Per tutti i Comuni, tra l´Imu e il taglio dei trasferimenti, si creerebbe un buco di 450 milioni. Il federalismo fiscale costerà complessivamente quasi mezzo miliardo di euro ai Comuni, con pesanti ripercussioni in particolare per le città del Sud, che arriverebbero a perdere oltre la metà delle attuali risorse, se non intervenissero misure compensative. È il risultato di uno studio del Partito democratico, realizzato dal senatore Marco Stradiotto, che ha analizzato i dati della Copaff, la Commissione tecnica paritetica per l´attuazione del federalismo fiscale. Secondo il Pd, tra taglio dei trasferimenti e nuovo gettito da Imu – l´imposta unica che prenderà il posto delle tasse di registro e ipotecarie, dell´Irpef sul reddito da fabbricati e degli introiti che scaturiranno dalla cedolare secca sugli affitti – l´effetto finale sarà un beneficio per 52 comuni, sui 92 presi in esame. Brutte notizie, invece, per i restanti 40 che saranno penalizzati dalla riforma. In particolare, per Napoli e L´Aquila, e altre città del Sud, mentre un cospicuo aumento delle risorse si verificherà a Bologna, Firenze e Milano.
Il record positivo (con un incremento del 180%) si realizza però ad Olbia: qui infatti (come in molte altre località turistiche) grazie al fortissimo valore delle seconde case, l´aumento del gettito più che compenserà il taglio dei trasferimenti. Bene anche Imperia che grazie al fisco devoluto incasserà più di 18 milioni di euro contro i precedenti 8,1 milioni.
Il Sud esce male dalla riforma perché i trasferimenti da tagliare sono molti e perché il gettito immobiliare è meno forte che al Nord. Napoli, per esempio, dovrà rinunciare a 400 milioni con un calo del 61% delle risorse rispetto ad oggi. C´è poi L´Aquila che oltre al dopo-terremoto dovrà affrontare anche un taglio del 66% delle risorse fin qui percepite, con una perdita di 26,3 milioni di euro. I cittadini pagheranno 188 euro di Imu, mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro. Gli aquilani dovranno quindi sborsare 360 euro in più l´anno.
Ma lo studio del Partito democratico, come conferma a Repubblica Alberto Zanardi, professore di Scienze delle finanze all´università di Bologna, analizza solo in parte gli effetti del nuovo fisco: «In realtà – dice Zanardi – bisognerebbe tener conto anche del fondo perequativo provvisorio», che porterà ad un diverso equilibrio delle risorse distribuite e che interverrà per colmare, sia pure in parte, questi squilibri. Secondo Zanardi «i Comuni non gestiranno direttamente i tributi che lo Stato intende affidare loro, cambierà soltanto la fonte di alimentazione». Il sistema dei trasferimenti, resterà quindi in piedi attingendo risorse da voci diverse rispetto a quanto avvenga oggi.
La Repubblica 27.12.10
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“Il sindaco Michele Emiliano: addio ai servizi sociali”, di Lello Parise
“Per recuperare fondi costretti a cementificare”. “Marciamo verso una sollevazione popolare. Senza ripresa gli effetti sulla collettività saranno catastrofici”. Michele Emiliano, sindaco di Bari e presidente del Pd pugliese, con la riforma fiscale i Comuni del Sud rischiano la stangata?
«Molti non se ne sono ancora accorti, probabilmente, ma i tagli già li abbiamo avuti. Siccome arrivano meno soldi dalle amministrazioni regionali e dallo Stato, a Bari per esempio il 66 per cento delle spese per i servizi sociali va a farsi benedire».
Con il federalismo passerete dalla padella alla brace?
«Siamo d´accordo a proposito della autonomia impositiva degli enti locali. Ma il governo Berlusconi che cosa fa? Elimina l´Ici: l´unica imposta a disposizione dei municipi per fare cassa. E´ chiaro che quando saranno introdotte le nuove regole del gioco, non potrà non essere ripristinata una tassa sugli immobili. Si tratterà della sola entrata certa di cui potremo disporre. E si scatenerà la guerra».
Cioè?
«Ogni Comune sarà spinto a costruire il più possibile per evitare che la borsa pianga e i servizi vadano in malora. Andremo verso la cementificazione selvaggia: perché aumentare il patrimonio immobiliare rende di più. Qualcuno deve spiegarmi come farà tutto questo a conciliarsi con la strategia dello sviluppo sostenibile».
Il bicchiere è sempre mezzo vuoto?
«Per non parlare dei fondi europei, quelli necessari perché siano realizzate le infrastrutture. I Comuni devono cofinanziare le opere. Ma come faccio se il mio “incasso” è ridotto al lumicino? A meno che non tiri la cinghia, ulteriormente, sull´ordinaria amministrazione. Siamo alla follia, questa è la verità. Marciamo verso una sollevazione popolare. Soprattutto se la ripresa economica continuerà a segnare il passo, gli effetti saranno catastrofici».
La Repubblica 27.12.10
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Il sindaco Massimo Cialente: senza aiuti non ce la faremo
“Così una nuova batosta dopo il dramma terremoto”. “Già ora siamo ridotti male: gli introiti da Ici sono praticamente inesistenti e anche la Tarsu è calata vertiginosamente”. «Io, nelle condizioni attuali, senza un serio aiuto esterno, rischio di non chiudere il bilancio, figuriamoci se arriva pure quest´altra batosta…».
Massimo Cialente, sindaco de L´Aquila, quasi non ci crede. Dello studio del Pd, che annuncia un taglio record alle risorse della sua città, per il momento ne ha solo sentito parlare e attende conferme dal suo staff. «Ma se così fosse…».
Già, sindaco. Se fosse proprio così? Se una città distrutta dal terremoto dovesse davvero fronteggiare un abbattimento record delle risorse? Che ne dice?
«Dico che già nelle condizioni attuali siamo ridotti male. Le faccio qualche esempio. Gli introiti da Ici sono praticamente inesistenti. Consideri che quasi la metà delle case sono lesionate in modo grave o sono distrutte. E consideri pure che la Tarsu, altra fonte di sostentamento per il comune, è calata vertiginosamente. Questa tassa si paga anche in base ai metri quadri delle case e a L´Aquila, ci sono intere zone disabitate. Mentre quelle di nuova costruzione, penso alle cosiddette “new town” di Berlusconi, hanno dimensioni medie che arrivano a 45 o 50 metri quadri. Mio padre abita proprio in un appartamento da 45 metri quadri. Siamo passati da una media di 100 metri quadrati, a meno della metà».
Il 2011 si prospetta quindi peggiore di quanto già non fosse. E all´orizzonte si affacciano pure i tagli da federalismo fiscale.
«Io non so nemmeno come faremo a chiudere il 2010. Figuriamoci se posso permettermi il lusso di pensare a cosa potrebbe accadere al 2011. Ma quel che è certo è che serve un intervento dello Stato. Non si può far pesare tutte le responsabilità sulle spalle degli enti locali».
La Repubblica 27.12.10
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Così il federalismo fiscale sarà nemico di tanti Comuni, di Marco Ventimiglia
Una riforma che se attuata sottrarrà risorse soprattutto al Sud con un drammatico calo dei servizi a disposizione dei cittadini. È quanto emerge da uno studio del Pd sugli effetti del federalismo fiscale.
Volenti o nolenti, il concetto di federalismo fiscale si è ormai instillato nella vita, politica ed economica, del nostro Paese. Ma il cavallo di battaglia fin troppo esibito dalla Lega è stato fin qui oggetto di troppo poche attenzioni, se è vero che rischia di disarcionare proprio parte di quei soggetti che nella retorica del Carroccio dovrebbero beneficiarne.
È la chiara conclusione a cui arrivauno studio del partito democratico, che vede proprio i Comuni correre il rischio di una stangata con il nuovo fisco previsto nel federalismo fiscale.
MERIDIONE A PICCO
Secondo l’indagine del Pd, messa a punto dal senatore Marco Stradiotto, i municipi con il passaggio dai trasferimenti statali all’autonomia delle imposte perderebbero complessivamente 445 milioni di risorse l’anno da destinare ai servizi.
La proiezione è fatta utilizzando dati della Copaff, ovvero la Commissione paritetica sul federalismo fiscale che lavora al ministero del Tesoro, e dimostra che l’Aquila, ma anche Napoli come molti Comuni del Meridione perderebbero consistenti fette di entrate (fino a oltre il 60%) con il nuovo fisco. Va meglio, e qui i conti della Lega tornano, ai municipi del Nord o a quelli come Olbia con un alto tasso di seconde case, avvantaggiati dalla base immobiliare delle nuove imposte. In particolare, la perdita di risorse per i servizi a disposizione dei capoluoghi di provincia è quantificata in 445,455041 milioni di euro.
Un dato che emerge mettendo a confronto i trasferimenti relativi al 2010 e il totale del gettito dalle imposte devolute in base al decreto attuativo del federalismo sul fisco comunale (tassa di registro e tasse ipotecarie, l’Irpef sul reddito da fabbricati e il presunto introito che dovrebbe venire dalla cedolare secca sugli affitti). Tra i 92 comuni presi in esame 52 otterrebbero benefici dalla proposta di riforma e 40 ne verrebbero penalizzati.
IL CASO L’AQUILA
Come detto, un taglio drastico delle risorse risulta per il comune dell’Aquila (-66%) che perderebbe più di 26 milioni. Infatti, se il nuovo fisco previsto nel federalismo municipale andrà in vigore il capoluogo abruzzese incasserà soltanto 13,706 milioni di tasse a fronte dei 40 milioni di trasferimenti avuti nel 2010. Ragionando pro capite, si tratta di -360 euro all’anno per abitante poiché gli aquilani pagherebbero 188 euro, mentre attualmente per ognuno di loro vengono dati al Comune 548 euro.
Sulla stessa linea negativa c’è Napoli (-61%) che in virtù della popolazione molto maggiore ci rimetterebbe quasi 400 milioni, il differenziale che emerge dall’ipotetica autonomia impositiva, con incassi pari a252milioni, ed i trasferimenti incamerati nel 2010, 645 milioni.
Più ridotto, invece, il gap negativo per Roma,un -10% equivalente ad una perdita di 129 milioni.
Fra i Comuni del Centronord ci sono, di contro, da segnalare i vistosi incrementi di Imperia (+122%), Parma (+105%); Padova (+76%) e Siena (+68%)