"Una legge senza futuro. La sfida del PD alla «riforma» Gelmini", di Marco Meloni*
Il Senato della Repubblica trasformato in votificio. Il dibattito, fuori e dentro il Parlamento, macchiato da una sequela di luoghi comuni, forzature, bugie. Gli studenti e i ricercatori? Facinorosi o, al massimo, ingenui che protestano contro i propri interessi. L’opposizione? Disfattista e gemellata con i baroni. I docenti che dissentono? Oligarchici e privilegiati. Questi giorni sono la migliore sintesi del confronto pubblico sul ddl Gelmini. L’occasione «di riflettere sul valore da attribuire alla scienza e alla cultura, e di confrontare su questo tema i diversi ideali delle forze politiche e sociali » – così Matteucci definiva il dibattito sull’università nel 1970, in un articolo ora ripubblicato su Il Mulino – è andata persa: poca attenzione ai contenuti, chiusura faziosa da parte di un governo arrogante. Signore e signori, la riforma è servita, prendere o lasciare: studenti e ricercatori, partiti e Parlamento, siete pregati di ripresentarvi in sede di adozione dei decreti attuativi (che in effetti sono oltre 50!), afferma il ministro. “Merito”, “talenti”, “valutazione” sono parole ormai prive di senso, foglie di fico per coprire …