A Napoli serrata dei ristoratori, lungomare listato a lutto per protesta. In strada 1.800 tonnellate di “monnezza”. L´assessore: “Temo un Natale terribile”. La via dei Miracoli è ancora lastricata di immondizia. In tutti i sensi. Scadono domani le «due settimane» fissate dal premier Berlusconi, nel corso del vertice di fine novembre, come ultimo termine entro cui ripulire un territorio sfigurato. Ma a Napoli c´è ancora una montagna di rifiuti che fermenta sotto il cielo tiepido: 1.800 tonnellate. E la stessa ragnatela fatta di milioni di sacchetti, plastiche e cassonetti dati alle fiamme, detriti di ogni tipo, resti organici, avviluppa anche la provincia. Falliti i tentativi di sversare nelle province campane, è rimasta per ora sulla carta la disponibilità delle regioni Lazio, Toscana, Marche, Molise ed Emilia Romagna. Unica eccezione la Puglia, che – forse – completati i test sui rifiuti, accoglierà da stasera le prime tonnellate made in Campania.
A Napoli, intanto, i cumuli divorano anche stradine e squarci di centro storico, compresa la suggestiva stradina (dei Miracoli, appunto) che porta ai conventi seicenteschi del Fanzago, assediando bancarelle natalizie e vetrine inutilmente addobbate. La crisi si ripercuote sull´economia, spinge a una protesta eclatante ristoranti e chalet di Lungomare Caracciolo. In quattrocento chiudono i locali, spengono le luci e, una mano dietro l´altra, tendono tutti insieme un drappo nero, lungo cinque chilometri. È un modo per simboleggiare «la morte» dello Stato. Per «listare a lutto» la fascia costiera della città «che – spiegano gli esercenti – scivola nel declino turistico mentre le istituzioni stanno a guardare». Dal sindaco Iervolino, un nuovo appello. «Basterebbe un po´ di solidarietà dagli altri enti».
È allarme anche nel napoletano, assediato da 5mila tonnellate. C´è grande preoccupazione a Pozzuoli, «la crisi ci stritola», raccontano al Comune, affacciato su 1.700 tonnellate in strada. È la stessa situazione che, nel 2008, spinse Sophia Loren a lanciare un accorato appello all´allora commissario Bertolaso per liberare dall´onta il paese che le diede i natali. E non è escluso che quel dolore affiori di nuovo, in silenzio. Un terribile flaskback anche a Giugliano, il cui sindaco, Giovanni Pianese rivela che «l´emergenza ci colpisce da mesi». Disastro ad Afragola, dove la distesa di immondizia in centro è un altro dei grattacapi del sindaco Vincenzo Nespoli, il senatore del Pdl per il quale il Gip di Napoli aveva chiesto l´arresto. Una scena del disastro: in serata, allo stabilimento Stir di Caivano, erano in coda 85 camion. L´ultimo attenderà 32 ore prima di sversare, con inevitabile aggravio di costi che fatalmente si abbatte sulla tariffa Tarsu e quindi sui cittadini.
L´ultimo inverno della crisi napoletana conta ormai ottanta giorni esatti, e ininterrotti, di cumuli abbandonati. La stagione dell´emergenza è cominciata il 21 settembre scorso, poi la guerriglia del vesuviano, quella di Giugliano. E le prospettive non sembrano essere migliori, dopo la cancellazione – contenuta nel decreto legge voluto da Berlusconi – delle 3 future discariche campane. Eppure il governatore Stefano Caldoro non intende cedere al pessimismo. «In fondo, in strada c´è un giorno di arretrato, e noi stiamo favorendo le intese per lo sversamento fuori regione. Tra tre anni, appena avremo i termovalorizzatori, qui ci sarà un ciclo di smaltimento a prova di intoppo», ripete ancora Caldoro. «Tre anni?», fanno eco gli europarlamentari Pd David Sassoli e Andrea Cozzolino. «Speriamo che a Bruxelles non sentano, ci bloccano i fondi a vita».
È invece severo l´assessore al Comune di Napoli, Giacomelli: «Ho timore che possa diventare un Natale terribile: ogni giorno dobbiamo chiedere l´elemosina, non sappiamo mai dove andare a sversare». E l´amministratore delegato dell´azienda di raccolta Asìa, Daniele Fortini, rincara la dose: «C´è molta superficialità anche nella gestione della crisi. Basti dire che l´ufficio flussi della Regione prima ci indirizza verso uno stabilimento, dopo qualche ora chiede di sterzare verso un´altra località». La ciliegina sulla torta dell´emergenza arriva da Roma. Vincenzo Cuomo, sindaco di Portici (comune ad alto tasso di differenziata), denuncia che «è stata rinviata, all´ultimo momento, la riunione unificata dell´Anci in cui discutere di indispensabili modifiche al decreto sui rifiuti». Il motivo? «Non si erano messi d´accordo sul federalismo fiscale. È l´ennesima prova che al paese della crisi rifiuti non importa nulla. Il Sud è già fuori dell´Italia».
La Repubblica 10.12.10