Dalla provincia a Roma, dalle strade al web, dai lavoratori a rischio agli ecologisti e ai semplici cittadini: la chiusura della raffineria Tamoil di Cremona continua a far discutere. Del futuro dei trecento dipendenti del gruppo, mille con l’indotto, che dal 2011 potrebbero perdere il posto. La multinazionale libica ha deciso di trasformare entro il 2011la raffineria lombarda in un deposito. Una notizia balzata alle cronache nazionali con la manifestazione e lo sciopero di martedì, scorso che ha visto sfilare i dipendenti cremonesi di Tamoil per le vie di Milano e fino al Pirellone, sede della Regione. Dal capoluogo lombardo è partita anche una lettera inviata al presidente del consiglio Berlusconi, al quale si chiede un intervento presso l’amico leader libico Gheddafi. Ma la multinazionale fa sapere che la decisione di cessare l’attività dello stabilimento dipendende dalle perdite della raffineria, che si attesterebbero a 60milioni di euro all’anno. Colpa dei mancati investimenti, ribattono Filctem-Cgil, Femca-Cisl e Uilcem-Uil, che da tempo chiedono un piano industriale di rilancio e la riconversione degli impianti ad olio combustibile, un carburante sempre meno utilizzato a causa del passaggio al metano di quasi tutti gli impianti di riscaldamento. «Chiediamo il ritiro immediato di una decisione sbagliata – dice Gabriele Valeri, della Filctem-Cgil – Siamo anche sorpresi dal silenzio del neo ministro dello Sviluppo Economico. Che ci sia in mezzo una sorta di ragione di Stato?». Per i sindacati, l’abbandono di Cremona da parte di Tamoil sarebbe un colpo duro all’economia della zona, e non solo per i posti di lavoro persi: «Il 20 per cento del prodotto interno lordo della città dipende dalla raffineria – sostiene il segretario della Femca Cisl di Cremona Diego Volpi – e siamo preoccupati anche per i riflessi che questa chiusura potrebbe avere su altri settori». D’altra parte, però, non tutti nella città dei violini sperano che la raffineria resti attiva. Per anni da queste parti cittadini ed ecologisti si sono lamentati dell’inquinamento prodotto dallo stabilimento. Un problema di cui si è occupata anche la procura cremonese, che un anno fa ha sequestrato le cartelle cliniche dei lavoratori a seguito di alcune analisi in cui risultavano valori sballati nelle urine. Non sorprende dunque che accanto alla pagina di Facebook «No alla chiusura della raffineria Tamoil di Cremona» si trovi anche quella dal titolo «la Tamoil di Cremona va assolutamente chiusa». In entrambe adesso vengono pubblicati i commenti alla decisione dei libici. L’ultimo è quello di Matteo, un dipendente: «L’unica conseguenza della chiusura – scrive – sarà solo la perdita di 1000posti di lavoro fra raffineria e indotto, il comune perderà introiti annui milionari tra tasse varie con magari futuri tagli ulteriori sui servizi al cittadino». Mentre in un altro post Alfonso sostiene: «Se la Tamoil ha chiuso! La responsabilità è tutta della Tamoil, che prima ha inquinato sia il sottosuolo che l’aria, e quando doveva cominciare a mettere manoal portafoglio per rilanciare l’azienda per inquinare meno, ha deciso di andarsene».
L’Unità 07.12.10