La presenza nelle piazze «della parte giovane del paese è una garanzia e una speranza per tutti noi». Ricordate lo scatto meccanico del braccio destro del dottor Stranamore nel film di Kubrick? Oggi in Italia il dottor Stranamore ha assunto il volto del capogruppo del Pdl.
L´onorevole Gasparri è una presenza abituale nei notiziari della televisione di Stato. Lo si è visto per anni impegnato nel faticoso tentativo di pronunziare frasi a effetto e di elaborare barlumi di pensieri politici, in contrasto palese con la natura dell´uomo al quale sarebbe più congeniale passare direttamente all´azione. Ma di recente i suoi pensieri mostrano l´affioramento in superficie di un qualche rigurgito fascista. Rigurgiti violenti e illiberali: non (solo) per gusto personale ma perché il clima di questi giorni lo richiede. Il rischio corso dal governo Berlusconi e l´avanzare di tempi difficili per la maggioranza hanno fatto saltare la vernice ridanciana e godereccia del Pdl, rivelando sempre più i caratteri di una macchina di potere personale sostenuta dall´avventura di una destra che si va radicalizzando a vista d´occhio.
A questo partito della libertà provvisoria e dell´arresto preventivo il “Gasparri-pensiero” offre oggi la sortita di una scommessa sull´assassinio di piazza. Spiace dirlo, ma è qualcosa di più di una impressione. Una scommessa che niente costa e che garantisce un premio sicuro. Non si è ancora spenta l´eco dell´allucinante proposta di arresto preventivo ed ecco che Gasparri rivolge ai genitori l´appello a tenere a casa i figli: le manifestazioni vanno evitate – dice – perché sono «frequentate da potenziali assassini».
Lo dice un uomo del governo: e nelle sue parole affiora un lontano sentore di Stato etico, con la famiglia come agenzia subalterna di un superiore potere statale nell´imporre ordine e obbedienza. Ma in questo invito c´è molto di più e di peggio. Se con la proposta dell´arresto preventivo la libertà individuale e il diritto di manifestare abbandonavano la zona garantita dalla Costituzione per diventare una graziosa e occasionale concessione del potere scaraventando l´Italia in coda alla graduatoria mondiale dei regimi tirannici, qui siamo davanti a qualcosa di ben più grave: nel gioco mortale di un regime traballante si investe perfino nell´assassinio. Ma anche la cultura della destra fascista si aggiorna: non commissionano più i delitti politici, si limitano a prevederli. Merito del governo se non ci saranno; colpa dell´opposizione, dei genitori e delle vittime se ci saranno.
Si tratta di un altro passo in precipitosa discesa sulla china imboccata fin dall´inizio dalla combriccola al potere: quella della paura. Ma rispetto alle esercitazioni dei decreti sulla sicurezza, con l´uso degli immigrati e dei rom come spauracchi per fondare sulle paure collettive una delega illimitata all´arbitrio e al regime di eccezione, stavolta il seme del terrore viene gettato direttamente in mezzo alle folle dei manifestanti, in quelle piazze riconquistate dai giovani in lotta per il loro futuro. Un futuro che è quello del nostro Paese: perché è evidente a tutti che dalla crisi si potrà cominciare a uscire solo quando si ridarà respiro e speranza di crescita intellettuale e civile alle giovani generazioni oggi senza prospettiva. Per questo il decreto sull´Università, al di là dei suoi contenuti e delle lambiccate alchimie dei suoi ritocchi alla fatiscente e indifendibile macchina universitaria, è diventato il simbolo di una volontà di rinascita e l´occasione scelta dai giovani per farsi ascoltare.
Ora, un governo democratico è tale solo nella misura in cui garantisce la libertà costituzionale di ciascuno mentre si prende cura della sicurezza di tutti. Scommettere sulla violenza lo trasforma in una associazione a delinquere. Ma si ricordino gli apprendisti stregoni che non è l´Italia il paese dove si possa cancellare così rapidamente il ricordo di come è stato sconfitto quel ricatto del terrorismo che voleva ricacciare i cittadini nel chiuso delle case. Allora l´attacco alla democrazia fu sconfitto riconquistando le piazze ed esercitando attivamente il diritto di manifestare. È così che fallirono i complotti orditi nell´ombra da forze politiche e istituzionali che restano ancora coperte dal segreto di Stato. Oggi è la parte giovane del Paese che manifestando all´aperto si assume un compito che è soprattutto suo e rivendica il suo diritto ad avere un futuro. La sua presenza nelle piazze è una garanzia e una speranza per tutti noi. È contro tutto il paese che in Italia qualcuno prova la carta della disperazione.
La Repubblica 21.12.10