Il 2011 si trascina dietro tanti problemi: comincia con 170 tavoli di crisi aziendale aperti al ministero dello Sviluppo economico e 92 imprese in amministrazione straordinaria. La Cgil valuta che dietro questi numeri siano 200 mila i lavoratori coinvolti. Fra le prognosi più favorevoli figura quella della Vinyls, un’azienda chimica con impianti a Marghera, Ravenna e Porto Torres e circa 400 lavoratori. C’è già un accordo preliminare per la cessione in toto da parte dell’Eni (l’attuale gruppo proprietario) alla finanziaria svizzero-tedesca Gita, che garantirebbe l’occupazione per quattro anni; entro due mesi si dovrebbero concludere le trattative per l’acquisizione definitiva.
Buone prospettive anche per Basell: il polo chimico di Terni dovrebbe trovare uno sbocco per i circa mille lavoratori, con la cessione dell’azienda alla Novamont.
Ci sono speranze concrete pure per la Videocon, azienda di proprietà di una multinazionale indiana, che costruiva televisori e ha cessato l’attività. È stata aperta una trattativa per l’acquisizione dello stabilimento e sono interessati 1.200 lavoratori. Poi c’è la Firema, che produce treni in stabilimenti ad Avellino, in Basilicata e in Umbria (il centro direzionale è a Milano). È in amministrazione straordinaria. La quasi totalità dei lavoratori, più di 700 è, in cassa integrazione e anche qui l’obiettivo è la cessione dell’attività. A Termini Imerese (in Sicilia) considerazioni di mercato hanno costretto la Fiat a chiudere lo stabilimento con 2 mila lavoratori, ma c’è un bando internazionale che prospetta una soluzione articolata, con più compratori per attività diverse; il coordinatore del dipartimento settori produttivi della Cgil, Salvatore Barone, giudica «particolarmente importante» l’offerta della De Tomaso di Rossignolo.
Invece per la Antonio Merloni elettrodomestici la vertenza, che riguarda 600 posti, è in stallo. E una delle situazioni che preoccupano di più è quella di Eurallumina di Porto Vesme (Sardegna): gli impianti sono fermi da quasi due anni e tutti e 700 i lavoratori sono in cassa integrazione in deroga. Ancora: c’è la Eaton, una fabbrica di componenti per auto; la multinazionale americana proprietaria ha deciso di chiuderla e ha respinto l’ipotesi del comune di Massa di acquisto dello stabilimento. Gli oltre 300 lavoratori, che erano in cassa integrazione, sono stati licenziati in mancanza di un accordo con l’azienda per proseguire con la cassa in deroga.
In forte difficoltà alcune aree del Made in Italy che stentano a reggere la concorrenza dei Paesi a basso costo; è il caso del distretto Matera-Bari del mobile imbottito, che fa capo alla filiera Natuzzi. Qui più di 10 mila lavoratori e aspettano di realizzare un accordo di programma. Il gruppo di abbigliamento Itr (che comprendeva marchi come Ferré, Just Cavalli, Malo) ha dichiarato lo stato d’insolvenza, con più di un migliaio di lavoratori coinvolti. Per i marchi Ferré e Malo è stata trovata una soluzione, rimane da risolvere il problema degli altri. Altro caso: la proprietaria Golden Lady ha deciso di trasferire tutta l’attività della Omsa in Serbia, ora è aperta una trattativa per la cessione dello stabilimento di Faenza, con 320 lavoratrici.
Nel settore della navigazione la Tirrenia è in amministrazione straordinaria, viaggia verso la privatizzazione ma ancora non si capisce che cosa succederà. Per il 14 di questo mese è previsto uno sciopero di 24 ore di tutti gli addetti.
Comunque è evidente che correre dietro alle singole crisi aziendali è possibile in un quadro generale di crescita, ma diventa una fatica di Sisifo se c’è una crisi generale permanente. In questo 2011 è urgente il sollievo di una vera ripresa economica.
La Stampa 02.01.11