi la metà al quinto anno, a segnare il dato della dispersione scolastica.
Secondo l’intesa stato-regioni, che ha fissato anche le nuove qualifiche, saranno a carico delle regioni le spettanze dei docenti impegnati nell’anno integrativo e nelle commissioni per gli esami di qualifica. Ma lo straordinario prestato nel corso normale sarà finanziato con il fondo di istituto. E per fare fronte alle necessità, nel calcolo delle risorse spettanti ad ogni scuola impegnata in attività di raccordo, le classi con gli alunni che frequentano la formazione professionale saranno conteggiate ai fini della somma spettante per il fondo di istituto a carico dello stato. Ma a patto che non si sforino i tetti di spesa previsti. Secondo quanto previsto nell’accordo, gli istituti professionali potranno svolgere interventi integrativi complementari in favore degli studenti che frequentano i corsi di formazione professionale, a livello regionale, finalizzati al conseguimento dei diplomi di qualifica. Gli interventi integrativi serviranno ad arricchire il bagaglio culturale degli studenti, così fa agevolare il prosieguo degli studi. Fermo restando che anche gli istituti professionali potranno organizzare corsi per il conseguimento delle qualifiche professionali. Sempre però secondo un’ottica di sussidiarietà e in raccordo con le regioni.
Gli studenti che riterranno di proseguire gli studi, dopo il diploma di qualifica, però, dovranno prima frequentare un corso annuale. Tale corso sarà finalizzato ad accedere all’esame di stato. Vale a dire, all’esame che una volta superato darà loro la possibilità di andare all’università oppure in conservatorio, accademia o negli istituti tecnici superiori. L’ammissione all’esame di stato avverrà secondo una procedura in tutto simile a quella degli esami di stato delle scuole normali. Per essere ammesso all’esame il candidato dovrà essere in grado di vantare almeno la sufficienza in tutte le discipline. La commissione provvederà ad attribuire il credito, nella misura massima di 25 crediti. E l’istituzione formativa che avrà erogato il corso provvederà a stilare un documento in cui saranno evidenziati i contenuti della programmazione curriculare e ogni altro elemento utile per lo scrutinio di ammissione e lo svolgimento degli esami. La prima attuazione delle linee guida sarà realizzata nell’ambito di accordi territoriali tra le singole regioni e i competenti uffici scolastici regionali, che indicheranno le modalità di raccordo tra i risultati di apprendimento dell’ordinamento dei percorsi di istruzione professionale e quelli di istruzione e formazione professionale, con riferimento anche all’utilizzazione delle risorse disponibili nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica.
da ItaliaOggi