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"Lega di lotta e di cemento", di Alberto Statera

Ancora non è finita la conta dei danni provocati dall’alluvione che ha devastato il Veneto all’inizio di novembre, facendo due morti e gravi danni in 328 comuni e 3433 imprese, che la giunta regionale del presidente leghista Luca Zaia ha posto le basi della più grande speculazione immobiliare che a memoria d’uomo si ricordi. Archiviati i recenti pianti di coccodrillo sulla cementificazione che provoca le alluvioni, la Lega di lotta e di cemento, ha varato col Pdl una legge regionale che modifica le norme in materia di governo del territorio e dà via libera alla possibilità di ristrutturare ruderi e baracche di pochi metri su terreni agricoli, ampliandoli fino a 800 metri cubi. Chiunque – non solo chi fa l’agricoltore – può costruirsi una villa di 270 metri quadrati o una palazzina di tre piani con tre appartamenti da 90 metri al posto di quattro sassi in croce.

I ruderi agricoli sono decine di migliaia nella regione e alcuni, posti nelle località turistiche più pregiate, sono assai appetibili. Soltanto a Cortina sono 200 e, calcolato il valore medio del metro quadrato che è tra i più alti d’Italia, la ristrutturazione selvaggia voluta dal governatore palazzinaro nel territorio comunale produrrà un plusvalore immobiliare valutato in 800 milioni di euro. Naturalmente non ci sono solo la montagna e le valli alpine, ma anche appetibili mete turistiche marine e lacustri, come Jesolo, Bibione, Caorle e il Garda. Per cui l’operazione leghista vale miliardi ed è destinata ad avverare
la premonizione del poeta Andrea Zanzotto:”Una volta c’erano i campi di sterminio, adesso arriva lo sterminio dei campi”. Non più capannoni eretti intorno alle ville palladiane, emblemi del miracolo industriale, dei distretti, della piccola impresa diffusa che strappava quelle terre alla endemica povertà, ma una scelta tutta palazzinara che certifica la nuova fase “economicista” della Lega, più attenta al controllo della Fondazioni bancarie e alle grandi speculazioni che ai problemi delle cosiddette partite Iva, che furono la base di partenza per la conquista del nord. Adesso vengono prima potere e affari, mentre Zaia, che ha le casse completamente vuote, prosciugate dal debito di un miliardo della sanità, si appresta a mettere le mani nelle tasche dei veneti, come direbbe Berlusconi, se non sarà Tremonti a soccorrerlo.

Il primo a denunciare ciò che la nuova legge regionale comporta è stato il sindaco cortinese di destra Stefano Verocai, che, invece dei suoi nella giunta e nel Consiglio regionale, ha accusato il Partito democratico di non essersi opposto allo scempio con forza sufficiente. Una ricostruzione che Laura Puppato, presidente del gruppo in Consiglio regionale e “uomo forte” del Pd veneto, nega con veemenza, raccontando tutte le fasi in cui lo scempio legislativo è stato coscientemente compiuto: “Il vicesindaco di Cortina se la prenda con i suoi amici della Lega e del Pdl perché noi abbiamo fatto una dura battaglia degli emendamenti, due dei quali sono stati accolti e hanno permesso di sventare altrettanti colpi di mano del centrodestra. Da un lato l’esproprio delle competenze dei consigli comunali sui Piani Urbanistici Attuativi, conferendo ogni potere alle giunte; dall’altro il tentativo di imbavagliare le soprintendenze ai beni ambientali, privandole di ogni voce in capitolo sui vincoli urbanistici”.

La Puppato rivendica di aver condotto una battaglia di opposizione senza ambiguità, che ha limitato lo scempio, contrariamente agli oppositori dell’Udc che hanno bocciato l’emendamento anti-ampliamenti, contribuendo a far passare “un provvedimento indegno nato nel solco del Piano Casa della regione approvato nella scorsa legislatura sotto Giancarlo Galan e concepito per guardare agli interessi commerciali e non alla difesa del territorio”.

Anche i costruttori mostrano di avere più a cuore della Lega di lotta e di cemento le sorti di un territorio già devastato da decenni di incuria. Non risparmiano critiche al governatore, la cui popolarità soltanto in otto mesi di mandato è precipitata verticalmente. Ci dice il presidente dell’Ance veneta Stefano Pelliciari: “Strada sbagliata quella scelta dalla regione. E’ necessario intervenire non su nuovi spazi di territorio da occupare, ma sulla riqualificazione del parco immobili esistente”. Ma, come direbbe il poeta di Pieve di Soligo, la catastrofe ecologica non è solo del territorio, ma anche delle menti”.

Appuntamento per Zaia e per la Lega di lotta e di cemento al prossimo sbocco d’ira del fiume Bacchiglione.

La Repubblica 24.12.10