"Il valore perduto della responsabilità", di Tullio Gregory
Un politico democristiano di primo piano che ha attraversato tutte le esperienze della Prima Repubblica è solito dire che probabilmente anche i suoi compagni di partito mangiavano, ma almeno sapevano stare a tavola. Se proprio non erano del tutto onesti, avevano pur sempre uno stile. Questa considerazione mi è tornata in mente assistendo ad alcuni momenti del recente dibattito sulla fiducia alla Camera e, successivamente, a quello sulla riforma Gelmini in Senato: parolacce, insulti, gesti osceni, tutta una fenomenologia del cattivo gusto. E non è il solo caso nel quale abbiamo assistito non dico a una caduta di stile, ma all’assenza totale di stile, anzi all’assoluta mancanza di rispetto per le più elementari norme di buon comportamento, che appartengono, o dovrebbero appartenere, al patrimonio di ciascuno di noi, acquisito fin dalla scuola elementare. Stile, del resto, vuol dire educazione, serietà, rispetto degli altri, impegno professionale e civile: tutte doti che in questa triste e oscura fine d’anno sembrano ormai eclissate dalla nostra vita quotidiana. La classe politica – quella che si insulta in Parlamento le …