«Grideremo “noi non siamo sfiduciati” mentre in Parlamento si deciderà il futuro di questo governo: per cambiare l’Italia pochi voti non bastano. Serve ricostruire un senso comune». Nel buio della democrazia italiana uno spiraglio di luce c’è. Oggi da nord a sud, a prescindere dall’esito del voto di fiducia, le piazze del nostro paese saranno piene di studenti e studentesse, e questo rappresenta un fatto politico nuovo. Come nuova è l’idea di partecipazione popolare che abbiamo praticato lungo tutto l’arco di questo autunno, non solo manifestazioni “contro” ma una riappropriazione reale della politica, parola troppo spesso associata alla compravendita di parlamentari e a scandali sessuali.
In Italia c’è un fatto nuovo, gli studenti e le studentesse hanno suonato la sveglia ad un paese da anni atrofizzato dal berlusconismo come dottrina del controllo e del consenso. Abbiamo posto sul piatto l’indignazione di un’intera generazione, decisa a costruire un’alternativa alla fuga, a denunciare lo sfruttamento esistenziale a cui ci condanna la precarietà, a urlare a squarciagola il vuoto di senso in cui versano scuola e università.
Non siamo solo noi i “senza futuro” ma rischia di esserlo l’intero sistema/paese. E allora perché scendere in piazza proprio nel giorno in cui si deciderà il futuro politico del nostro paese? Perché noi non abbia-
mo nessuna intenzione di essere spettatori, in un verso come nell’altro. Il berlusconismo non finisce con Berlusconi e noi pensiamo di avere gli anticorpi giusti, pensiamo di poter costituire un pezzo fondamentale del rinnovamento culturale di un paese che annega nel degrado. Pensiamo che costruire un’alternativa sia possibile solo tramite la contaminazione della carica positiva che abbiamo portato nelle piazze, nelle scuole e nelle università.
Per questo oggi saremo in piazza al grido di «noi non siamo sfiduciati», perché se in parlamento tutto si giocherà per pochi voti, per cambiare l’Italia i voti non bastano, serve invece ricostruire un senso comune che noi sentiamo di condividere. La nostra, quindi, è una battaglia rivolta a tutto il paese e in questo momento siamo convinti di essere in vantaggio, di poter vincere.
Se la fiducia a Berlusconi dovesse venire meno sarà anche merito nostro, come merito nostro sarà ricostruire l’Italia dalle macerie in cui versa. Abbiamo deciso di uscire fuori a riveder le stelle, convinti che tutto il paese debba uscire con noi a rivedere questo meraviglioso spettacolo.
L’Unità 14.12.10