Il Pil di oggi lo produce la scuola degli anni ’70 e ’80. Quella di oggi, quale Pil produrrà fra venti o trentanni? Riformare i sistemi scolastici per affrontare veramente le sfide del terzo millennio è la priorità. Se n’è parlato a Parigi nel corso del meeting dei ministri dell’educazione organizzato dall’Ocse. Bisogna che la scuola, insieme agli altri sistemi, concorra alla formazione del capitale umano. Il che significa che dalla scuola di base e da quella superiore escano persone formate non solo alle conoscenze ma anche alle competenze e soprattutto alle competenze chiave per l’apprendimento permanente. L’Ocse fa propria la raccomandazione dell’Europa, ma le raccomandazioni non bastano. Adesso bisogna che la scuola cammini verso gli obiettivi fissati dalla raccomandazione 18 dicembre 2006 di parlamento e consiglio europei.
Mentre in altri paesi, soprattutto in Inghilterra, iniziano a chiedersi se veramente il Pil riesca a misurare il benessere delle nazioni, è un dato che l’educazione e l’istruzione influiscano sul Pil di una nazione. Diversi studi in questo senso, condotti anche per conto delle Nazioni Unite, dimostrano l’esistenza di una correlazione fra istruzione e produzione della ricchezza, al punto che oggi si parla di human development index. Il nuovo indice tra l’altro dimostra che più alto è il Pil, più significativa è questa correlazione (Sheesh e Tamin, 2008)
Le competenze che servono per mantenere alta questa relazione sono quelle che alimentano il capitale umano e che torneranno utili agli individui per collocarsi nel mondo, nella propria società e nel proprio posto di lavoro. Il nuovo curriculum in realtà non è poi così nuovo. Se ne parla almeno dall’inizio del millennio ed è stato raccomandato almeno due volte dal Parlamento e dal consiglio europei, una volta nel 2005, l’altra l’anno dopo. Il riferimento aveva addirittura ispirato il Dm 31 luglio 2007 al curriculum delle otto competenze chiave per l’apprendimento permanente, ma la sperimentazione delle indicazioni per il curricolo non sembra aver prodotto una svolta decisa verso il traguardo che adesso l’Ocse, con il meeting del 4 e 5 novembre scorsi, pone come condizione necessaria e sufficiente per garantire alle future generazioni un tenore di vita pari, almeno, al nostro. Se infatti esiste una relazione tra Pil e l’indice cognitivo nazionale, come la scienza dimostra, allora il Pprodotto interno lordo di oggi è il prodotto della scuola degli anni ’70 e ’80. Non è difficile immaginare gli scenari se si pensa a quali livelli di ricchezza andranno incontro i giovani, se la scuola di oggi è fanalino di coda in Europa e nel mondo in fatto di saperi strategici, come la lettura, scienze e matematica.
Da ItaliaOggi 07.12.10