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"Sursum corda! La strada da fare è ancora lunga. La scuola italiana nei risultati. PISA 2009", di Norberto Bottani

Dopo i pronostici fatti pochi giorni fa, ora alcune considerazioni alla luce dei risultati effettivi.
Prima osservazione preliminare. Finalmente nel campione italiano è stata inserita la formazione professionale e la media non è calata. Quindi, il mediocre punteggio italiano non è imputabile, a prima vista, a questo inserimento.
Seconda osservazione preliminare Il modesto miglioramento dei risultati medi dei quindicenni italiani non ha nulla a che fare con le riforme scolastiche, con la didattica, con i curricoli.
E’ invece il frutto di una maggiore attenzione verso queste indagini. In dieci anni anche in Italia si è molto parlato di valutazione ed è cresciuta la consapevolezza del valore e dell’importanza delle prove strutturate. Gli insegnanti hanno recepito il messaggio e non hanno snobbato i test PISA. Si sono impegnati a fare capire agli studenti che non conviene prendere sottogamba la prova, che devono completare i test, che non devono arrendersi di fronte alle domande difficili. E’ bastato questo modesto cambiamento di clima per generare un miglioramento nei punteggi dei test.
Lo sforzo fatto dall’INVALSI in quest’ultimo decennio nonché da molte organizzazioni professionali per spiegare cosa sono le prove strutturate è servito quantomeno a rendere le risposte ai test più attendibili e quindi i punteggi italiani più conformi alla realtà.

Terza osservazione preliminare. Tutti, in primo luogo l’OCSE, invitano alla prudenza per quel che riguarda i confronti con il 2000. Non si sa ancora in quale misura tali comparazioni siano pertinenti.
In particolare le comparazioni fra i punteggi nelle prove di matematica e scienze vanno presi con estrema cautela, perché nel test PISA 2009 gli items di matematica e scienze sono stati in numero molto limitato. Occorre pertanto un esame approfondito da parte degli specialisti per appurare la validità dei confronti.

Alcuni confronti fra i paesi nella literacy di lettura

1) I Paesi europei con punteggi medi in lettura statisticamente non differenti da quelli italiani sono:

Grecia, Spagna, Portogallo, Slovenia, Lituania

2) I Paesi europei con punteggi medi in lettura significativamente superiori a livello statistisco rispetto a quelli italiani sono:

Ungheria, Francia, Svizzera, Belgio, Germania, Regno Unito, Danimarca, Svezia, Polonia, Estonia, Norvegia,Islanda, Finlandia.

3) Top level nella literacy di lettura, i soliti sistemi scolastici:

Corea, Finlandia, Canada (sistema scolastico federalista), Nuova Zelanda (grande autonomia alle scuole), Giappone, Australia (sistema scolastico federalista).

Fuori dai Paesi OCSE eccelle Shanghai-Cina che ha ottenuto in assoluto il livello più alto nei test di lettura.

4) La media italiana in lettura è statisticamente inferiore alla media OCSE.

L’Italia ha una forte percentuale di studenti quindicenni con punteggi molto bassi, inferiori al livello di competenza 3 (il 44%) e pochi studenti con livelli di competenza alta (livello 5 e 6) (5%).
Competenze in lettura richieste al livello 3 (il livello che raggruppa un buon terzo degli studenti italiani quindicenni):
“Il lettore è capace di ricordare e riconoscere informazioni che, in certi casi, devono corrispondere a criteri multipli. Talora, il lettore è capace di ben comprendere un testo sfruttando le conoscenze che ha già o le informazioni che provengono dalla vita quotidiana”
Non c’è proprio da rallegrarsi nemmeno a livello internazionale: le proporzioni di quindicenni che non sanno capire un testo semplice dopo nove o dieci anni di scuola è elevata. Persino in Finlandia un quarto degli studenti è sotto il livello 3, ma in Italia è il 44%, ossia quasi uno studente su due. L’Italia non brilla nemmeno per eccellenza: se a Shanghai uno studente su 5 (19%) è bravissimo in lettura, in Italia questa proporzione crolla al 5%.

La varianza entro e fra le scuole

Importante ai fini della valutazione dell’equità di un sistema scolastico è l’analisi della varianza nei risultati dentro una stessa scuola e fra le scuole, fra i risultati degli studenti più deboli (quinto centile) e quelli degli studenti migliori (95º centile).

In Italia la varianza fra le scuole è elevatissima, indice di un sistema di istruzione e formazione non equo, ed è molto maggiore di quella entro una stessa scuola. Questa preoccupante varianza è aumentata rispetto al 2000. In altri sistemi non è così, in Canada, in Finlandia , a Shangai la varianza tra scuole è particolarmente bassa, il che significa che la qualità non è incompatibile con l’equità, si possono educare i bravi senza sacrificare i più deboli e viceversa.
La varianza territoriale in Italia

Non ci si propone qui di fare analisi dettagliate tra le macro aree italiane o tra le regioni italiane. Solo pochissimi dati. Per il resto si faccia riferimento al documento dell’INVALSI.

A livello di macroaree, gli studenti del Nord Ovest con una media di 511 e del Nord Est con una media di 504 si collocano al di sopra della media italiana (486) ma anche della media OCSE (493); il Centro, con 488 punti, è in linea con la media italiana ma al di sotto della media OCSE. Infine, gli studenti del Sud (468 punti) e del Sud‐Isole (456 punti) si pongono al di sotto della media italiana e della media OCSE.

A livello regionale, al top si colloca la Lombardia con 522 punti, seguita da Valle d’Aosta (514), Friuli Venezia Giulia (513), Provincia Autonoma di Trento (508) e Veneto (505); queste regioni si collocano significativamente al di sopra della media italiana e della media OCSE, mentre l’Emilia Romagna (502) è sopra la media nazionale ma non si discosta significativamente dalla media OCSE.

I punteggi medi di tutte le regioni meridionali, con l’eccezione di Abruzzo e Puglia, sono al di sotto della media nazionale e ovviamente della media OCSE con ritardi particolarmente significativi in Calabria (448), Campania (451) e Sicilia (453).
Evoluzione diacronica 2000-2009

L’OCSE Propone anche una tabella,la Tabella V del documento di sintesi (in inglese) (documento di sintesi in francese, nella quale si comparano i risultati di comprensione della lettura del 2000 con quelli del 2009.

Ebbene non ci sono differenze statisticamente significative nei dati italiani tra le due prove. La scuola italiana mantiene le sue posizioni, senza un reale progresso.
Una miniera di dati

L’indagine PISA 2009 ha generato una serie impressionante di volumi, ben sei dei quali 5 sono stati presentati il 7 dicembre. Si tratta di una prestazione eccezionale alla quale occorre rendere omaggio ma che pone tutti gli analisti in seria difficoltà perché occorre padroneggiare l’insieme dei dati per parlare con cognizione di causa dei risultati di questa indagine.

L’OCSE ha pure prodotto una sintesi molto ben fatta di questa massa grandiosa di informazioni. A questo proposito occorre precisare che l’indagine comprendeva non solo i test di lettura, e quelli di minore importanza di matematica e di scienze, ma anche un questionario rivolto agli studenti e uno ai dirigenti scolastici. Inoltre, i sistemi scolastici partecipanti potevano somministrare, in modo del tutto facoltativo, altri tre questionari:

* Questionario rivolto alle famiglie degli studenti;
* Questionario sull’uso delle nuove tecnologie;
* Questionario sulla carriera scolastica.

Il pacchetto di documenti prodotti dall’indagine PISA 2009 comprende i seguenti sei volumi (per ora solo in inglese):

1. Volume I, What Students Know and Can Do : Student Performance in Reading, Mathematics and Science, che compara le conoscenze e le competence deli studenti dei sistemi scolastici che hanno participato all’indagine. Download the PDF e-book.
2. Volume II, Overcoming Social Background : Equity in Learning Opportunities and Outcomes, nel quail si esamina come i sistemi scolastici riescono a correggere l’impatto negative dei contesti sociali e dello statuto di immigranti sulle prestazioni degli student e delle scuole. Download the PDF e-book.
3. Volume III, Learning to Learn : Student Engagement, Strategies and Practices, nel quale si esaminano le motivazioni dei quindicenni a studiare, il loro interesse per la lettura, le strategie d’apprendimento più efficaci tenendo conto die risultati nei test. Download the PDF e-book.
4. Volume IV, What Makes a School Successful ? Resources, Policies and Practices, esamina come le risorse umane,finanziarie e materiali modellano le politiche scolastiche e determinano i risultati dell’apprendimento. Download the PDF e-book.
5. Volume V, Learning Trends : Changes in Student Performance Since 2000, esamina i progressi dei vari sistemi scolastici sia dal punto di vista del miglioramento dell’equità nella distribuzione delle opportunità scolastiche che del profitto scolastico degli studenti. Download the PDF e-book.
6. Volume VI, Students on Line : Reading and Using Digital Information, explores students’ use of information technologies to learn (in preparazione – data probabile di pubblicazione giugno 2011)

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