Giorno: 22 Dicembre 2010

"Votazioni sprint, pasticcio al Senato La vice leghista sbaglia e dà per approvati 4 emendamenti Pd-Idv", di Giovanna Casadio

Nonostante le proteste Rosi Mauro non si ferma. Schifani costretto a ripetere il voto. Due articoli si contraddicono Gelmini: rimediamo con il decreto milleproroghe. La prova provata sta su Youtube. Rosi Mauro ritiene sia il momento di procedere come un caterpillar, nonostante l´aula del Senato in tumulto. «Emendamento 6.21: chi è favorevole, chi è contrario, approvato; 6.23… approvato; 6.26 approvato». «Sospendi la seduta», le gridano dai banchi dell´opposizione. «Io proseguo nelle votazioni, vergogna», si infastidisce lei, alzando la voce. Anche i funzionari le suggeriscono la calma. Ma la vice presidente leghista – coccarda verde sul bavero della giacca; sempre accanto a Bossi nelle uscite pubbliche padane – vuole accelerare sulla riforma Gelmini. Propone votazioni a raffica, proclama i risultati. Non si rende conto di avere dato l´ok a quattro emendamenti di Pd e Idv. Finisce in autogol. Quando Schifani si siede sul suo scranno e riprende la presidenza dell´aula, annulla le quindici votazioni fatte. «Sono da rifare», decide. Democratici e dipietristi non ci stanno. «Il nostro gruppo non parteciperà alla ripetizione delle votazioni già effettuate», …

"Da Berlusconi a Depretis vince il trasformismo" di Michele Ainis

Berlusconi come Depretis? Altri tempi, altre tempre. Eppure c’è una parola che riassume la stagione politica che stiamo attraversando, la stessa parola con cui gli storici ricordano un’esperienza di fine Ottocento: trasformismo. All’epoca, il rafforzamento della maggioranza di governo con l’apporto di singoli parlamentari, oppure assorbendo frazioni della sinistra e della destra; oggi le giravolte di Scilipoti e Calearo, lo smottamento dell’opposizione, il rimescolio di bussolotti da cui per il momento è uscita una fiducia risicata, domani chissà, magari una tombola per chiudere la legislatura alla sua scadenza naturale. D’altronde il presidente del Consiglio l’ha detto chiaro e tondo: posso incrementare le mie truppe accettando nuovi partiti al desco dell’esecutivo, oppure accogliendo nuovi commensali, uno per uno, e l’ultimo chiuda la porta. Insomma contano i numeri, non come ci s’arriva: questa o quella per me pari sono. E invece no, stavolta Rigoletto ha torto. Non è la stessa cosa allargare la coalizione di governo rinegoziandone il programma con altre forze politiche, o allargare la maggioranza esibendo qualche scalpo per trofeo. E del resto un conto …

"La riforma è piccola, va allargata", di Mauro Ceruti

La riforma dell’università italiana è indispensabile. È cambiato il mondo rispetto a quando von Humboldt disegnò l’università della società industriale e degli stati nazionali. Con una velocità straordinaria si sono trasformati soprattutto i saperi. È quindi necessario che l’università cambi le modalità della sua organizzazione, trasmissione, produzione. Questa è la sfida per le istituzioni che hanno il compito di formare le nuove generazioni e le nuove conoscenze. E questa sì che è una sfida epocale. Ma la riforma in discussione in parlamento non ha nulla di epocale. Per questo molti opinionisti si accontentano dell’unica cosa a questo punto possibile: una piccola riforma della governance (cioè degli organismi di governo) dell’università, che ne riduca i malfunzionamenti più dannosi. Ma siamo sicuri che questo scopo sarà davvero raggiunto dalla legge Gelmini? Si è cominciato a discutere di questa legge più di due anni fa. Eravamo tutti d’accordo (governo e Partito democratico, parti sociali, Confindustria, attori dell’università…) sui quattro principi che avrebbero dovuto ispirare il nuovo disegno dell’università: autonomia, responsabilità, valutazione e merito. Ma allora ci domandiamo: perché …

"Quei ragazzi inascoltati", di Nadia Urbinati

Da settimane gli studenti sono i protagonisti della politica che non c’è, testimoni di una relazione interrotta tra partecipazione e istituzioni senza la quale la democrazia si fa dominio degli apparati contro la cittadinanza attiva. La dialettica sfiducia-consenso che sta alla base del governo rappresentativo è vitale perché le istituzioni non si chiudano al sentire della società, che si esprime anche attraverso il dissenso e le manifestazioni di piazza. Questo governo sa come manovrare intrighi e gestire affari opachi, ma non sa fare la cosa più normale e importante: tenere una relazione di ascolto riflessivo con i cittadini che fuori dalle istituzioni vogliono far sentire la loro voce a chi è stato eletto per prendere decisioni nel nome di tutti. La violenza che si è scatenata nei cortei degli studenti è stata manipolata ed usata per criminalizzare tutto il movimento, giustificare il pugno duro della coercizione e imporre il volere di chi comanda. La risposta al dissenso che questa maggioranza dei 3 voti di limpido consenso dà, è quanto di più improvvido e autoritario; è …

"Disoccupazione record dal 2004", di Roberto Giovannini

Un piccolo segnale positivo, a volerlo cercare c’è: per la prima volta, dopo sette trimestri consecutivi, nel periodo luglio-settembre 2010 il tasso di disoccupazione è diminuito rispetto al trimestre precedente. Di pochissimo, dall’8,4 all’8,3%. Per il resto, dall’Istat arrivano solo brutte notizie sul versante dell’occupazione. Secondo i dati diffusi ieri, ad ottobre il tasso di disoccupazione è cresciuto all’8,7%, dall’8,4% di settembre. E mentre diminuisce ancora il numero degli occupati, sceso di 176.000 unità (-0,2 rispetto al secondo semestre), si impenna la disoccupazione giovanile, scompaiono 349.000 posti di lavoro stabili, e aumenta il numero degli «scoraggiati» Dunque, sembra esserci una lieve inversione di tendenza dal punto di vista congiunturale, ma i numeri fanno sempre spavento: il tasso di disoccupazione giovanile (per le persone tra i 15 e i 24 anni cresce ancora, anche nel terzo trimestre, toccando quota 24,7%. Per le donne del Mezzogiorno, poi, arriva addirittura al 36%. Per la precisione, oltre un terzo dei giovani tra i 15 e i 24 anni del Mezzogiorno risulta disoccupato (35,2%), nel Centro il tasso si attesta …

"La scienza al tempo della crisi Chi taglia e chi investe: Il rapporto OCSE 2010", di Pietro Greco

L’Ocse, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo che raggruppa i Paesi con le economia di mercato più sviluppate, ha reso pubblico il suo nuovo rapporto sulla ricerca scientifica, la tecnologia e l’industria: Oecd Science, Technology and Industry Outlook 2010. È una delle fotografie a più alta definizione sullo stato di salute della scienza e dell’economia che si fonda sulla scienza. Il rapporto, di quasi 300 pagine, riguarda soprattutto i Paesi membri dell’organizzazione, ma il suo sguardo si allarga almondo intero. E poiché parla del settore, per definizione, più innovativo ci dice dove il mondo sta andando. Le tendenze sono quattro. Primo: c’è una divaricazione in seno all’Ocse. Alcuni tra i Paesi di più antica industrializzazione si sono trovati in difficoltà, hanno avuto problemi di bilancio e hanno diminuito le risorse destinate alla ricerca. Altri, pur vivendo le medesime difficoltà, hanno fatto una scelta opposta. E per uscire dalla crisi hanno aumentato gli investimenti in ricerca. Lo hanno fatto Stati Uniti e Corea del Sud, ma anche anche alcuni Paesi europei come Germania, Svezia e …