"La rabbia dei figli rimasti senza padri", di Alessandro D'Avenia
Dal «salvatore» Saviano a Napolitano cercano qualcuno che li voglia ascoltare. Nella città in cui vivo alla velocità di una bicicletta incontri segni che allo sguardo a motore sfuggono. Così su un ponte costellato da scritte murali, tumulto di amori, rabbie o vandalismo espressivo, ho letto: «il futuro non è più quello di una volta». Ho immaginato il/la giovane che, complice la notte, ha verniciato il suo tormento, come nelle innumerevoli email di persone che hanno letto il mio romanzo: in cosa posso credere e giocarmi la vita? Il presente, che è l’unica cosa che ci è dato vivere in spirito e carne, è in realtà il luogo in cui si realizza ciò che ci rappresentiamo come futuro. Se il futuro sparisce, evapora anche il presente. Un bambino senza l’abbraccio e la cura dei genitori non interiorizza mai il futuro come promessa: il mondo per lui sarà una selva oscura senza uscita, il tempo un sicario pronto a eliminarti. Lo stesso accade con i ragazzi, con i quali sto in classe, e in generale con …