Anno: 2010

Fassina: “Evitiamo quelle soluzioni che creano conflitti”, di R.Gi.

Questo accordo rappresenta una regressione sul terreno della democrazia. In nome di un obiettivo giusto – spiega Stefano Fassina, responsabile economico in segreteria del Pd – cioè garantire l’esigibilità degli accordi sottoscritti, quest’accordo nega la rappresentanza a un pezzo importante del mondo del lavoro. Invece ci sono tutte le condizioni per poter coniugare le esigenze di certezza degli accordi sottoscritti e le garanzie di rappresentanza di tutti i lavoratori. È una vicenda, ora su una china molto pericolosa, che però può presto essere ricondotta in un quadro di normalità democratica e di efficienza». E in che modo? «Dopo le proposte di Camusso e di Bonanni, anche il presidente di Federmeccanica Ceccardi fa riflessioni molto ragionevoli: auspichiamo che tutta Confindustria proceda su questa direzione. Non c’è ragione per cui le newco Fiat – una volta siglato un accordo tra le parti sociali sulle regole, che dia garanzie sull’esigibilità dei contratti – debbano stare fuori dal quadro interconfederale e dal contratto nazionale». Camusso ha definito l’intesa “autoritaria”; il sindaco di Torino Chiamparino invece la elogia. Qual è …

“Cattivi maestri? No, cattiva politica” La replica dell’on. Ghizzoni del Pd alle dichiarazioni del sottosegretario Carlo Giovanardi sugli insegnanti

Il Sottosegretario alla Presidenza del consiglio Carlo Giovanardi definisce “cattivi maestri” gli insegnanti solidali con gli studenti che nei giorni scorsi hanno occupato alcuni istituti scolastici per protestare contro le politiche scolastiche del ministro Gelmini. Al rappresentante del governo replica l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Istruzione e Cultura della Camera. Ecco la sua nota. «Più che di cattivi maestri siamo in presenza di cattiva, pessima, politica. Quella interpretata da un ceto politico sordo e cieco (e purtroppo anche muto) davanti a cosa sta succedendo nel nostro Paese. E le parole del sottosegretario Giovanardi ne sono una prova lampante. Gli studenti scendono in piazza e i ricercatori salgono sui tetti perché c’è un Paese fermo che non investe nulla nel sapere e nella conoscenza e riduce l’orizzonte di un’intera generazione costretta alla precarietà, o ancora peggio, privata del proprio, legittimo futuro. Giovanardi guarda il dito invece della luna indicata da questi giovani e non vede il disagio di un’intera generazione che è priva di prospettive. La protesta dei ragazzi nasce dal desiderio di contrastare …

"Un discorso più facile", di Maria Lavia

Il presidente della repubblica lavora al discorso del 31 dicembre in un clima politico che appare svelenito Giorgio Napolitano ha iniziato a lavorare al testo del discorso di fine anno. Un messaggio che si prospetta più agevole del previsto, perché la temperie politica che poteva innescarsi con un voto di sfiducia al governo Berlusconi avrebbe quanto meno imposto al presidente della repubblica un tono altamente drammatico, a cospetto di una condizione generale del paese tutt’altro che brillante. Il capo dello stato temeva – e molto – la circostanza di un discorso di fine anno a crisi aperta. E crisi – sarebbe stata – tutt’altro che “pilotata”: dagli esiti quanto mai incerti, viceversa. Il senso della sua posizione Napolitano lo ha già esternato in occasione del saluto alle alte cariche dello stato, spezzando una lancia a favore della stabilità, il che era stato impropriamente (e propagandisticamente) interpretato come un avallo al voto della camera del 14 dicembre, cosa che ovviamente esula dalle prerogative del Quirinale. E insomma una riflessione più pacata è ben possibile in una …

"Caprera: la cricca e i suoi affari ultimi oltraggi all’Unità", di Sergio Rizzo e Gian Antonio Stella

L’Italia di oggi nell’esemplare vicenda della Maddalena e del G8. «Il cielo quasi si velò come alla morte del Giusto, e gli elementi scatenati aggiunsero il loro fragore a quello del cannone, e i venti schiantarono le bandiere…» . Venne giù il diluvio a Caprera, racconta l’inglese di cuore italiano Jessie White Mario, eccezionale figura del Risorgimento, il giorno dei funerali di Giuseppe Garibaldi. Era l’8 giugno 1882. Erano venuti a migliaia, per l’ultimo saluto al vecchio condottiero spentosi la settimana prima dopo aver chiesto nell’ultima lettera al direttore dell’Osservatorio di Palermo «la posizione della nuova Cometa e il giorno della maggior grandezza» . E sotto la pioggia battente, mentre il mare mugghiava, ricorda un biografo, «appena deposto il feretro tutti fuggirono come anime perse nella bufera verso lo Stagnarello per cercare un imbarco…» . Come se fosse arrivato, di colpo, l’inverno. Tredici decenni dopo, anche quelli della Protezione civile, i servitori perbene dello Stato e gli affaristi in giacca di lino se ne sono andati dalla Maddalena sotto una tempesta. Quella delle inchieste giudiziarie. …

"Quell´Italia spezzata che guarda al Quirinale", di Andrea Manzella

Il gioco a indovinare quel che dirà, a fine anno, il Presidente della Repubblica, questa volta è facile. Aiuta molto il suo discorso del 20 dicembre: uno dei più impegnati ragionamenti che siano mai usciti dal Quirinale. Ed anche una delle più nette assunzioni di responsabilità costituzionale del Capo dello Stato. Quando c´era il re, si diceva che i governi e i parlamenti dovevano “coprire la Corona”. Ora accade il contrario. È il Presidente che “copre” istituzionalmente governo e Parlamento contro le insensatezze delle stagione politica. Da garanzia d´attesa, il suo ruolo è diventato di garanzia attiva. Lo induce all´azione preventiva la preoccupazione di «colmare il distacco ormai allarmante tra la politica, le istituzioni e le forze sociali e culturali». Avverte «la stanchezza, verso la chiusura in se stesso del mondo politico, verso la quotidiana gara delle opposte faziosità, verso il muro dalla incomunicabilità tra maggioranza e opposizione». Eppure, suggerisce, vi potrebbe essere un luogo, una «sede di riflessione e ricerca bipartisan». È il posto in cui dibattere le grandi e concretissime questioni di politica …

"Le amnesie dei cattolici in politica", di Gian Enrico Rusconi

I cattolici torneranno a condizionare direttamente la politica? Ma hanno forse mai smesso di contare nel berlusconismo in tutte le sue fasi: dal trionfo di ieri sino alla sua virtuale decomposizione? Dentro, fuori, contro. Grazie al berlusconismo hanno creato un consistente «pacchetto cattolico», con scritto sopra la perentoria frase «valori non negoziabili». Nel contempo hanno mantenuto aperti spazi giornalistici di franco dissenso. Che cosa ci si aspetta ora da Pier Ferdinando Casini, che ha preso parte diretta e indiretta a tutte le fasi del berlusconismo? Anche quando se n’è tenuto lontano, è riuscito ad essere lo spauracchio della Lega e dei post-fascisti incorreggibili. Ma soprattutto a farsi rimpiangere dal Cavaliere. E’ ovvio che ora, nella fase attuale di latente disarticolazione e disgregazione del berlusconismo, Casini riacquisti profilo. Si badi bene: non sto parlando affatto della fine del berlusconismo, tanto meno dell’esaurirsi dello stile politico-mediatico che ha prepotentemente segnato la vita politica italiana e ha deformato il modo di guardare e di giudicare la politica. Questo costume andrà avanti, sotto altre spoglie. Ma assistiamo alla disarticolazione …

"Un mese decisivo. Con i casi Bondi e Rai «l’esigua maggioranza andrà sotto», dice Ventura", di Maria Zegarelli

I dati Ipsos vedono i democratici in crescita e la vasta coalizione da Sel a Fini sopra il 50%. «A gennaio governo sotto» Il Pd ci prova e cresce al 25,4%. A gennaio parte la battaglia del Pd in Parlamento dove la maggioranza rischia grosso con le mozioni Bondi e Rai. Intanto Bersani lavora alla direzione del 13 per indicare la rotta ma anche per “unire” il partito. Pier Luigi Bersani lavora alla direzione del 13 gennaio per mettere a punto «una cura all’altezza della diagnosi» effettuata sul «paziente» Paese che la pazienza la sta perdendo mentre a curarlo ancora oggi c’è un medico «inadeguato», arrivato al capolinea di una carriera fallimentare. Ma per far fuori il «primario» il Pd deve lavorare su più fronti. Il gennaio caldo dei democratici si giocherà in Parlamento, soprattutto alla Camera dove la maggioranza è talmente risicata da rischiare il tonfo praticamente ad ogni voto, e nel partito stesso, per mettere a punto una piattaforma programmatica in grado di guidare il Paese «oltre il berlusconismo» e di creare una …