Anno: 2010

"Un patto per l’opposizione", di Aldo Schiavone

«Chi parla di vittorie? Sopravvivere è tutto»: il desolato verso dal Requiem di Rilke descrive perfettamente la condizione in cui oggi si trova Silvio Berlusconi. Andare comunque avanti, restare in piedi a tutti i costi, anche se ciò significa mettere sotto sequestro la politica italiana. La cosa più grave è che tutto questo accade in una congiuntura assai aspra e difficile della vita nazionale, quando la durezza mal fronteggiata (non solo in Italia) della lunga recessione economica si sta trasformando in una crisi sociale sempre più severa, che espone a rischi drammatici la tenuta d´insieme del nostro tessuto civile. Il pericolo di una nuova povertà – tanto più micidiale quanto più inattesa – sovrasta ormai centinaia di migliaia di famiglie di ceti medi e di classe operaia, che mai avrebbero pensato di ritrovarsi così esposte. E un´intera generazione di giovani sta facendo conti feroci con un mercato del lavoro che toglie ogni giorno speranze e respiro. Si stanno dissipando potenzialità enormi: e la perdita prima o poi sarà pagata. Di fronte a una simile emergenza, …

L'indagine della Camera sugli alunni stranieri: Prof soli

Prosegue alla Camera l’indagine conoscitiva sulle problematiche connesse all’accoglienza degli alunni con cittadinanza non italiana nel sistema scolastico italiano: seguito esame del documento conclusivo. Sul piatto numerose questioni che riguardano sia l’inserimento scolastico degli immigrati, sia gli insegnanti. In particolare, l’indagine ha evidenziato come “gli aggiornamenti offerti agli insegnanti in servizio siano spesso fatti da tante realtà e associazioni, ma rimangono nella sfera del “fai da te” e non sono arrivati ad essere competenze ordinarie, generalizzate, strutturali del sistema scolastico italiano”. Per passare a un approccio strutturale occorre, dunque, “affrontare seriamente la formazione iniziale di tutto il personale, i protocolli di accoglienza, l’apprendimento della lingua italiana, il coinvolgimento di tutti i genitori, il lavoro di rete nelle comunità’ locali e, in ultimo, anche il contenuto dei saperi”. Nel corso dell’indagine conoscitiva, la Commissione “ha capito che questo è un grande onere richiesto alla scuola e si potrebbe essere tentati di affermare che sia uno dei tanti oneri della scuola di questo tempo. Il contesto in cui si fa scuola non è secondario, non è una …

Marchionne: «Per Mirafiori fermi sulla nostra proposta», di Giuseppe Vespo

Non ci sono margini per trattare: sul futuro di Mirafiori, dice Sergio Marchionne, «noi la proposta l’abbiamo fatta il tre dicembre. È sul tavolo. Cerchiamo di non perdere questa occasione». Soprattutto: «Non si può ritardare la decisione, ci sono scadenze industriali che premono e investimenti che devono partire, al più presto». Ha fretta l’ad del Lingotto, tornato ieri dagli States, volato a Roma per i funerali di Tommaso Padoa-Schioppa e poi rientrato a Torino per gli auguri al management della casa automobilistica. È qui che, insieme alle buone feste, ribadisce la sua indisponibilità a trattare sulle condizioni poste per far arrivare nel capoluogo piemontese il miliardo di euro necessario a rilanciare le sorti della fabbrica Fiat. REFERENDUM Marchionne offre un aumento della produttività e dei salari ma, com’è noto, vuole gestire lo stabilimento con le mani libere. Con un contratto ad hoc, svincolato da quello nazionale delle tute blu del 2009: una sorta di Pomigliano bis. La cosa però non va giù ai sindacati, alla Fiom-Cgil ma anche a Fim-Cisl e Uilm-Uil, che quel contratto …

"Votazioni sprint, pasticcio al Senato La vice leghista sbaglia e dà per approvati 4 emendamenti Pd-Idv", di Giovanna Casadio

Nonostante le proteste Rosi Mauro non si ferma. Schifani costretto a ripetere il voto. Due articoli si contraddicono Gelmini: rimediamo con il decreto milleproroghe. La prova provata sta su Youtube. Rosi Mauro ritiene sia il momento di procedere come un caterpillar, nonostante l´aula del Senato in tumulto. «Emendamento 6.21: chi è favorevole, chi è contrario, approvato; 6.23… approvato; 6.26 approvato». «Sospendi la seduta», le gridano dai banchi dell´opposizione. «Io proseguo nelle votazioni, vergogna», si infastidisce lei, alzando la voce. Anche i funzionari le suggeriscono la calma. Ma la vice presidente leghista – coccarda verde sul bavero della giacca; sempre accanto a Bossi nelle uscite pubbliche padane – vuole accelerare sulla riforma Gelmini. Propone votazioni a raffica, proclama i risultati. Non si rende conto di avere dato l´ok a quattro emendamenti di Pd e Idv. Finisce in autogol. Quando Schifani si siede sul suo scranno e riprende la presidenza dell´aula, annulla le quindici votazioni fatte. «Sono da rifare», decide. Democratici e dipietristi non ci stanno. «Il nostro gruppo non parteciperà alla ripetizione delle votazioni già effettuate», …

"Da Berlusconi a Depretis vince il trasformismo" di Michele Ainis

Berlusconi come Depretis? Altri tempi, altre tempre. Eppure c’è una parola che riassume la stagione politica che stiamo attraversando, la stessa parola con cui gli storici ricordano un’esperienza di fine Ottocento: trasformismo. All’epoca, il rafforzamento della maggioranza di governo con l’apporto di singoli parlamentari, oppure assorbendo frazioni della sinistra e della destra; oggi le giravolte di Scilipoti e Calearo, lo smottamento dell’opposizione, il rimescolio di bussolotti da cui per il momento è uscita una fiducia risicata, domani chissà, magari una tombola per chiudere la legislatura alla sua scadenza naturale. D’altronde il presidente del Consiglio l’ha detto chiaro e tondo: posso incrementare le mie truppe accettando nuovi partiti al desco dell’esecutivo, oppure accogliendo nuovi commensali, uno per uno, e l’ultimo chiuda la porta. Insomma contano i numeri, non come ci s’arriva: questa o quella per me pari sono. E invece no, stavolta Rigoletto ha torto. Non è la stessa cosa allargare la coalizione di governo rinegoziandone il programma con altre forze politiche, o allargare la maggioranza esibendo qualche scalpo per trofeo. E del resto un conto …

"La riforma è piccola, va allargata", di Mauro Ceruti

La riforma dell’università italiana è indispensabile. È cambiato il mondo rispetto a quando von Humboldt disegnò l’università della società industriale e degli stati nazionali. Con una velocità straordinaria si sono trasformati soprattutto i saperi. È quindi necessario che l’università cambi le modalità della sua organizzazione, trasmissione, produzione. Questa è la sfida per le istituzioni che hanno il compito di formare le nuove generazioni e le nuove conoscenze. E questa sì che è una sfida epocale. Ma la riforma in discussione in parlamento non ha nulla di epocale. Per questo molti opinionisti si accontentano dell’unica cosa a questo punto possibile: una piccola riforma della governance (cioè degli organismi di governo) dell’università, che ne riduca i malfunzionamenti più dannosi. Ma siamo sicuri che questo scopo sarà davvero raggiunto dalla legge Gelmini? Si è cominciato a discutere di questa legge più di due anni fa. Eravamo tutti d’accordo (governo e Partito democratico, parti sociali, Confindustria, attori dell’università…) sui quattro principi che avrebbero dovuto ispirare il nuovo disegno dell’università: autonomia, responsabilità, valutazione e merito. Ma allora ci domandiamo: perché …

"Quei ragazzi inascoltati", di Nadia Urbinati

Da settimane gli studenti sono i protagonisti della politica che non c’è, testimoni di una relazione interrotta tra partecipazione e istituzioni senza la quale la democrazia si fa dominio degli apparati contro la cittadinanza attiva. La dialettica sfiducia-consenso che sta alla base del governo rappresentativo è vitale perché le istituzioni non si chiudano al sentire della società, che si esprime anche attraverso il dissenso e le manifestazioni di piazza. Questo governo sa come manovrare intrighi e gestire affari opachi, ma non sa fare la cosa più normale e importante: tenere una relazione di ascolto riflessivo con i cittadini che fuori dalle istituzioni vogliono far sentire la loro voce a chi è stato eletto per prendere decisioni nel nome di tutti. La violenza che si è scatenata nei cortei degli studenti è stata manipolata ed usata per criminalizzare tutto il movimento, giustificare il pugno duro della coercizione e imporre il volere di chi comanda. La risposta al dissenso che questa maggioranza dei 3 voti di limpido consenso dà, è quanto di più improvvido e autoritario; è …