Per lavorare da immigrato avevo fatto anche io il mio test di lingua inglese. Nonostante questo la centralinista dell’ospedale mi riconosceva sempre prima che finissi di dire “good morning” per il mio forte accento straniero. Sono arrivato in America a metà degli anni Ottanta e, come tanti, sono rimasto con un visto a studiare, ma anche a lavorare come chirurgo. La mia situazione non era stabile e annualmente dovevo rinnovare i documenti e farmi riprendere le impronte digitali. La cittadinanza americana è arrivata dopo diversi anni. Ma questo non mi impedì di divenire il direttore del Centro Trapianti del Veterans Affairs Medical Center, l’unico dipartimento per trapianti di fegato appartenente al governo degli Stati Uniti.
In Italia potrebbe accadere? Permetteremmo, per esempio, a un marocchino di 37 anni di dirigere l’Agenzia Spaziale Italiana oppure il Consiglio Nazionale delle Ricerche?
L’invasione straniera
MI SEMBRA che la politica di questi tempi, anche a livello locale, sia molto impegnata nel rassicurare chi è preoccupato per una “invasione straniera” incapace di integrarsi: è una cultura che si nutre di provvedimenti simbolici e di ipertrofia burocratica, di affermazioni e scandalose campagne xenofobe, come il sapone anti-immigrati distribuito qualche mese fa dalla Lega Nord nell’aretino; oppure del principio che lega il diritto di voto esclusivamente alla cittadinanza e non, ad esempio, alla contribuzione fiscale.
I diritti, tuttavia, dovrebbero accompagnare le regole perlasicurezza:ildirittoalle cure, allo studio, al lavoro, ad avere un tetto sulla testa. Il rispetto della dignità personale dovrebbe essere al centro delle decisioni, come ha chiesto Mohammed Fikri, il ragazzo marocchino accusato per errore della scomparsa di Yara Gambirasio.
Contraddizioni leghiste
COME MAI la Lega non ha alcun problema a concedere spazio ai cittadini extracomunitari quando si tratta di accudire i nostri anziani, pulire le nostre case, mandare avanti le fabbriche, raccogliere pomodori? Per la Lega è importante che siano invisibili e muti, resi incerti da una legge (la Bossi-Fini) che ha dimostrato di non funzionare e ha creato maggiore clandestinità. Il nostro dovere, invece, è di rendere più semplice la regolarizzazione per chi lavora e rispetta le leggi: barriere burocratiche insormontabili e incomprensibili fanno solo proliferare l’illegalità.
Sfatiamo qualche luogo comune. Non è vero che “vengono tutti qui”: da noi gli immigrati rappresentano il 6% della popolazione, contro il 12 dell’Irlanda, l’11 della Spagna il 10 dell’Austria e l’8 della Germania. Non è vero che “nei loro paesi non ci fanno costruire le chiese”: in Marocco, ad esempio, i cattolici sono circa 27 mila (su una popolazione di 34 milioni di persone) e hanno 3 cattedrali e 78 chiese. Non è vero, inoltre, che “vengono qui e ci rubano il posto, lavorando in nero”: semmai contribuiscono a pagare le nostre pensioni, visto che il 92% degli immigrati con permesso di soggiorno sono iscritti all’Inps . Di più, contribuiscono alla produzione del Pil per l’11%, secondo i dati della Caritas.
Un bimbo afghano
RAMLAH è un bambino afghano di 9 anni, giunto in Italia 3 anni fa, perché la sua mamma ha pagato mani estranee affinché lo portasserovia.Nelcongedarsi,con le lacrime che le rigavano il volto, gli disse: “Figlio mio, voglio che tu cresca in un paese dove non rischierai di saltare su una mina, dove se ti ammalerai potrai essere curato e dove potrai studiare”. E Ramlah studia e parla bene l’italiano. L’immigrazione assieme alla tutela dell’ambiente sono le sfide della nostra epoca. Dobbiamo affrontarle con razionalità, rigore, intelligenza, e non diffondendo paura e odio. Ecco la verità. Alla luce di ciò, a mio avviso, gli unici che dovrebbero prendere “cammelli e barchette” e andare a casa (per citare un celebre adagio anti-immigrati) sono la Lega e il Partito dell’Amore.
da Il Fatto Quotidiano 14.12.1F